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Manovra Monti: composta dall’ 85% di tasse e dal 15% di tagli
Mentre il premier Monti annuncia l’ inizio della fase 2 della manovra, esclusivamente dedicata alla crescita del belpaese, quella approvata è fatta dall’ 85% di tasse, quindi mentre aspettiamo una crescita che forse non ci sarà, paghiamo salato……………………..
Tagli modesti – Al lordo, il pacchetto vale 34,9 milioni di euro. L’intervento sul deficit è discreto: verrà tagliato di 20,2 miliardi nel 2012 con un crescendo che porterà il ciclo virtuoso a 21,4 miliardi nel 2014. Cifre che salgono decisamente (76 miliardi nel 2013, 81 nel 2014) sommando gli effetti di questa manovra a quelli del testo estivo del governo Berlusconi. Il capitolo tagli, però, piange. Spiccano quelli agli enti locali: 1,45 miliardi all’anno in meno ai Comuni, 415 alle Province destinate a scomparire, 920 milioni alle Regioni a statuto speciale e alle province autonome. In ambito bancario e finanziario, i manager non potranno più avere i doppi incarichi mentre è decisamente più morbida (anche per motivi di competenze) la mano sulla Casta: i parlamentari hanno garantito tagli ai propri vitalizi, ma senza limiti di tempo all’applicazione delle misure.
Cara casa – Corposo, all’opposto, il capitolo tasse e pensioni, che porterà allo Stato 26,1 miliardi sul totale di 34,9. Solo 11 arrivano dalla nuova imposta sulla casa. L’Imu aumenta l’imponibile rispetto al’Ici del 60%, con detrazioni massime di 600 euro. Poi via a balzelli su patrimoni, auto di lusso, barche, aerei, elicotteri, capitali scudati, conti correnti bancari, assicurazioni, benzina e diesel. L’addizionale Irpef garantirà circa 2 miliardi all’anno, con l’aliquota innalzata dallo 0,9 all’1,23 per cento. Altra botta: l’aumento dell’Iva di 2 punti percentuali, atteso per ottobre se non verranno trovati prima altri 16 miliardi dalla riforma del lavoro. Sempre che la tensione sui titoli di stato non renda obbligata la stangata sui consumi.
Contributivo per tutti – Detto che di crescita (sotto forma di sgravi fiscali e aiuti alle imprese) ce n’è poca, l’altro grande impatto sui cittadini sarà la riforma della pensione. Dal 2018 l’età del ritiro per uomini e donne verrà unificata a 66 anni. L’adeguamento all’inflazione per gli assegni previdenziali è garantita fino a quelli da 1.400 euro, tre volte la minima. E per le pensioni di anzianità, nel 2013 il requisito minimo saranno i 42 anni e 5 mesi. La stangata, soprattutto per chi col vecchio regime retributivo era a un passo dalla pensione, arriva con il contributivo pro rata. In realtà il sistema potrebbe garantire a qualcuno una pensione migliore, a fronte naturalmente di una manciata di anni in più al lavoro. fonte
Vi lascio leggere un’ interessante articolo di Giulietto Chiesa, per rendersi ancora più conto di come potrebbe infierire la manovra delle tasse, chiamata ” decreto salva-italia “:
LA RIVOLTA SOCIALE E’ ALLE PORTE
di Giulietto Chiesa – 23 Dicembre 2011
Gli stipendi italiani sono fermi da 10 anni. Stanno cercando di portarci via i risparmi. Le rivolte sociali mi auguro che avvengano perché sarebbe il segno di una risposta popolare molto energica. La questione primaria è: questo debito chi lo ha fatto? Chi lo deve pagare? La risposta è: ……
Gli stipendi italiani sono fermi da 10 anni. Sui redditi delle famiglie, pesano l’aumentata tassazione e la mancata crescita. I nostri salari, fissi a 25.155 dollari, sono inferiori di mille euro circa rispetto alla media Ocse, e di circa 4000 rispetto alla media Ue a 15. E con gli stipendi, si riducono anche le prospettive di futuro. Un mix micidiale.
Cosa succederà? Diventeremo tutti più poveri?
“Sicuramente sì, la manovra del Governo costituisce uno strumento fondamentale per organizzare la recessione dell’economia italiana. E’ ovvio che riducendo salari, pensioni, servizi sociali, la quantità di denaro a disposizione delle famiglie si contrarrà e, parimenti si ridurrà la quantità di denaro a disposizione dello Stato attraverso le entrate fiscali. Quindi stiamo andando verso una recessione molto grave che prevede anche la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Chiunque pensa che andiamo verso la crescita nell’immediato e anche nel medio periodo, si sbaglia o mente spregiudicatamente per ingannare la gente. Saremo molto più poveri e si avvia una fase di grande difficoltà sociale.”
Potrebbero esserci rivolte sociali?
“Le rivolte sociali ci saranno, anzi io mi auguro che avvengano perché sarebbe il segno di una risposta popolare molto energica. In questo momento siamo sottoposti a un vero e proprio attacco, quando dico “siamo” mi riferisco alla stragrande maggioranza degli Italiani. Mi auguro che siano proprio le famiglie ad organizzare la protesta sociale, anziché subire, magari sedute davanti al televisore, i colpi che vengono loro inferti.”
Sinora siamo andati avanti appoggiandoci ai risparmi delle famiglie. Cosa accadrà quando anche quelli finiranno?
“E’ vero, stanno cercando di portarci via i risparmi in un modo o nell’altro, e l’esito sarà assai peggiore di quello attuale. Colgo l’occasione di questa domanda per ricordare a tutti che il paese più indebitato del mondo non è l’Italia, ma gli Stati Uniti d’America in cui solo il debito delle famiglie ammonta al 240% del Pil. Il secondo paese più indebitato è la Gran Bretagna che ha un debito privato delle famiglie che supera il 103% del Pil. Noi siamo soltanto al 43%, il che vuol dire che l’Italia è da questo punto di vista uno dei Paesi più sani d’Europa, seconda soltanto alla Germania, meglio della Francia e di tutti gli altri Paesi europei. Dunque, il nostro non è affatto un Paese malato e sull’orlo del disastro come si vuole far credere, la descrizione di un’Italia scialacquona, stupida, ignorante e consumista senza criterio è una descrizione forzata, bugiarda e soprattutto pericolosa. La questione primaria è: questo debito chi lo ha fatto? Com’è stato fatto e chi lo deve pagare? La risposta è: noi. Io dico invece che non dobbiamo pagarlo, bisogna che nasca un movimento nazionale che rifiuta questo debito e che chiede un’immediata rinegoziazione europea del debito italiano, greco, spagnolo, portoghese, irlandese.”
Lasciare il Paese può essere una soluzione?
“L’Italia è la nostra patria, il nostro Paese, il luogo dove viviamo, ci mancherebbe altro! Se ne vadano coloro che hanno costruito un internazionalismo della finanza mondiale senza patria, che non pagano le tasse e dunque non avrebbero neanche il diritto di essere italiani. C’è una vecchia frase inglese che dice: ‘no representation without taxation’, questa gente non ha diritto di essere rappresentata in Italia perché ha elevato le tasse in tutti questi decenni e adesso favorisce la speculazione internazionale aumentando ulteriormente l’evasione. Questi non sono Italiani e quindi dico: restiamo qui a difendere il nostro Paese.”
Il PIL italiano ( Prodotto interno lordo ) nel terzo trimestre 2011, ha segnato un – 0,2% e si prevedono per gli acquisti natalizi, delle contrazioni di – 19/20% di spese per gli acquisti. Questi sono alcuni link che parlano di persone che si rivolgono alla Caritas per mangiare, il trend è in crescita: Roma, Toscana, Agrigento, Milano …………………… più che la fase 2 di Monti, ci vorrebbe un miracolo…………….
Buona serata.