Le ultime proposte di Grillo: referendum sull’euro e rinegoziazione del debito

Scritto il alle 09:30 da carloscalzotto@finanza

Referendum sull’euro e rinegoziazione del debito. “Grillo spaventa gli investitori”

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Grillo salta sul tavolo dell’Eurogruppo.
Il programma economico del leader a 5 stelle sta concentrando l’attenzione dell’Europa sullo stallo politico italiano.
E se, dopo il pareggio uscito dalle urne, i mercati hanno già fatto sentire il loro peso, con tanto di rialzo dello spread, le ultime proposte di Grillo (referendum sull’euro e rinegoziazione del debito) non hanno certo contribuito a rasserenare il clima..
Secondo Michael Hewson, analista di CMC Markets, la possibilità che le spinte populiste possano prevalere spaventa anche gli investitori internazionali
L’analista di CMC Markets inoltre ha detto che la situazione italiana non sarà solo un argomento a margine dell’Eurogruppo, ma sarà l’argomento principe, scalzando gli sviluppi sul piano di salvataggio di Cipro.
Pur dicendosi un “europeo convinto”, Grillo ha proposto un referendum (online) sull’euro. “Se fossi premier – ha aggiunto – farei ricomprare all’Italia i suoi titoli di Stato da Paesi come Francia e Germania e contratterei nuovamente il tasso d’interesse”. Il comico genovese ha anche ipotizzato una rinegoziazione del debito: “Quando gli interessi arrivano a 100 miliardi di euro all’anno, siamo morti. source 
Non c’è alternativa”. Quel “se fossi premier”, che fino a pochi mesi fa sembra essere poco più di un esercizio di fantasia, è diventata un’ipotesi concreta.

Lo stallo politico apre a qualsiasi soluzione e un ritorno alle urne potrebbe decretare un solo trionfatore: il Movimento 5 Stelle. Uno scenario che preoccupa i leader europei.

E non solo. Secondo CMC, la possibilità che le spinte populiste possano prevalere spaventa anche gli investitori internazionali sulle sorti della terza economia europea .
“Non si può certo dire che le proposte di Grillo saranno ben accolte dai mercati, già preoccupati dalla paralisi politica italiana”. I dati macro che continuano a emergere, però, non fanno altro che favorire il Movimento 5 Stelle. Un partito di “rottura” che ha raccolto i voti di protesta trae vantaggio da una disoccupazione in costante crescita (all’11,7% a gennaio). Per il momento, quindi, la voce di Jim O’Neill, il guru di Goldman Sachs che aveva definito “entusiasmante” l’ascesa dell’M5S, resta una voce minoritaria nella grande finanza internazionale, anche se in Italia, come dimostra l’endorsement di Leonardo Del Vecchio, cominciano le aperture della grande industria.

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