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Crisi economica: secondo Nouriel Roubini il peggio deve ancora arrivare
Il peggio deve ancora venire e sarà più critico del 2008: le previsioni dell’economista.
Mentre le Borse continuano ad oscillare e l’economia sembra ormai in una posizione di stallo, nonostante quella dell’eurozona sia arrivata a condizioni critiche, iniezioni di ottimismo non arrivano neppure dagli esperti. Tutt’altro….
Se i pronostici migliori parlano di anni prima che la situazione economico-finanziaria globale torni a stabilizzarsi, catastrofiche sono le previsioni di Nouriel Roubini. L’economista, soprannominato sul web ‘Dr. Doom’, cioè ‘Dottor Catastrofe’, ha confermato i suoi presagi via Twitter che il peggio della crisi deve ancora venire, avvisaglie ci sono tutte e, secondo il professore, non lasciano scampo: “la tempesta perfetta del prossimo anno sarà molto peggio della crisi del 2008”.
Per l’economista, il problema è che gli Stati sovrani stanno esaurendo le opzioni e non hanno “conigli da tirar fuori dal cilindro. E mentre nel 2008 la crisi si era potuta combattere con un’azione congiunta delle banche centrali, attualmente le azioni intraprese, come il ribasso dei tassi deciso dalla Bce e le iniziative delle banche centrali cinese e britannica, non stanno avendo l’effetto desiderato”.
Del vertice Ue, che ha comunque raggiunto accordi su potenziali misure di crescita dell’economia, Roubini ha parlato di un “insuccesso, poiché i rendimenti dei titoli di Spagna e Italia restano alti e prevedo nuove crisi del debito nei prossimi giorni”. source
Altri pessimisti o realisti si domandano…
Quanto manca alla fine?
Se lo chiede Wolfgang Münchau su Der Spiegel. Probabilmente non c’è piu’ tempo per salvare la moneta unica, e bisogna prepararsi a nuovi scenari. Se ce lo dice un’euro-entusiasta, c’è davvero da riflettere.
La maggior parte dei cittadini sembra non rendersi conto che il finale di partita dell’Euro è iniziato: o gli stati europei mettono in piedi rapidamente un’unione politica o l’unione monetaria si frantumerà. Non importa quale percorso sceglieranno – ma per una soluzione a basso costo ormai è troppo tardi.source
Recentemente ho fatto un viaggio in treno da Brussels verso la Germania, nella profonda provincia della Westfalia. Mentre ascoltavo la gente parlare nel vagone, mi è improvvisamente diventato chiaro che non hanno idea di quello che a breve potrebbe loro accadere. Tutti naturalmente hanno da dire qualcosa sull’Euro. Anche nel mio scompartimento non sono sfuggito alla discussione. Parlano dell’Euro come di un problema esterno, di un mondo lontano.
La Germania e il resto d’Europa si sentono in questo momento come 2 universi paralleli. Al mio ritorno a Brussels, ho seguito una discussione fra manager di hedge funds. Stavano discutendo se George Soros con la sua previsione di una fine dell’Euro entro 3 mesi, non fosse stato troppo ottimista. Potrebbe realizzarsi anche piu’ rapidamente.
Uno dei 2 manager era sicuro che l’Euro non avrebbe superato il mese di giugno. Che prima o poi l’Euro finirà, nel settore viene ormai dato per scontato. E per la prima volta anche i professionisti iniziano a scommettere sulla rottura della zona Euro. E questa volta non sono solo gli speculatori. Il gioco d’azzardo sul tramonto dell’Euro è iniziato.
La ragione per questo pessimismo sono i crescenti squilibri all’interno della zona Euro. Sono dati tecnici a cui fino ad ora nessuno aveva prestato attenzione: ad esempio il rapido aumento dei crediti tedeschi all’interno del sistema di pagamento “Target 2” o il numero sempre crescente di prestiti di emergenza concessi dalle banche centrali nazionali. Tuttti questi sono segnali che il sistema è ormai diventato troppo instabile ed è pronto per frantumarsi in pezzi.
Perchè la Spagna dovrebbe preoccuparsi di rimborsare i debiti?
Non voglio dare le stime precise che i manager di Hedge funds hanno fatto. Abbiamo visto lo scorso dicembre che la BCE può contrastare tali previsioni se decide di tenere in vita il sistema ancora un po’ con inizioni di liquidità.
La direzione dell’analisi è però corretta. Stiamo andando verso un bivio, che ci obbliga a fare una scelta fra due percorsi estremamente costosi: una unione politica da negoziare e adottare molto in fretta oppure il ritorno alle monete nazionali.
La cancelliera Merkel e gli altri capi di governo non hanno ancora preparato i loro elettorati a quello che accadrà nei prossimi mesi. Il peggio non sono tutte le promesse che non potranno essere mantenute. Ma saranno i costi politici, sociali e finanziari della decisione, non importa come andrà a finire.
Se lasciamo che l’unione monetaria imploda, allora la Germania dovrebbe sopportare dei costi enormi. I 650 miliardi di crediti forniti dalla Bundesbank all’interno del sistema “Target 2” andrebbero in larga parte perduti. Degli altri 200 miliardi versati al fondo di salvataggio rimarrebbero solo spiccioli.
A questi si dovrebbero aggiungere centinaia di miliardi che il governo federale dovrebbe reperire, per rifornire le banche con nuovo capitale. I crediti delle banche tedesche verso Spagna o Portogallo, con una uscita di questi paesi dalla moneta unica, sarebbero gravati da pesanti perdite che le banche stesse non potrebbero coprire. E perchè la Spagna dovrebbe onorare questi debiti? Il paese in quella situazione, avrebbe sicuramente altre preoccupazioni.
Per un salvataggio probabilmente è troppo tardi.
Il percorso nella direzione opposta potrebbe essere altrettanto difficile, a seconda di come lo si mette in atto. La prima tappa nella direzione di uno stato federale europeo sarebbe l’unione bancaria, compresa un’assicurazione per tutti i risparmi. Una tale garanzia dovrebbe contenere fra i 4 e i 9 trilioni di Euro. Indicativamente sarebbe fra il doppio e il quintuplo dei costi totali sostenuti per l’unità tedesca. Questa assicurazione è indispensabile per fermare la tempesta in corso sulle banche dei paesi in crisi.
Una unione bancaria sarebbe in questo caso una rivoluzione. La banche sarebbero allora europeizzate come lo sono oggi gli agricoltori. Potrebbe accadere ad esempio che di primo mattino un funzionario europeo entri nella sede di una banca e decida di chiudere l’istituto. Le banche non sarebbero allora piu’ né tedesche né spagnole, ma solo europee. Da un anno ormai si parla di soluzioni minimali. Ora non sappiamo nemmeno se le soluzioni massimaliste possano ancora bastare.
Fino ad ora pensavo che nessun politico ragionevole avrebbe accettato un crollo disordinato dell’unione monetaria. Ci credo ancora, ma penso che per un salvataggio ormai è troppo tardi. C’è davvero il rischio che gli eventi precipitino prima che la politica possa reagire.
Van Rompuy, il presidente del consiglio europeo, vorrebbe realizzare rapidamente una unione bancaria, fiscale e politica. Di fatto questo sarebbe un notevole sviluppo. Ma gli sarà possibile realizzarla nel giro di qualche settimana o mese? Gli investitori sui mercati finanziari vogliono vedere decisioni concrete, nessuna dichiarazione e soprattutto nessun annacquamento.
Nel mio viaggio in treno attraverso i paesi della Westfalia, sono stato testimone per caso di una conversazione che di colpo mi ha reso chiari i problemi politici. Un rappresentante regionale Cristiano-democratico appena eletto si è seduto nel nostro scompartimento, dove sedeva anche un altro uomo, che si è subito presentato come un suo elettore. Era un uomo chiassoso, un piccolo imprenditore. Ha parlato al politico dell’Euro e gli ha chiarito la sua teoria: i greci sono come studenti delle scuole superiori che sono stati mandati all’università ma lì non sono diventati competitivi. L’uomo della CDU era visibilmente non a suo agio, ma ha lasciato che il fiume di pregiudizi continuasse a scorrere.
I racconti fatti su questa crisi sono ormai fuori controllo, e la politica non sa proprio come farà a riprenderli. Non è molto diverso per Merkel. Forse ci sarà l’unione politica. Forse ci sarà la rottura della moneta unica. Una delle due però arriverà, e la Germania non si è preparata a nessuno dei 2 scenari.
Leggete l’articolo sui fidi bancari…occhio che sono cambiate le regole QUI