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Financial Times processo a S&P “Declassiamo le agenzie di rating”, l’attività del nostro blog
Il quotidiano della City promuove il governo Monti
“C’è qualcosa di inquientante nell’ansia delle agenzie di finire in prima pagina”.
«Declassiamo le agenzie di rating». E’ l’eloquente titolo di un articolo apparso sulla bibbia della finanza, il Financial Times che processa in particolare Standard&Poor’s per la decisione di abbassare venerdì scorso il giudizio praticamente sull’intera area euro, esclusa la
Germania. «C’è qualcosa di inquietante nell’ansia di S&P’s di conquistare le prime pagine dei giornali» osserva Philip Stephens, che si chiede ironico se le scontate analisi a sostegno delle bocciature siano il sintomo che l’agenzia di rating «punti a conquistare il Nobel».
Soprattutto, l’Ft analizza i Paesi colpiti dall’ultimo declassamento e, esprimendo un moderato ottimismo sul vertice europeo di fine mese, osserva che l’Italia «ha un governo serio che ha qualcosa da dire sulle politiche economiche. Monti è ascoltato, a Berlino». All’indomani della visita del presidente del Consiglio a Londra e dell’incontro con la comunità finanziaria, l’editorialista osserva che «forse è presto per dire che siamo all’inizio di un ciclo virtuoso», insomma alla svolta nella crisi europea. «Ma i governi potrebbero essere riusciti a emergere dal circolo vizioso in cui si erano infilati».
E’ utile ricordare che S&P una settimana fa ci ha declassati invece a BBB+ e Fitch ha già promesso di farlo entro fine mese. Ecco, dovesse dare un giudizio sulle agenzia di rating, l’Ft non avrebbe dubbi: «spazzatura» Questa analisi ricorda uno studio del FMI uscito nel 2010 che sostiene che le analisi e le mosse delle “tre streghe”, come le chiamano ormai in molti (S&P’s, Fitch e Moody’s) non hanno più alcun valore informativo e che nel caso della Grecia hanno acuito la crisi. La questione, anche per il quotidiano britannico, è «come mai, dopo il loro sfortunato ruolo nel crollo della finanza, qualcuno riesca ancora a prenderle sul serio»
Vi riporto all’articolo sulle donazioni che abbiamo effettuato, ringraziando Brown editore per la sua generosità QUI
«come mai, dopo il loro sfortunato ruolo nel crollo della finanza, qualcuno riesca ancora a prenderle sul serio»
Quoto al cubo.