Borsa e azioni, ecco l’introduzione

Scritto il alle 18:30 da vulcan900@finanzaonline

ImmagineDopo aver trattato le obbligazioni passiamo ora alle azioni; azioni e Borsa sono quasi sinonimi nell’accezione comune, e la Borsa stessa e’ un po’ il simbolo della finanza, quindi prima di trattare lo strumento vero e proprio parlero’ un po’ della borsa valori.

Un po’ di storiaLa BorsaLa borsa non nasce per scambiare azioni e non e’ nata dopo la rivoluzione industriale.Il nome borsa nasce da un commerciante di Anversa chiamato  Van der Beurze presso i cui uffici si riunivano altri commercianti per trattare commodities (secondo alcuni a Bruges); l’idea presto si sviluppo’ e “borse” nacquero in altre citta’.I veneziani furono i primi banchieri a trattare le obbligazioni statali (all’inizio del 1300), presto seguiti da Pisa, Verona, Genova e Firenze.Tuttavia erano borse in cui non si scambiavano azioni (che non si usavano ancora) ma solo merci, debito, imprese.E’ solo nel 1600 che abbiamo una svolta , quando Gran Bretagna; Francia e Olanda iniziano i viaggi verso oriente.
I primi viaggi verso l’oceano Indiano furono un insuccesso, con perdita dei vascelli e conseguente rovina degli armatori che avevano organizzato tali viaggi. 

Cio‘ spinse un gruppo di mercanti (nel 1599) a formare una societa‘  in cui ciascuno di loro limitava la sua responsabilita’ all’ammontare investito da ciascuno (e con profitti proporzionali all’investimento). La regina Elisabetta I garanti’ una licenza di 15 anni a tale societa’ e nacque cosi la Compagnia delle Indie Orientali (East India Company), che meriterebbe un capitolo dedicato, e che stata oggetto di numerose citazioni anche nei film (ad esempio in Pirati dei Caraibi…).azioni in borsaLa formula delle passivita’ limitate ebbe successo e fu presto seguita da altre societa’,  anche in altri paesi europei.

La Compagnia Olandese delle Indie Orientali fu la prima ad aprirsi ad investitori esterni ed emettere debito direttamente al pubblico tramite la borsa di Anversa (nell’immagine un’obbligazione per 2400 fiorini del 1623) Inizialmente gli scambi azionari in Gran Bretagna non erano concentrati in un singolo edificio ma avvenivano in vari bar e le proposte di acquisto/vendita venivano esposte sulle porte, e’ solo nel 1748 che un gruppo di ricchi trader decise di costruire un edificio dedicato, che divenne il fulcro della finanza mondiale fino all’avvento del predominio USA.

Tuttavia fu la borsa di Anversa il centro dell’innovazione finanziaria (che non e’ una novita’ dei nostri giorni): vendite allo scoperto, opzioni, convertibili, banche d’affari etc.

Nel 1793 fu aperta la borsa di Wall Street, che non fu la prima negli Stati Uniti ma divenne presto la piu’ importante; fu la prima a determinare dei criteri dei criteri per la quotazione e ad introdurre le commissioni.

Il NASDAQ e’ nato del 1971 e rappresenta un cambiamento di approccio; fino ad allora le transazioni erano guidate dal lavoro degli uomini, mentre il NASDAQ nasce come borsa completamente elettronica.

Ancora oggi le borse valori hanno due compiti istituzionali ben precisi:

  • favorire la raccolta di capitale da parte delle aziende (tramite IPO e aumenti di capitale)
  • favorire la liquidabilita’ dell’investimento concentrando gli scambi, quindi quando si comprano le azioni  di Fiat, Unicredit ENI etc. non si danno soldi a Fiat, Unicredit,ENI etc. bensi ad altri azionisti che le stanno vendendo.

Lo strumento

Le Azioni

Come anticipato sopra le azioni rappresentano una quota di possesso di un impresa e comprando un’azione si diventa proprietari in proporzione al numero di azioni possedute e come tali si ha diritto ad una quota dei profitti e a decidere sulle sorti della societa’ (tramite le assemblee degli azionisti).Ci sono due tipi principali di azioni: le ordinarie e le risparmio.
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ImmagineLe azioni ordinarie (common shares in inglese), come dice il nome, sono la forma normale di azione, danno diritti di voto pieni in assemblea e ricevono un dividendo ordinario.Le azioni di risparmio (preferred shares),  sono azioni con limitati diritti (partecipano solo alle assemblee straordinarie) ma hanno una maggiorazione nel dividendo e, in caso di liquidazione della societa’, hanno la priorita’ sulle ordinarie.

Le azioni rappresentano la cosiddetta equity di una societa’ cioe’ il capitale di rischio a disposizione; si chiama capitale di rischio perche’ e la componente piu’ rischiosa nella struttura del capitale di un azienda (non spaventatevi, adesso spiego anche cos’e’ la struttura del capitale) .

Quando viene costituita un’azienda (sia essa una grande SPA o un’azienda individuale) questa dovra dotarsi di mezzi per poter operare, che sia l’imbianchino che vuole mettersi in proprio o che sia General Electric hanno questo in comune.

Bisogna quindi fornirsi di soldi e questi possono venire sostanzialmente da due fonti: o ce li mette l’imprenditore o li chiede in prestito alle banche o tramite obbligazioni (e quando un’azienda e’ gia operativa anche ai fornitori, ma per ora possiamo ignorarlo).

La combinazione di debito e mezzi propri costituisce la struttura del capitale.

Nel caso di una societa’ per azione i mezzi propri sono costituiti dalle azioni emesse.

Le diverse componenti della struttura del capitale hanno diritti e livelli di protezione differenti, semplificando le cedole delle obbligazioni vanno pagate prima di poter distribuire dividendi e cosi in caso di fallimento e liquidazione dell’azienda i rimborsi ai creditori seguono un ordine ben preciso: lo stato (per le imposte dovute), i lavoratori, i creditori privilegiati (con garanzie reali), e via via gli altri creditori in base al loro grado di protezione (che di solito e’ stabilito nel regolamento di emissione delle obbligazioni), alla fine gli azionisti di risparmio e per ultimi gli azionisti ordinari.

La struttura del capitale e’ importante per molti motivi, il principale e’ che definisce l’effetto leva dell’impresa (in inglese leverage); non esiste un leverage ottimale valido per tutte le aziende e per tutte le stagioni ma generalmente si ritiene che piu’ un’azienda abbia ricavi stabili e prevedibili piu’ debito puo’ sopportare (e’ il caso delle aziende di servizi – utilities-).

Come funziona l’effetto leva? 

Questo segue sara’ familliare a chi opera in futures, CW o in margine.In pratica l’effetto leva si spiega bene con un esempio: se la mia azienda ha operazioni che rendono il 10% sul capitale investito finche riesco a trovare finanziamenti inferiori al 10% potrei aumentare il capitale investito ed ottenere utili in piu’.

Supponiamo che abbia mezzi propri per 50 milioni di euro, con questo capitale l’azienda mi dara’ utili per 5 milioni di euro; se prendo in prestito altri 50 milioni (pagando un 6%, cioe’ 3 milioni, a puro titolo di esempio) i miei utili finali saranno 7, i 5 iniziali piu’ altri 5 meno gli interessi pagati; se chiedo 150 milioni in prestito (allo stesso tasso e diventano 9 milioni di interessi) gli utili finali passeranno a 11 (200 milioni per 10% uguale 20 milioni, meno 9 di interessi) e cosi via.

Ovviamente piu’ aumenta l’effetto leva e piu’ alto e’ il rischio che un cambiamento nel costo del finanziamento e/o nel rendimento dell’investimento possano produrre effetti negativi, nel nostro esempio se il rendimento scende al 5% e il costo sale al 8% il risultato finale sara una perdita di 2 milioni (200 per 5% 10 milioni, 150 per  8% 12 milioni).

Rimangono da vedere diversi aspetti che rimando ai prossimi post, tra questi:valore di un azionemetodi di valutazioneinvestire/speculare in azioni

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