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Spread sotto accusa: il rischio del debito pubblico
Nella sua relazione annuale, il presidente Consob ha dato molte informazioni. Per esempio, ha confermato che nel nostro paese la Borsa è un canale sempre meno efficace per convogliare il risparmio delle famiglie verso le imprese. Eppure, l’attenzione di tutti si è concentrata sulla parte dedicata allo spread…..
Ma la democrazia non c’entra, l’indicatore riflette i timori degli investitori. E per l’Italia i rischi sono legati al livello eccessivo di debito pubblico: oggi paghiamo il conto di scelte passate. Perché il vincolo di bilancio non si può eludere.
Il tradizionale discorso del presidente della Consob al mercato finanziario, che si è tenuto il 14 maggio, è stato molto interessante e informativo.
UNA PICCOLA BORSA
Giuseppe Vegas ha confermato che la Borsa in Italia è un canale sempre meno efficace per convogliare il risparmio delle famiglie, peraltro ormai ridotto a causa della crisi, al settore delle imprese. Il numero d’imprese quotate si è ridotto ormai a 263 e la capitalizzazione della Borsa rappresenta solo il 21 per cento in rapporto al Pil, contro il 37 per cento della Germania, il 55 per cento della Francia e il 140 per cento del Regno Unito. Poche sono state le nuove quotazioni (solo cinque in tre anni), così come pochissime sono le medie imprese (quelle con una capitalizzazione sotto i 50 milioni) presenti sul mercato.
Di fronte a questi numeri, il presidente Vegas ha illustrato alcune delle iniziative della Consob per irrobustire il mercato, alcune delle quali apprezzabili, come la disciplina sulle parti correlate, che ha aumentato la trasparenza su transazioni che sono potenzialmente a danno degli azionisti di minoranza. Altre iniziative adottate dalla Consob sono state invece palesemente prive di effetto, come il divieto delle vendite allo scoperto, rimosso lo scorso febbraio, o addirittura ridicole, come la convocazione delle agenzie di rating in occasione dell’annuncio di un possibile downgrade dei titoli di Stato italiani. L’idea che ci sia una manipolazione del mercato dei titoli di Stato da parte delle agenzie di rating è una cosa che sarebbe meglio lasciare alla procura di Trani, autonominatasi paladino dei risparmiatori nell’improbabile lotta contro la speculazione finanziaria globale.
SPREAD SOTTO ACCUSA
Ma tutta l’attenzione dei media si è concentrata sulla parte finale della relazione di Vegas, in cui il presidente ha parlato di un tema molto dibattuto, quello del rapporto tra mercati finanziari e democrazia. La frase cruciale di Vegas è la seguente: “Lo spread, che dipende in sostanza dalle scelte di un soggetto invisibile, il mercato, attribuisce ogni potere decisionale a chi detiene il potere economico, nei fatti vanificando il principio del suffragio universale”. In altre parole, i governi non possono fare quello che i cittadini domandano loro perché i mercati non lo consentono. Una frase che sembra in linea con il pensiero del grande sponsor di Vegas, l’ex ministro Giulio Tremonti.
Ma è veramente così? Lo spread alto riflette solo il rischio che viene percepito dagli investitori per titoli di Stato di paesi che hanno alti deficit (come ad esempio la Spagna) o elevato debito pubblico (come l’Italia). Senza un adeguato compenso, gli investitori non sono disposti a prestare. Cosa vorrebbe fare Vegas? Obbligare in modo forzoso i cittadini a comprare titoli del debito a tassi più bassi di quelli attuali?
In realtà, gli Stati hanno una discrezionalità che i soggetti privati non hanno. Possono non ripagare il debito senza che i loro beni vadano in mano ai creditori. Questo è quello che molti chiedono al governo oggi. Per l’Italia sarebbe una vera disgrazia e per fortuna Mario Monti non farà mai una scelta del genere. Ma non c’è nulla che lo impedisca, se non la perdita di reputazione sui mercati internazionali e la perdita della capacità di prendere a prestito nel futuro.
Nel caso italiano la causa dei problemi è semplice da identificare: è il livello eccessivo di debito pubblico. Cosa impedisce al governo di vendere beni dello Stato per ridurre quel debito? Cosa impedisce al governo di privatizzare le imprese sotto il suo controllo, invece di cercare di espandere la sfera di influenza della Cassa depositi e prestiti? Se i cittadini spagnoli possono imprecare contro i banchieri che con le loro perdite sui mutui hanno obbligato lo Stato a un massiccio salvataggio, nel caso italiano gli asset tossici sono i titoli di Stato stessi. E sono tossici perché i governi passati hanno rispettato fin troppo i desideri dei cittadini di espansione della spesa pubblica e del debito. Oggi siamo chiamati a pagare il conto delle scelte passate. Si chiama vincolo di bilancio e sull’esistenza di un vincolo di bilancio non si vota. C’è, come c’è la forza di gravità. Certo, l’architettura imperfetta con la quale l’euro è stato costruito ha creato le condizioni perché la crisi degenerasse fino al punto che oggi non si capisce quale sia la via di uscita. È vero che ormai la soluzione della crisi non è più nelle mani dei singoli paesi. Ma è anche vero che non c’è alcuna soluzione che preveda che l’Italia non faccia nulla per ridurre il debito pubblico ed eliminare la spesa improduttiva.
Vegas chiude la sua relazione con una citazione di Epitteto. “Quel che turba gli uomini non sono le cose, bensì i giudizi che essi formulano intorno alle cose”. È proprio quello che pensano i governanti tedeschi quando leggono la relazione di Vegas e poi sentono autorevoli ex governanti chiedere gli Eurobond. source
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