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Manovra finanziaria Monti Ici Imu: immobili nuovi valori senza effetti sui prelievi per i trasferimenti
Tantissime aliquote per la nuova imposta comunale. Gli immobili non locati escono dal modello unico. il nuovo valore immobiliare non ha effetto ai fini delle imposte sui trasferimenti. L’anticipazione delle imposte municipali propria al 2012, come abbiamo già detto, comporterà il ritorno della tassazione sulla prima casa e un aggravio sulle altre abitazioni. L’ ‘imposta sostituirà l’ICI ed anche l’IRPEF fino ad oggi dovuti per gli immobili non locati. QUI TROVATE IL DECRETO COMPLETO PER LE TASSE SUGLI IMMOBILI
LE ALIQUOTE DELL’IMPOSTA COMUNALE |
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Misura del decreto |
Potere dei comuni |
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Abitazione principale |
0.4% |
incremento fino a 0.6% decremento fino a 0.2% | ||
Detrazione |
200 Euro |
incremento fino ad azzerare l’imposta |
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Altri immobili |
0.76% |
incremento fino a 1.06%Decremento fino a 0.46% Inoltre è possibile decremento sino a 0.4% per:
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Fabbricati rurali strumentali |
0.2% |
decremento fino a 0.1% | ||
Ciò può risultare una selva di aliquote ma tutto ciò in parte già succede con il tema Ici( dove il potetere regolamentare dei comuni è addirittura più ampio ).
Un effetto non secondario della sostituzione dell’Irpef con l’IMP è quello che una buona parte degli immobili non dovrà più essere elencata nel modello unico. Se consideriamo che con l’opposizione per la cedolare secca, anche le locazioni immobiliari sono già state estratte dal mondo irpef, si può ben dire che gli immobili ancora soggetti all’imposta personale tradizionale sono ormai molto pochi.
Sul valore degli immobili il decreto interviene a innalzare, rispetto a quanto oggi previsto in tema Ici, il valore degli immobili, ovvero la base imponibile dell’ IMP. Tale incremento lo si ottiene non intaccando le rendite catastali che rimangono immutate, ma innalzando i coefficenti previsti in precedenza, per esempio: sulle case di abitazione di cateoria A il coefficente prima era pari a 100 adesso è pari a 160( il coefficente è il moltiplicatore della rendita rivalutata del 5% che consente di ottenere il valore degli immobili ). Un tale modo di agire comporterà l’effetto che si potranno avere due riferimenti( automatici) distinti nei vari ambiti fiscali, per esempio: nel caso di un immobile locato è tassato ai fini Irpef il maggiore tra la rendita e il canone di affitto. In tal caso la rendita rimane quella precedente al decreto e quindi nulla cambia sul punto. Anche nell’ambito di fiscalità indiretta tutto rimarrà immutato. Si pensi al caso di una compravendita immobiliare assoggettata a imposta di registro con l’applicazione delle cosidette regole del prezzo-valore. In tal caso la base di tassazione sarà il valore catastale che non ha subito incrementi con le previsioni del nuovo decreto. Così anche tutti quei casi in cui il valore catastale è rilevante ai fini delle imposte sulle donazioni e successioni. In sostanza si può ribadire che l’incremento del valore fiscale degli immobili è stato previsto solo in ambito di imposta comunale propria e che pertanto è escluso qualsiasi aggravio che da ciò potrebbe riflettere su altri ambiti impositivi in cui è decisivo il valore catastale degli immobili.
Facciamo due esempi pratici
oggi un immobile residenziale con un contratto a canone libero del valore catastale di 100.000 euro (comprensivo della rivalutazione della rendita del 5%), con un’aliquota Ici del 6,5 per mille, paga un’imposta di 650 euro. Per il medesimo immobile con un valore catastale maggiorato del 60%, applicando l’aliquota Imu ordinaria del 7,6 per mille il proprietario dovrà pagare un’imposta di 1.216 euro. In pratica, un incremento di 566 euro (+ 87%). Se poi il comune ricorrerà alla possibilità di applicare la maggiorazione massima del 3 per mille, l’imposta dovuta dal locatore risulterà di 1.696 euro registrando, così, un aumento di 1.046 euro (+ 161%).
L’Imu risulterebbe invece ancor più pesante rispetto all’Ici per i canoni con affitto calmierato. Ipotizzando l’esempio della stessa unità immobiliare residenziale, oggi con l’aliquota agevolata del 4 per mille, l’imposta è di 400 euro. Con l’applicazione dell’Imu al 7,6 per mille, la tassazione risulterà di 1.216 euro (+ 204%). Qualora il comune destinatario dell’imposta applicasse l’aliquota Imu massima del 10,6 per mille, il costo per il proprietario risulterebbe di 1.696 euro (+324%). “Aumenti così pesanti” che intervengono addirittura in corso di contratto, non trovano giustificazione nelle esigenze dei conti pubblici tenuto conto che gli immobili affittati sono poco più del 9% del complesso degli immobili nell’intero paese”. L’incremento della tassazione potrebbe quindi creare problemi nei rapporti fra proprietari e inquilini: alla scadenza del contratto, i locatori potrebbero richiedere un aumento dell’affitto per compensare l’incremento della tassazione immobiliare.
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