CINA: E’ GUERRA DEI DAZI E L’ITALIA RISCHIA 77 MILIONI

Scritto il alle 12:21 da carloscalzotto@finanza

Dazi, la Cina se la prende col vino.

L’Ue alza le barriere contro l’import di pannelli solari.
E il Dragone avvia un’indagine sulle importazioni enologiche.

L’Italia rischia 77 milioni.

Sale la tensione tra Cina ed Europa sul fronte dei rapporti commerciali. Ormai siamo a un vero e proprio muro contro muro. Anzi, barriera contro barriera. Tutto è cominciato con l’Unione europea spinta dall’associazione di

categoria Eu Prosun a minacciare la Cina con dazi del 47%, se il Paese del Dragone non dovesse alzare i prezzi dei propri pannelli solari. La minaccia si sta per tradurre in realtà visto che i dazi entrano in vigore il 6 giugno: inizialmente saranno dell’11,8%, mentre schizzeranno in media al 47,6% a partire dal 7 agosto.

Per tutta risposta, l’ex celeste Impero ha deciso di attaccare il Vecchio Continente su uno dei settori più strategici della filiera agroalimentare, vale a dire il vino. Un comparto strategico per l’Italia che rischia di perdere 77 milioni di euro.

INDAGINE ANTI DUMPING. Il 5 giugno, la Cina ha annunciato l’apertura di un’indagine anti dumping nei confronti del vino importato dall’Unione europea. Lo riferisce in un comunicato il Ministero cinese del Commercio. L’accusa di concorrenza sleale sul fronte dei prezzi è stata respinta da Bruxelles che ha anche precisato che nell’Ue «non ci sono aiuti all’export» di vino.

La scelta della “moneta” con cui contraccambiare l’ostilità commerciale europea non sembra essere stata casuale. I consumi di vino in Cina sono aumentati a ritmo record negli ultimi anni ed oggi, con 19 milioni di consumatori abituali e 18 milioni di ettolitri nel bicchiere, il Paese è il quinto consumatore di vino al mondo dopo Stati Uniti, Italia, Francia e Germania.

EXPORT ITALIANO, CRESCIUTO DEL 400%. E l’Italia è anche uno dei maggiori esportatori. Negli 2012, le vendite in Cina hanno raggiunto quota 77 milioni di euro pari a 326 mila ettolitri. L’aumento dell’esportazione negli ultimi cinque è stato del 300% circa in quantità e del 400% in valore. Anche i primi due mesi dell’anno hanno confermato il trend, con un aumento record del 42%.

Nel 2012 la Cina ha importato nel complesso dalla Ue 290 milioni di ettolitri. Va considerato, come sottolinea Confagricoltura, che la crescita del mercato del vino importato è stata peraltro favorita negli ultimi anni dalla riduzione dei dazi doganali sui vini d’importazione (scesi dal 65% al 14%), in conformità agli accordi stipulati in ambito Wto.

Il vino rappresenta il 20% della produzione agroalimentare venduta oltreconfine.

Ma l’Europa intenta a tutelare il fotovoltaico nostrano ha rovinato tutto.

La volontà di Pechino di mettere dazi sul vino andrebbe a incidere pesantemente su uno dei driver di crescita del “made in Italy”, ha denunciato in una nota la Cia, visto che il vino rappresenta il 20% di tutto l’export agroalimentare con un fatturato oltreconfine di 4,8 miliardi di euro che va a compensare il calo netto dei consumi interni, con un bicchiere in meno ogni quattro sulle tavole degli italiani.

IL DANNO MAGGIORE SULLE SPALLE DEI FRANCESI. Ma non è l’Italia il Paese che rischia di perderci di più. In base ai dati forniti da Bruxelles, nel 2012 il valore delle esportazioni Ue di vino verso la Cina è stato pari a 673 milioni di euro, l’8,6% del totale esportato e la Francia è il primo Paese esportatore con un fatturato di 546 milioni di euro. A seguire, poi, c’è la Spagna con 89 milioni, mentre l’Italia è solo terza con i suoi 77 milioni. source

Sul punto è intervenuto il presidente del sindacato dei commercianti di vini di Bordeaux, Allan Sichel che in un intervebto alla radio Europe 1 ha parlato di «minacce fastidiose, che fanno paura e devono essere prese sul serio». Sichel ha ricordato che il settore vini e alcol è uno dei motori dell’economia francese con 9 miliardi di euro di fatturato annuo.

Il presidente francese François Hollande ha chiesto la convocazione d’urgenza di un vertice Ue. Ma il presidente della Commissione Josè Barroso ha risposto che non sarebbe «appropriato» visto che si tratterebbe di affrontare un problema specifico di un unico comparto e non tutta le questioni commerciali.

FEDERVINI: «PROMUOVERE LA CULTURA DEL LIBERO MERCATO».  Tornando in Italia, invece, il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia  ha sottolineato la necessità di «promuovere una cultura di apertura al libero mercato» visto che il «rischio è che si crei distorsione sul mercato. Su questo fronte e, per superare gli ostacoli di entrata in dogana dei nostri prodotti, ci stiamo già muovendo in sede europea». L’associazione confindustriale, tra l’altro ricorda che tra vitigni, distillerie e indotto annesso è occupato il 5,1% della forza lavoro in Italia. Il comparto totalizza un valore aggiunto di 13,2 miliardi di euro, pari allo 0,83% del pil italiano e versa allo Stato 8,5 miliardi tra tasse, Iva e accise.

 

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5 commenti Commenta
tosco63
Scritto il 7 Giugno 2013 at 12:36

io metterei i dazi su tutti i prodotti cinesi specialmente tessili 👿

Scritto il 7 Giugno 2013 at 13:10

tosco63@finanzaonline:
io metterei i dazi su tutti i prodotti cinesi specialmente tessili :evil:
concordo….

draziz
Scritto il 7 Giugno 2013 at 14:54

La situazione è veramente critica.
Coinvolge un distretto in cui l’Europa eccelle ed il risultato è assai evidente nel fatturato generato e soprattutto nei posti di lavoro che sono stati creati e che occorre mantenere.
Ma è solo la punta dell’iceberg.
Forse qualcuno ha idea di cosa occorra ad una impresa Italiana o europea per poter esportare i propri prodotti, ad esempio alimentari e/o bevande, nel “celeste” Impero?
Brevemente: una miriade di documenti e di prove di analisi, tra l’altro costose, ed un tempo di permanenza nelle Dogane cinesi che è dell’ordine di settimane…
Sarebbe ora di rimettere in discussione tutto, perchè il comportamento della Cina è un evidente ostacolo all’importazione di merci e la pretesa di sviluppare i consumi interni si fondano sulla possibilità di carpire know-how e produzioni da stabilire sul loro territorio.
Vi risulta che sia difficle per un esportatore cinese far arrivare un container di qualsiasi cosa in Europa e che gli si richiedano pari pari le stesse “prove di qualità” per le merci che ci vuole propinare?
Con i prepotenti se fai la vocina suadente ottieni solo scherno e nessuna considerazione.
Adesso che qualcuno si è preso la briga di assestare un primo calcio nel sedere, anche se “solamente” nel settore tecnologico, si potrebbe magari provare a rivedere alcuni termini del “libero scambio” commerciale con l’oriente.
Ehhh daì, è troppo comodo… 😈 😈 😈

tosco63
Scritto il 7 Giugno 2013 at 17:07

bravo la penso cosi anchio loro vogliono l’ eccellenza e ti portano la m….sarebbe ora di fare altrettanto 👿

gioc
Scritto il 7 Giugno 2013 at 20:45

I nostri problemi stanno tutti lì. La Germania è un grande produttore di pannelli solari e soffre la concorrenza cinese. Noi che siamo grandi utilizzatori ed importatori non abbiamo sviluppato la tecnologia solare. I tre grandi problemi italiani sono sintetizzati in questo articolo. 1)La globalizzazione selvaggia sta uccidendo le economie occidentali, tutto a favore delle grandi multinazionali.2)L’Euro sta facendo gli interessi della sola Germania a scapito delle economie del Sud Europa. 3)La nostra classe politica andrebbe processata per alto tradimento in quanto incapace, nel programmare lo sviluppo tecnologico e corrotta nel non voler prendere atto che l’Unione europea così com’è sta distruggendo il nostro Paese nell’interesse di gruppi economici e finanziari esteri e di poca parte dei nostri gruppi industriali legati alla filiera tedesca.

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