Tobin Tax: ecco gli effetti con il rischio della fuga degli investitori

Scritto il alle 16:53 da carloscalzotto@finanza

 

Grande scetticismo verso una misura che, senza un’applicazione globale, rischia solo di far fuggire gli investitori.

Che la Tobin Tax stia per arrivare è ormai un fatto assodato. È solo questione di tempo. Lo conferma il via libera della Commissione europea di mercoledì 23 ottobre secondo cui undici Stati membri (Italia, Spagna, Estonia, Slovacchia, Francia, Germania, Belgio, Portogallo, Slovenia, Austria e Grecia) hanno raggiunto un accordo di cooperazione rafforzata per l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie.
L’obiettivo dichiarato è dare più stabilità al sistema finanziario europeo. Ma gli effetti potrebbero essere anche altri. A cominciare dalla fuga degli investitori.
COME FUNZIONA LA TASSA DI JAMES TOBIN. La Tobin tax, ideata dal premio Nobel per l’economia James Tobin nel 1972, è una tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni a breve termine). Attualmente l’idea è di proporre un’aliquota dello 0,05% su ogni singola operazione ma la verità è che i dettagli non sono ancora stati resi noti. Infatti, un’alternativa sarebbe la tassazione dello 0,1% sulle transazioni azionarie ed obbligazionarie e dello 0,01% sui derivati.
Fatto sta che tutti i principali operatori finanziari sono già saltati sul piede di guerra.
Possibile riduzione del 30% delle transazioni azionarie e dell’80% di quelle sui derivati.
Molti professionisti, tra cui quelli interpellati da Economiaweb.it, sono preoccupati che per limitare la speculazione si rischi di abbattere le transazioni. Un problema confermato anche da alcune stime secondo cui gli scambi potrebbero subire un calo del 30% delle contrattazioni sul mercato azionario e dell’80% su quello dei derivati. Ma gli stessi operatori con cui ha parlato economiaweb.it ritengono che la Tobin Tax possa offrire anche qualcosa di buono.
PIU’ STABILITA’ ALLA FINANZA EUROPEA. Secondo le autorità europee i vantaggi “immediati e tangibili” si tradurrebbero in un “miglior funzionamento del mercato unico europeo” e una maggiore stabilità. In molti però hanno avanzato seri dubbi sulla reale efficacia di una tassa prevista soltanto in alcuni Paesi.
Inoltre, con la tassazione su azioni e derivati dello 0,05% – che secondo quanto previsto dall’attuale stesura del disegno di legge di stabilità dovrebbe entrare in vigore in Italia da gennaio 2013 – il governo stima un gettito annuo di più di un miliardo di euro. Gli scambi sui mercati finanziari però subirebbero un calo del 30% delle contrattazioni sul mercato azionario e dell’80% su quello dei derivati. source
RASTRELLARE RISORSE IN MODO FACILE E VELOCE. «Il mercato finanziario è un mercato globale», sottolinea Andrea Ragaini, amministratore delegato di Banca Cesare Ponti. «Perchè siano efficaci, forme di tassazione come la Tobin tax devono avere un’applicazione globale. Il rischio di un’applicazione della tassa limitata solo ad alcuni Paesi è che questa venga applicata solo sulle transazioni dei risparmiatori medi o medio piccoli e non venga invece applicata sulle transazioni effettuate dai grandi investitori istituzionali che scelgono di farle altrove».
Una misura efficace dovrebbe essere globale. I mercati non hanno confini.
Il probleme dunque, sembra essere più geografico che di concetto. «Se l’obiettivo della Tobin tax è quello di recuperare risorse», evidenza ancora Ragaini, «allora centrerà il suo obiettivo. Se lo scopo è invece quello di chiedere un contributo di imposizione a coloro che “muovono carta” non credo che questo strumento raggiungerà l’obiettivo per cui è stato introdotto».
Molto critico, anche Renzo Moretti, presidente di Gwa sim, «sembra si sia trovato il consenso per introdurre nell’Europa continentale una imposta che, oltre a penalizzare la speculazione, penalizza l’industria finanziaria di Paesi che sono già colpiti duramente dalla crisi».
UNA MEDICINA CONTRO L’EFFETTO LEVA. Certo, spiega Edoardo Chiozzi Millelire, responsabile Convictions AM per l’Italia, «sul fronte finanziario l’impatto principale e forse più utile sarà di limitare le transazioni ad alta leva e i cosiddetti “high frequency trading”, tecniche di trading sistematiche, cioè attraverso super-computer, ad altissima frequenza con volumi enormi che sono al limite della legalità e sicuramente deontologicamente molto “borderline”. Moralità a parte, transazione ad alto effetto di leva e ad altissima frequenza tendono ad avere un effetto amplificatore o pro-ciclico sugli shock finanziari, per cui una loro diminuzione avrà  sicuramente un effetto positivo».
MA GLI INVESTITORI POTREBBERO SCAPPARE. Come sottolinea Stefano Sardelli, direttore generale di Invest Banca, «la tassa è molto criticata da chi paventa che finisca con l’incentivare la delocalizzazione delle attività finanziarie, aggravando la fuga degli investitori internazionali dall’Eurozona, ma è anche molto popolare politicamente per il suo innegabile contenuto etico e simbolico».
Un contenuto che, continua Chiozzi Millelire di Convictions am, «sarà positivo soprattutto in termini politici per l’opinione pubblica, visto che la stragrande maggioranza delle persone comuni è favorevole ad una forma di Tobia Tal. In ogni caso, l’impatto dell’introduzione di questa norma è difficile da valutare per l’insieme dell’economia e le stime variano molto secondo i parametri scelti. Resta da considerare che le somme in gioco sono relativamente limitate e l’impatto sull’economie reale veramente marginale».

1 commento Commenta
atomictonto
Scritto il 30 Ottobre 2012 at 17:10

Vero che i mercati non hanno confini essendo ormai telematici.
Vero anche che ai risparmiatori ed ai piccoli investitori la Tobin tax non fà una cippa mentre sega le gambe agli speculatori del high frequency trading, gli stessi che con i loro algoritmi ed i loro supercomputer hanno reso i mercati un casinò fuori di testa e, ad esempio, azzerato il valore di 3M in mezz’ora fino a quando la SEC non ha staccato la spina…

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