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Il Meccanismo europeo di stabilità lanciato il 9 ottobre viola le regole del gioco e le promesse dei fondatori dell’Ue. Alla lunga la cura sarà peggio del male.

Scritto il alle 13:19 da carloscalzotto@finanza

Occhio alla Germania che sembra volerci far compagnia in recessione  leggete l’articolo QUI

Ora riparliamo di Esm…. la fabbrica dei debiti

Il Meccanismo europeo di stabilità lanciato il 9 ottobre viola le regole del gioco e le promesse dei fondatori dell’Ue.
Alla lunga la cura sarà peggio del male.
L’eccezione è diventata la regola: il fondo salva-stati europeo, il Mes (Meccanismo europeo di stabilità), è oggi parte integrante dell’Unione
monetaria europea. È progettato per tirare fuori dai guai i paesi della zona euro che non riescono o non vogliono rispettare le regole del gioco della moneta comune.
Così facendo, i salvatori dell’euro non si sono fatti beffe soltanto delle promesse dei padri fondatori dell’Unione, ma anche della clausola di non salvataggio che compare nei trattati europei.

L’equilibrio dei poteri e la stabilità dell’Unione monetaria ne escono di conseguenza modificati, e quasi certamente non in senso positivo.
Ormai, infatti, la giovane moneta unica si vede privata dello strumento più importante di pressione che le permetteva di garantire la coesione dell’Unione: la minaccia attendibile di obbligare i paesi che non si piegano alla disciplina di bilancio e non fanno quanto è necessario per garantire la competitività delle loro economie ad assumersene loro stessi le conseguenze.
“Solidarietà”: questa è la nuova parola d’ordine.

Il Mes organizza e riconosce giuridicamente la responsabilità comune – il fondo può disporre di almeno mezzo miliardo di euro di crediti a condizioni preferenziali, somma che può ancora essere rimpolpata dall’effetto leverage.
A questo aiuto concreto sono collegati obblighi precisi, ma la loro presunta rigidità non durerà a lungo. Sin d’ora, infatti, i paesi che approfittano o sperano di approfittarne puntano – il più delle volte con successo – a un alleggerimento delle condizioni.

La Spagna, per esempio, preferirebbe deviare direttamente i crediti verso le proprie banche ed evitare così di dover fare economie di bilancio o aprire il proprio mercato del lavoro.
Le possibilità di un ricatto da parte dei paesi più deboli della zona euro sono notevoli e andranno crescendo fino a quando tra i responsabili della politica europea prevarrà il convincimento che non bisogna lasciare indietro nessuno stato membro.
La creazione di questo potente fondo di salvataggio inaugura un nuovo capitolo nella storia dell’Unione monetaria. Accanto a una Banca centrale europea che non è già più indipendente dalla sfera politica, appare ormai un fondo anti-crisi fortemente politicizzato. Tramite queste due istituzioni – il Mes e la Bce – la classe politica intende limitare l’influenza dei mercati finanziari.
Le differenze dei vari paesi della zona euro dal punto di vista della solvibilità non devono più tradursi in variazioni dei tassi di interesse.

Accumulare debito diventa così meno oneroso. Si tratta di una via difficile e rischiosa da percorrere, che può facilitare le riforme nei paesi in crisi come pure indurli a optare per una vita a credito sul lungo periodo, come l’esperienza ci spinge a ritenere che accadrà.source

Dall’Italia
Appesi alle elezioni tedesche
“Sopravviverà l’euro fino al settembre 2013 [data delle legislative tedesche] – scrive il Sole 24 Ore – o finirà per perdere pezzi sotto il morso dei troppi temporeggiamenti e tatticismi elettoral-culturali della Germania di Angela Merkel, decisa a non mollare a nessun costo la cancelleria?

Può sembrare paradossale e perfino provocatorio rilanciare l’interrogativo nel giorno «storico» della nascita dell’Esm (il meccanismo salva-Stati permanente per paesi e banche in difficoltà)” e mentre la cancelliera visita Atene per esprimere il suo sostegno alla politica di austerity del governo di Antonis Samaras. “E invece no”, assicura il quotidiano economico:
Il fuoco continua a covare sotto le ceneri della crisi che non passa e rischia di riesplodere da un momento all’altro in un’Europa incattivita e surreale che, come la tela di Penelope, non cessa di sfilacciarsi con metodo in un’atmosfera conflittuale di calma allarmante.
In questo contesto
il decollo dell’Esm appare un esercizio alquanto ambiguo, visto che la sua operatività parte dimezzata e tale resterà non si sa fino a quando.

L’urgenza del momento è la ricapitalizzazione delle banche spagnole per circa 60 miliardi. Ma l’Esm non potrà farlo.

Perché sulla vigilanza unica da affidare alla Bce non c’è accordo per le fortissime resistenza tedesche.

Perché Germania, Olanda e Finlandia ora sostengono che gli aiuti Esm potranno riguardare non i vecchi ma solo i nuovi debiti bancari [contratti dopo l’entrata in vigore dell’Esm]. In poche parole si tenta di cambiare le carte in tavola mentre si negozia sulle regole di funzionamento del nuovo meccanismo. […] Di sicuro però la Merkel e il suo ministro delle Finanze stanno tentando di sgombrare il campo da tutte le decisioni europee che potrebbero creare turbative nella pubblica opinione tedesca nel bel mezzo della campagna elettorale.

E in questo sistema con un mix continuo tra privato e pubblico, guardando le banche private, scoprirete che le nostre banche private sono esposte in Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo per 80 miliardi, quelli francesi per 440 e quelli tedeschi per 570 .

Quindi non è così facile dire chi sta salvando chi e chi sta affidando chi e che sta dando i soldi a chi.
E ‘un po’ come un episodio di ‘Dallas’, o di ‘Lost’. Stavo per dire che un romanzo di Kafka, ma abbiamo deciso all’ultimo minuto di andare post-moderna in analogia mia 🙂

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