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UNIONE BANCARIA: L’accordo raggiunto a Bruxelles è in realtà un passo indietro rispetto al piano approvato a giugno.
L’accordo raggiunto a Bruxelles è in realtà un passo indietro rispetto al piano approvato a giugno.
Le esigenze elettorali di Angela Merkel e l’irresponsabilità collettiva hanno prevalso.
Angela Merkel ha voluto rinviare la nomina di un nuovo
supervisore per la vigilanza bancaria presso la Banca centrale europea perché a sua volta ciò fa slittare la decisione di utilizzare il fondo salva stati per ricapitalizzare le banche fino a dopo le elezioni in Germania.
Per rendersi conto dell’ipocrisia artificiosa, approssimativa e deresponsabilizzante del tortuoso esercizio dialettico che si è svolto nelle prime ore della giornata è necessario mettere a confronto il prima e il dopo:
Prima – Questa è la bozza originale che i leader hanno iniziato a prendere in esame ieri: “Dobbiamo procedere verso un’unione finanziaria integrata, aperta per quanto possibile a tutti gli stati membri che desiderano prendervi parte. In questo ambito, il Consiglio europeo invita i legislatori a proseguire nel loro lavoro di proposte sulla questione prioritaria del Ssm (il meccanismo unico di supervisione), con l’obiettivo di portarlo a compimento entro la fine dell’anno”.
Dopo – Questo è invece il testo approvato al summit: “Dobbiamo avviarci verso un’unione finanziaria integrata… In questo ambito, il Consiglio europeo invita i legislatori a proseguire nel loro lavoro di proposte legislative sulla questione prioritaria del Ssm (il meccanismo unico di vigilanza), con l’obiettivo di giungere a un accordo sul quadro legislativo entro il 1 gennaio 2013. Nel corso del 2013 proseguirà il lavoro riguardante l’attuazione operativa dello stesso”. source
Altro che trionfo!
L’Ue è passata da una scadenza fissata per “portarlo a compimento” a una per “giungere a un accordo”, e il programma è stato rinviato dal dicembre 2012 a chissà quando l’anno prossimo. La cancelliera tedesca ha fatto slittare la proposta di utilizzare l’Esm per ricapitalizzare direttamente le banche a dopo le elezioni del settembre 2013, ribaltando in modo alquanto significativo una decisione presa al summit del giugno scorso.
È vero: Merkel ha evitato un difficile voto al Bundestag. È anche vero che l’Ue ha fatto marcia indietro su una decisione presa quattro mesi fa e accolta come un passo avanti cruciale e positivo, per spezzare il legame tra banche e sovranità.
I leader dell’Unione avevano ottenuto un po’ di margine e di respiro grazie a Mario Draghi, ma si sono sottratti alla loro responsabilità perché la pressione dei mercati si è allentata. È un po’ come quando Maria Antonietta diceva al popolo di “mangiare croissant”: mentre gli enormi problemi della Spagna minacciano di lacerare il paese e ogni giorno mille greci perdono il posto di lavoro, i leader dell’Ue trascorrono le loro notti a decidere di sostituire all’espressione “portarlo a compimento” la formula “arrivare a un accordo”, e tutto per sottrarsi alle proprie responsabilità