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Crisi Economica? Tutto quello che i media non dicono
Ricollegandomi ad un mio precedente articolo in tema di Crisi Economica mondiale, risalente ad Aprile dello scorso anno, direi che a questo punto è chiaro che occorre metter mano seriamente alla Politica Monetaria dell’Euro altrimenti l’Europa non ne uscirà. Il demagogico modello americano del far vivere ad ogni costo l’intero sistema sopra al deficit è inesorabilmente fallito. Enrico Letta, risolta l’emergenza in casa nostra, dovrà lavorare in Europa giocando sulle alleanze per attenuare e fermare la morsa “del Rigore” da una parte e parallelamente portare l’UE verso il ridisegno della politica monetaria. E’ su questi due fronti che ci dobbiamo confrontare e mi sembra che Hollande abbia già recentemente risposto molto bene a tali appelli.
Abbassare il costo del denaro è uno strumento efficace, ma non sarà sufficiente per fare ripartire i consumi e riaccendere l’economia nel suo insieme poiché siamo già scivolati troppo in basso ed occorre a questo punto trovare una leva monetaria più consistente e più ampia. La sopravvivenza dell’Euro è ormai legata ad un inevitabile riallineamento ai suoi fondamentali. Ripercorrere l’esperienza dei trattati di Bretton Woods per esempio potrebbe essere, a mio avviso, una via per cercare un nuovo “Peg” ovvero un elemento o fondamentale economico reale e solido da cui far leva al fine di garantire al titolo di credito la credibilità e la solidità necessarie per ripristinarne la sua fiducia. Una sorta di “Nuovo Euro” ricalcolato su quello che l’economia europea concreta può dare oggi. Un modello ritarato sul gettito reale, dal quale ripartire e da dove si potrà crescere, anteponendolo all’attuale modello che è invece artificiosamente sopravvalutato ed inadeguato a qualsiasi “stress”. Se lo guardiamo sotto un profilo grafico più realistico uscendo per un attimo dal regime cartesiano dei cambi nel tempo con altre valute, se lo rapportiamo cioè a fondamentali macroeconomici come: Fiducia dei consumatori, Tasso di disoccupazione, Vendita beni durevoli, notiamo che la moneta dell’ euro zona segue pedestremente ed inevitabilmente l’andamento dei suoi fondamentali che disegnano curve chiuse, ovvero isteresi.
L’isteresi economica
Questo appena descritto è un tipico fenomeno di isteresi economica che permane pur dopo il rientro da uno shock, come se le cause preesistenti al fenomeno negativo continuassero a manifestare effetti tardivi e in tal senso non fa altro che cronicizzare il suo andamento di “Loop”, posticipando per isteresi negli anni la ripresa della crescita reale dell’economia.
Quindi per bloccare questo processo involutivo, si rende quantomeno necessaria una scossa molto forte che “rompa” i cicli di isteresi ripristinando la base su cui ripartire. Tutto ciò può essere messo in atto solo con un impegno Europeo multinazionale importante e profondo prendendo decisioni forti soprattutto sul fronte del debito pubblico cercando di dare respiro ad una economia d’insieme che oggi non possiede più risorse contributive, testando sempre gli indicatori reali dell’Euro e del vero gettito disponibile degli stati membri, altrimenti saremo sempre qui a parlare di una “coperta” che è sempre troppo corta. Detto in altri termini Bruxelles dovrebbe, una volta per tutte, prendere atto che la “coperta europea”, se vogliamo proseguire su questa metafora, è stata drasticamente ridimensionata dagli effetti devastanti di una crisi senza precedenti che ha coinvolto tutti nessuno escluso. Quindi anziché pretendere da ciascun stato dell’unione piani di rientro del debito e mantenimento del tetto, occorre cercare di elaborare a “suffragio universale” un unico piano di salvataggio privilegiando la crescita e il rilancio economico. Solo dopo aver riportato ricchezza si potrà ripensare al risarcimento del debito. Per similitudine una cosa sulla scia del “Piano Marshall” che a quanto mi risulta nel passato ha funzionato. Va da sé che un piano siffatto deve avere necessariamente un finanziatore, un grande investitore esterno poiché l’Europa non può più vivere di sola “Autarchia”, a me viene in mente un acronimo: “U.S.A.” … che in questa maledetta crisi mondiale è stato e resta l’attore principale.
Maurizio Negro