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La nuova era della manipolazione delle Borse (parte 4/4)
Il precedente articolo lo potete leggere andando QUI
Conclusioni
A partire dall’inizio degli anni ’90, la crescente velocità di elaborazione dei processori ha reso possibile lo sviluppo di tecniche di analisi che risultavano in precedenza impensabili. Questa maggiore velocità negli scambi ha richiesto un apporto “econometrico” crescente da parte dei software ed un conseguente -significativo- aumento negli investimenti in Information Technology da parte delle aziende di Wall Street per immagazzinare ed elaborare statisticamente l’accresciuta quantità di informazioni. Oggi la necessità di trading elettronico ad alta velocità è crescente. Il c.d. “networking a bassa latenza”, ossia lo scambio di ordini simultanei in maniera reticolare, è, ormai, un parametro competitivo nel settore finanziario globale (36) .
In termini di economia reale, industriale, produttiva, il miglioramento e la sofisticazione raggiunta dalle tecniche di “high-frequency trading” non fornisce alcun “valore aggiunto”. Con questa affermazione non si intende avanzare, in questa sede, alcun ragionamento demagogico. Tutt’altro. L’evoluzione tecnologica conseguita nel trading elettronico contribuisce al tracciamento di ogni transazione, aumentando la certezza e la trasparenza negli scambi di Borsa.
Al di là di aspetti evidenti (e affrontati sinteticamente in questa sede) di incremento della volatilità e di potenziale manipolazione dei mercati borsistici (attraverso l’estrazione e l’analisi “esclusiva” di informazioni riservate mediante software), ciò che si ritiene anche da evidenziare è l’effetto pro-ciclico dell’high-frequency trading.
La pratica di scambio, infatti, tende ad amplificare ogni eccesso (di domanda o di offerta) del ciclo economico, in particolare in una logica ribassista delle Borse. Al fine di identificare una misura (pur approssimata) del peso delle Borse sul PIL, si riporta una tabella tratta da Milano Finanza del 12 settembre scorso
. Dati i pesi specificati nella tabella, ed osservando il dato della capitalizzazione (non come aggregato ma come somma di “valori economici” delle società quotate), si desume che:
– in un mercato rialzista, l’high-frequency trading può produrre bolle speculative. L’elevata volatilità (caratterizzante un quadro di scambi ad alta frequenza) ed i molteplici rischi derivanti dall’high-frequency trading (in primis, liquidità di bassa qualità ed il moltiplicarsi di segnali fasulli sul mercato) tendono a far ritenere, agli operatori di Borsa, il rialzo delle quotazioni come speculativo e non strutturale. In tal senso, gli aumenti nella capitalizzazione delle società non vengono ricondotti ad un maggior “valore economico” delle società quotate. In un tale scenario, il rialzo di Borsa (favorito dal trading ad alta frequenza) avrà effetti contenuti (o nulli) sul PIL;
– in un mercato ribassista, l’high-frequency trading può avere effetti sull’economia reale. Il deterioramento dei valori borsistici di molte società, pur essendo considerato anch’esso dagli operatori di Borsa come speculativo, potrà causare reazioni nell’opinione pubblica (più scettica, invece, nei confronti dei rialzi). L’effetto-domino di un ribasso in una Borsa potrebbe svilupparsi attraverso l’incremento di panico ed irrazionalità nell’opinione pubblica, ed essere amplificato dall’esistenza di Borse transnazionali come Londra e Zurigo, che rappresentano le piazze europee più internazionali (nel senso che comprendono il maggior numero di titoli stranieri).In tal senso, è verosimile affermare che la caduta delle Borse e la maggiore volatilità potrebbe suscitare conseguenze avverse sul ciclo economico-finanziario sia del Paese la cui Borsa è stata colpita dai ribassi (amplifiati dall’high-frequency trading), sia di tutti i Paesi stranieri dove risiedono le società quotate nella Borsa colpita, le cui capitalizzazioni sono state deteriorate.
Ulteriori approfondimenti
Per chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente i tempi qui descritti, consiglio questo testo
www.sisde.it
(36) Un sondaggio condotto da Colt all’inizio del 2009 tra le principali banche d’investimento ha dimostrato che la riduzione del ritardo sulle reti è considerata un fattore strategico per il trading elettronico.
Ricordo che per leggere le analisi in programma per oggi dovete andare QUI