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Grecia: slittano gli aiuti, l’Europa non si fida; fine settimana importantissimo per la Grecia
ATENE – La questione greca doveva essere uno dei tempi dell’incontro bilaterale in programma ieri a Roma tra il premier Mario Monti e la cancelliera tedesca Angela Merkel e saltata per l’improvviso precipitare della crisi istituzionale in Germania, in vista della riunione dell’Eurogruppo di lunedì prossimo che dovrebbe dare il via libera ai 130 miliardi di nuovi aiuti ad Atene, nei giorni scorsi Monti aveva cercato una posizione mediana tra la durezza germanica e le proteste, arrivate anche al Parlamento europeo, per l’eccesso di misure imposte alla Grecia ed alla sua popolazione e che minacciano di deprimere un Paese sull’orlo del baratro.
Le pretese di Bruxelles hanno infatti sollevato le proteste del gruppo socialdemocratico al Parlamento europeo che ha accusato l’Unione di aver messo da parte lo spirito di solidarietà e mutuo sostegno che è uno dei cardini sui cui è nata la comunità europea.
Mario Monti, nel suo intervento di mercoledì a Strasburgo, aveva ammesso che forse le richieste erano eccessive, aggiungendo però che in tal caso rappresentano “una sorta di compensazione tardiva, forse troppo forte, rispetto a delle pratiche e dei costumi politici del passato in Grecia”. Monti ha fatto espressamente riferimento alle “frodi statistiche nelle dichiarazioni a Eurostat, ed una serie di pratiche di questo tipo che hanno portato il paese ad avere grandi debolezze strutturali e grandi deficit nel debito pubblico“.
Questo sarebbe stato un gesto di mediazione rivolto soprattutto quelli del ministro-mastino delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble, perché la linea di condotta resta quella europea (e tedesca) per cui la tutela dell’Eurozona viene prima dell’umana comprensione.
Il governo greco, intanto, ha presentato un progetto di legge in Parlamento per nuovi tagli alle pensioni e ai benefici per le famiglie numerose ed arrivare all’ulteriore risparmio di 325 milioni di euro ultima condizione posta da Ue, Fmi e Bce – la cosiddetta Troika – per concedere i nuovi prestiti.
Atene ha programmato di approvare il pacchetto entro domani, così che la riunione dell’Eurogruppo di lunedì possa finalmente dare il via libera agli aiuti.
Il taglio del 22% sugli stipendi minimi porterebbe il salario da 751,4 ala modica cifra di 586,1, il che comporta un’ entrata di 9 mensilità del vecchio stipendio minimo.
Il sussidio di disoccupazione viene portato a solo 360 euro mensili, i giovani sotto i venticinque anni di età, dovranno subire un’ ulteriore taglio del 10%, portando lo stipendio minimo a 528,5. Il salario giornaliero per un lavoratore non sposato e senza esperienza si riduce ai 26,18 euro, dai 33,57 euro, e per uno sposato ai 28,80 dai 36,92 euro.
Lo stipendio per un lavoratore con tre figli e nove anni di lavoro si abbasserà agli 808,96 dai 1.037,13 euro.
Per le pensioni taglio immediato del 15-20% e del 15% per quelle integrative, in pratica meno soldi, e parecchi per tutti. L’ Eurostat di Bruxelles ha fatto sapere che nel 2010 poco più di 3 milioni di persone, ovvero il 27,7%, vivevano ai limiti della soglia di povertà, immaginiamo adesso a cifra arriverebbe il paese ellenico con queste misure di austerità, molti sicuramente scenderebbero sotto quella soglia che verebbe rimpinguati da nuovi disperati. Teniamo anche conto che da quando iniziarono gli aiuti, un operaio con stipendio di 1500 euro si ritrovò a 750, chi aveva un mutuo sulle spalle si trovò nettamente in difficoltà sull’ adempimento del pagamento delle rate, se adesso ne prenderà 586, fate voi i conti.
sino ad ora, la Grecia ha varato misure di austerità per 3 miliardi di euro e un pacchetto di riforme economiche che ha compreso anche la privatizzazione di enti ed aziende pubbliche.
La Grecia ha bisogno degli aiuti, ma l’europa vuole garanzie quindi….
Il weekend dovrebbe servire alla Grecia a soddisfare dunque la terza condizione, ovvero la copertura del gap di bilancio di 325 milioni di euro su cui Bruxelles e Atene discutono da un mese. Il governo greco negli ultimi giorni ha dovuto cedere sul punto che era stato decisivo anche per il governo precedente:il no a ritoccare le pensioni. Alla fine, i soldi mancanti saranno cercati proprio dagli interventi sulle e dal taglio sugli assegni a sostegno delle famiglie.
Quello che è stato appena deciso è stato un passo importante e lunedì inizierebbe una nuova era per la grecia, con l’arrivo degli aiuti, ma alla fine sarà decisiva più che le riforme non solo della volontà politica, ma anche di una amministrazione che applica le misure e di una popolazione che le sostiene.
Le riforme dovrebbero permettere al paese di stare in piedi con le proprie forze. A questo progetto appartiene anche una prospettiva di crescita.
Senza questo impegno gli aiuti finanziari non servono a molto.
L’unico scopo è di rendere il bilancio pubblico nuovamente sostenibile e rendere l’economia nuovamente competitiva. Gli aiuti finanziari possono schiarire la strada, ma non sostituiscono nessuna riforma, possono posticipare il peggio ma se non ci si rimbocca le maniche il peggio arriva.
EVENTUALE USCIDA DELLA GRECIA
E’ chiaro che l’uscita di un paese dalla zona Euro non è un aiuto alla risoluzione del problema
Un ritiro produrrebbe effetti di contagio difficili da valutare anche perché cambierebbe la natura dell’Unione monetaria.
Dall’altro lato bisogna dire che anche le misure di salvataggio possono creare le condizioni per un contagio della crisi.
NON BISOGNA DARE DEI PRECEDENTI
Se da un lato si introducono dure sanzioni, ma dall’altro lato si offre la prospettiva che con ripetute violazioni si possa avere diritto ad aiuti a basso costo, si diminuisce l’effetto vincolante dei meccanismi di sanzione.
Speriamo che tutte le parti si prendano le proprie responsabilità in modo da uscire più maturi da questa crisi. ( Noto con piacere che non è stato invitato dai Rothschilds in crociera gratis sulla nave iraniana al largo delle coste d’Israele, il post non si trova più è stato rimosso?).