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Austerity e crisi: aumentano le tasse, aumenta il debito pubblico e diminuiscono vertiginosamente i consumi
Nell’Eurozona, il debito pubblico nel secondo trimestre è salito al 90% del Pil della regione dall’88,2% dei primi tre mesi. Il paese più indebitato è la Grecia, che nel secondo trimestre ha accumulato un debito pubblico di 300,807 miliardi di euro (150,3%).source
Nell’Ue a 27 il debito è cresciuto dall’83,5% del periodo gennaio-marzo all’84,9% del trimestre successivo.
Dopo la Grecia, il più alto debito pubblico tra i Paesi Ue è dell’Italia: nel secondo trimestre del 2012 è salito al 126,1% del Pil secondo i dati resi noti da Eurostat (clicca qui).
Nel primo trimestre, il nostro debito pubblico aveva già raggiunto il picco di 123,7%, il più alto dal 1995, quando era al 120,9%.
In termini assoluti, il debito italiano nel secondo trimestre dell’anno in corso è stato di 1.982.239 milioni di euro, contro i 1.954.490 del trimestre precedente e i 1.910.024 del secondo trimestre 2011.
Il debito italiano è cresciuto del 2,3% di Pil rispetto ai tre mesi precedenti e del 4,4% rispetto al secondo trimestre 2011, quando era al 121,7%. L’Italia, però, ha “prestato” ai paesi dell’Eurozona in difficoltà (Grecia, Portogallo e Irlanda) l’equivalente dell’1,9% del Pil: visto che il rapporto debito-Pil è calcolato sulla base della somma del Pil degli ultimi quattro trimestri, sul dato del secondo trimestre 2012 pesa quindi anche la dinamica negativa della crescita. Sotto pressione anche Portogallo, che mostra un debito/Pil pari al 117,5%, e Irlanda (111,5%). Seguono poi il Belgio (102,5%) e la Francia (91%).
La Germania di Angela Merkel è ottava e mostra un debito/Pil pari al 82,8% (2.169.354 milioni di euro).
La crisi europea del debito sovrano, che è stato causato dal debito pubblico degli Stati membri, ma è aumentata a causa delle azioni intraprese per salvare le banche, dopo la crisi del 2008, dimostra almeno tre cose: la prima è che non esiste valuta senza uno stato; la seconda è che il capitalismo non può essere gestito dal solo mercato; terzo, che le misure di austerity non faranno uscire l’Europa dalla crisi, ma in realtà continueranno a peggiorare la situazione, fino a quando l’euro non crollerà.
QUINDI: STIAMO SEGUENDO LA STRADA GIUSTA?
In tanto ecco i dati di Vendite dettaglio: Confcommercio, in recessione piena
Sulle vendite al dettaglio siamo in una “recessione piena”.
L’ufficio Studi di Confcommercio commenta cosi’ i dati Istat sulle vendite al dettaglio a settembre aggiungendo che “resta critica la situazione dei consumi delle famiglie.
Al netto della modesta crescita registrata dai prezzi dei beni che transitano per la distribuzione, anche il dato congiunturale mostra una contenuta flessione
(da +0,1% a circa -0,3%)”.
La crisi della domanda, che interessa in misura molto accentuata i mobili e l’abbigliamento (-3,4% e -2,6% nei primi 7 mesi dell’anno), non risparmia le imprese di maggiori dimensioni anche se e’ ancora la piccola distribuzione (-3,5% a settembre rispetto all’analogo mese del 2011) ad essere la piu’ penalizzata. I dati piu’ positivi si continuano a registrare per i discount, evidenziando come sia in atto una ricomposizione del mix qualita’/prezzo negli acquisti delle famiglie. source