Fiscal Cliff anche se gli Stati Uniti potrebbero già essere in recessione

Scritto il alle 16:43 da carloscalzotto@finanza

 

Fiscal Cliff: La chiave del successo e’ nelle leadership di Obama e Boehner, due uomini soli

 

Analisi di oggi sul Sole 24 OreUn passo in avanti. Ieri ci siamo allontanati ancora un poco dal fiscal cliff. Ma la soluzione non è vicina. E mai come adesso siamo nelle mani di Barack Obama e John Boehner. Il successo finale del negoziato fiscale americano dipenderà a questo punto dalle capacità di leadership dei due uomini, soli al tavolo del negoziato. Leadership prima di tutto sulle fazioni politiche interne ai due partiti che vogliono giocarsi il tutto e per tutto e far fallire il negoziato.

Da incontri che ho avuto nei giorni scorsi, ci si accorge che la strumentalizzazione politica resta fortissima. A destra si preme per non cedere di un millimetro sul tetto di un milione di dollari. A sinistra si preme per non cedere di un millimetro sui tagli alle spese sociali. Dietro la resistenza ideologica c’è un puro disegno politico: si ritiene che chi “perderà” questa partita, si troverà in difficoltà per le elezioni alla Camera del 2014. Che il compromesso possa essere neutrale nell’interesse del Paese, non viene neppure preso in considerazione da queste fazioni. Così ciascuna parte, attraverso ideologhi, portavoce, portaborse, deputati e senatori, accusa l’altra di voler far fallire il negoziato apposta e “monta” il proprio negoziatore.

Un esempio. L’ultima proposta che ha mosso il dibattito è stata di Barack Obama. Il presidente ha ceduto su un punto importante, ha proposto di estendere i tagli fiscali di Bush fino a un reddito di 400mila dollari invece del tetto irrinunciabile di 250.000 dollari di due giorni fa. Boehner propne la soglia di un milione di dollari. Complessivamente le distanze sono minori: Obama propone un aumento delle entrate tributarie di 1.200 miliardi di dollari contro i 1.000 miliardi offerti da Boehner. Aggiungiamo che Obama aveva prima chiesto 1.600 miliardi di nuove entrate poi era sceso a 1.400 ora a 1.200. «Basta» dicono i suoi, si è raggiunto il limite.source

Il problema è che i democratici introducono anche nuovi parametri per tener conto dell’impatto dell’inflazione su pensioni e altre voci. Introdotti nel calcolo, questi parametri fanno lievitare il livello delle entrate a 1.300 miliardi di dollari, non a 1.200. Barack Obama lo sapeva? E Boehner sapeva che il suo milione di dollari era solo una provocazione? Ma ieri sono stati i repubblicani a protestare con il loro leader. Gli aggettivi con cui i militanti descrivono Obama e le sue “false” proposte restano irripetibili. Ma il tempo passa rapidamente e sul fronte dei tagli c’è da sistemare un’altra differenza: i tagli alla spesa sono “solo” per 930 miliardi di dollari a fronte di entrate di 1.300 miliardi i conti non tornano, l’equilibrio è lontano. Ma siamo a una differenza di 370 miliardi. E cominciamo ad essere molto vicini.
Sappiamo che Boehner e Obama hanno avuto screzi  e la pensano in modo diverso. Ma quando parlano fra loro – al di là delle provocazioni, delle accuse di debolezze nei confronti dell’altro a cui sono esposti – dovranno farlo, almeno loro due, in assoluta buona fede. Leadership vuol dire guardare sopra la schiuma. Vuol dire “raise to the occasion”. E vuole dire, per una volta, tutelare l’interesse dell’America (e dell’economia internazionale) contro quello delle reciproche fazioni.

MarketWatch: segnali poco incoraggianti dai dati.

Il ‘fiscal cliff’ è da settimane l’incubo degli americani, il primo tema trattato da quotidiani e televisioni, l’arena dove si sfidano il presidente, Barack Obama, e lo speaker della Camera, John Boehner, democratici e repubblicani.
Evitare il ‘precipizio fiscale’, in cui cadranno gli Stati Uniti nel 2013 senza un
accordo che permetta di evitare l’aumento delle tasse per tutti e pesanti tagli alla spesa, sarà fondamentale per l’economia statunitense.
Riusciranno i due grandi partiti a salvare gli Stati Uniti dal disastro, magari con un accordo all’ultimo minuto? Attenzione, fa notare MarketWatch, il Paese potrebbe, in realtà, già essere in recessione.
Nel Paese, si è diffusa la convinzione che un accordo per evitare il ‘fiscal cliff‘ risolverà tutti i problemi e che ci sarà un nuovo ciclo positivo per l’economia, scrive il sito di informazione finanziaria. source 
Ma i dati preannunciano un futuro diverso: secondo il conto delle partite correnti, il volume delle importazioni è sceso per il secondo trimestre consecutivo.
Un evento raro, che fa alzare la “bandiera rossa” della recessione, secondo Robert Brusca, capoeconomista alla Fao Economics.
Quando l’economia s’indebolisce, le importazioni calano in maniera ancora più veloce, ha fatto notare Brusca. Una diminuzione del volume delle importazioni per due trimestri consecutivi non si verificava dal 2009, durante la crisi.
Quando le importazioni diminuiscono, significa che ci sono incertezze sul fronte interno; la recessione è “un rischio reale”, secondo Brusca.

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