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Bond Grecia: borsa Italiana sospende scambi su obbligazioni Grecia
Oggi 7 marzo Borsa Italiana ha comunicato e disposto la sospensione dalle negoziazioni, a tempo indeterminato, dei prestiti obbligazionari della Repubblica Ellenica.
Trovate il comunicato su Borsa Italiana
oggi scade il termine previsto per l’adesione dei creditori privati della Grecia al piano di riscadenziamento e svalutazione di titoli di Stato ellenici detenuti in portafoglio, varato nell’ambito del secondo pacchetto di aiuti internazionali ad Atene.
La sospensione è una decisione di carattere tecnico ed è legata all’offerta pubblica di scambio sui bond greci.
Ecco l’ok da 12 banche ok allo swap, nel gruppo c’è anche Intesa SanPaolo.
La Grecia spera di raccogliere il consenso del 90%.
Prendere o prendere.
Atene non è disposta a trattare ulteriormente con i creditori privati. Se questi non accetteranno volontariamente l’offerta di scambio dei titoli, il governo ellenico «utilizzerà le clausole di azione collettiva, come avevamo scritto a febbraio in questo articolo», che comporterebbero automaticamente delle perdite per gli investitori.
A fare la voce grossa è stato il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, nel giorno in cui dodici
istituti finanziari internazionali hanno detto di essere disposti a partecipare all’operazione di swap del debito con Atene.
INTESA SANPAOLO PRONTA ALLO SWAP. Fra i partecipanti figurano Intesa Sanpaolo, National Bank of Greece, Allianz, Axa, Alpha Bank, Bnp Paribas, Cnp Assurances, Commerzbank, Deutsche Bank, Efg Eurobank Ergasias, Greylock Capital Management e Ing, secondo quanto ha comunicato l’Institute of International Finance (Iif), che raggruppa gli istituti creditori della Grecia.
Atene si attende un’adesione volontaria di almeno il 75%, l’ideale sarebbe il 90%, al piano che prevede un haircut o taglio nominale del 53,5% sui titoli in portafoglio, che saranno scambiati con titoli a più lunga scadenza e che avranno una cedola del 3% fino al 2014, 3,75% fino al 2020, e 4,3% dopo il 2020.
Domani pomeriggio scade il tempo per i bond sulla grecia chi ha comprato obbligazioni del governo greco ha tempo fino a domani pomeriggio per decidere che cosa farne.
Infatti le banche hanno comunicato a chi ha aderito di far sapere entro oggi le posizioni in merito all’offerta di scambio dei bond greci in circolazione con titoli governativi ellenici di nuova emissione e con bond emessi dal fondo salva-Stati europeo.
Dunque bisogna capire che cosa conviene fare.
In tanto in America Petrolio in forte ribasso e Wall Street
apre la seduta in deciso calo, con gli investitori che
tornano a temere per la crisi Europea sulla scia del rischio
che la Grecia non riesca a portare avanti il piano di
ristrutturazione del debito. Il Dow Jones cede l’1,12% a
12.817,88 punti, il Nasdaq cala dell’1,09% a 2.918,48 punti
e lo S&P 500 arretra dell’1,14% a 1.348,80 sul supporto( leggete l’analisi di ieri)
petrolio e’ in forte ribasso e torna sotto la soglia dei 105
dollari: i future ad aprile arretrano di 1,81 dollari a
104,91 dollari al barile, a chi interessa ecco l’articolo appena scritto sulla guerra delle valute e l’embargo Iraniano.
Cosa importante è che ha sottolineato Il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos e chiarito che i risparmiatori privati saranno trattati esattamente come gli investitori istituzionali. ha appunto fatto presente che non ci saranno trattamenti diversi tra sottoscrittori in occasione dello swap e che i risparmiatori greci che aderiranno allo swap e che abbiano investito fino a 100 mila in obbligazioni, potranno contare su un’integrazione da parte del Fondo Nazionale di Tutela dei Depositi.
Gli italiani quindi si devono mettere il cuore in pace e ragionare su numeri e probabilità.
Atene punta ad adesioni pari al 90 per cento; se dagli investitori non dovesse essere offerto per lo scambio almeno il 90% dei titoli di stato in loro possesso, la Grecia non potrebbe effettuare lo swap con il quale punta a ridurre il proprio debito di oltre 107 miliardi di euro su un totale di 206. L’accordo per la ristrutturazione del debito privato comporterà una perdita ai creditiori di Atene intorno al 75 per cento, molto al di sopra del 53,50 del nominale.
La realtà dei fatti si discosta decisamente dall’apparenza: dove sembra poter esserci una facoltà decisionale su carta c’è, invece, una mossa quasi obbligata nella realtà. Nel caso in cui l’adesione sia inferiore al 90%, infatti, Atene dovrà far scattare quella clausola c.d. di “azione collettiva”.
Nella sostanza, l’attivazione di tale clausola obbligherà tutti i creditori ad aderire al piano di ristrutturazione comunque.
I numeri, evidenziati da Credit Suisse, danno quasi per scontato il non-raggiungimento dell’agognata quota di adesione al 90%. Statisticamente, afferma il gruppo finanziario svizzero, siamo vicini al 5% di probabilità.
Il punto focale della vicenda è collegato proprio al rapporto tra CDS e la clausola di Azione Collettiva. Se la clausola venisse attivata, scatterebbero i Credit Default Swap sui titoli greci?
Il CDS, lo ricordiamo, funziona da polizza assicurativa contro predeterminati rischi. Nella nostra situazione, il premio scatterebbe al verificarsi del “credit event” contro il fallimento di Atene.
La International Swaps and Derivates Association, da ora ISDA, è l’organo di controllo che “legifera” sui contratti derivati CDS. L’authority ha già chiarito come la volontarietà dell’adesione alla ristrutturazione del debito, di fatto, escluda l’attivazione della polizza dei CDS.
Il nodo della vicenda coincide con l’eventualità che l’ Azione Collettiva faccia scattare il rimborso dei CDS.
Nel caso in cui tale evento non si verificasse, gran parte della credibilità dei CDS come strumenti assicurativi (e non speculativi) andrebbe perduta, creando una possibile ondata di sfiducia sul settore dei CDS in toto.
Le conseguenze avrebbero influssi sia sulle compagnie assicurative in ballo con i CDS sia, probabilmente, sui titoli degli stati periferici.
I soggetti che detenevano titoli “rischiosi” in portafoglio, ben protetti dal default grazie proprio ai CDS, potrebbero ora pensare alla liquidazione stessa dei titoli vista l’inefficacia del contratto derivato di copertura.
Un’ulteriore aspetto, poi, è legato proprio al valore borsistico dei Credit Default Swap. La crisi finanziaria del 2007 ci ha già mostrato come sia ben spesso il mercato dei CDS comprati e venduti in quanto derivati e per nulla legati all’effettivo ruolo di polizza assicurativa per cui sono nati.