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Banche, allarme giudiziario sui conti
Danusso, senior partner di Allen & Overy, spiega la tendenza: «È una questione sistemica».
Deustche Bank accantona 4,1 miliardi di euro.
Il 29 ottobre, Deutsche Bank ha pubblicato i suoi conti trimestrali. Tra i dati messi in evidenza (oltre a crollo dell’utile del 91% a 51 milioni) c’è stato un nuovo accantonamento per le cause legali in corso di 1,2 miliardi che ha fatto salire a ben 4,1 miliardi il totale delle risorse messe da parte in via prudenziale per far fronte alle pendenze giudiziarie dell’istituto.
Una cifra impressionante, legata prevalentemente alle incognite relative alla vicenda della presunta manipolazione dei tassi di interesse (Libor) in Inghilterra.
Una situazione in cui Deutsche Bank non si trova sola, visto che, nello stesso giorno, per esempio, anche Ubs ha presentato conti in cui emergono «oneri per accantonamenti per contenziosi legali, questioni regolamentari e simili pari a 586 milioni di franchi».
Insomma, sembrerebbe che per le banche ci sia una vera questione legale, capace di incidere sostanzialmente sul loro andamento. Una fetta delle controversie legali aperte interessa anche l’Italia. Il filone più consistente è quello delle cause scoppiate per i derivati degli enti locali. Ma non è l’unico.
Proprio Deutsche Bank è stata coinvolta, quale responsabile civile, in relazione ad un’operazione di acquisto di crediti sanitari posta in essere con le ASL abruzzesi. Vicenda che ha avuto notevole risonanza mediatica visto che nel procedimento penale presso il Tribunale Penale di Pescara, era stato coinvolto, tra gli altri, anche l’ex presidente della Regione Ottaviano del Turco. La banca tedesca è stata difesa da un team di legali dello studio Allen & Overy, guidato dal socio Massimiliano Danusso. Nella vicenda erano stati coinvolti anche due dipendenti di Deutsche Bank, accusati tra l’altro di aver ottenuto condizioni particolarmente favorevoli per la banca in violazione delle norme applicabili. I due sono stati difesi, invece, dai penalisti, Iannaccone ed Alleva. Il Tribunale ha ritenuto che le accuse dei pubblici ministeri non fossero fondate nei confronti di Deutsche Bank in quanto non vi era evidenza che la Regione avesse effettivamente voluto favorire la banca.
Il caso abbruzzese mostra chiaramente come stia evolvendo il lavoro delle law firm d’affari abituate ad affiancare le banche nelle operazioni di carattere meramente finanziario. L’attività giudiziale irrompe di prepotenza negli studi abituati a negoziare clausole e contratti. Economiaweb.it ne ha parlato con Massimiliano Danusso, senior partner dello studio inglese che si è occupato della vicenda e che segue da anni istituti di credito internazionali attivi in Italia.
DOMANDA: Come sta cambiando l’attività di consulenza per le banche?
RISPOSTA: Lo studio continua a essere molto attivo sulle operazioni finanziarie di ogni genere ma nel mio caso, negli ultimi anni, oltre all’attività di advisory e alle operazioni finanziarie complesse, mi sono occupato sempre di più della gestione del contenzioso e delle situazioni di cosiddetto pre-contenzioso. In alcuni casi ci viene chiesto anche di occuparci di questioni penali, che affrontiamo in collaborazione con professionisti esterni.
D: Qual è la portata della sentenza appena ottenuta per Deutsche Bank?
R: A mio parere si tratta di una decisione rilevante visto che riguarda la pratica dell’acquisto dei crediti sanitari. Un mercato molto vasto, per il quale c’è ancora un’elevata domanda, in generale in Italia, e che rischiava di bloccarsi.
D: Deutsche Bank, come altri gruppi bancari, ha presentato conti trimestrali fortemente gravati dalle riserve legali. Da cosa dipende questa “emergenza giudiziaria”?
R: La mia personalissima opinione è che non ci troviamo dinanzi a un problema o a un fenomeno di natura giuridica. Bensì siano dinanzi a una questione sistemica.
D: In che senso?
R: In un periodo di crisi, come quello che stiamo vivendo in questi anni, si tende a trasferire una parte significativa dell’onere finanziario legato alla recessione sui soggetti più capienti.
D: Si colpisce dove si pensa di riuscire a recuperare qualcosa?
R: Non dico che ci sia un atteggiamento consapevole. O che queste iniziative vengano avviate scientemente. Ma ci sono dei soggetti (e le banche sono tra questi) contro cui può venire più facile puntare il dito.
D: Cioè alle banche si fa una colpa di avere fatto il loro mestiere?
R: Il caso dei derivati degli enti locali, a mio avviso, è emblematico. Si tratta generalmente di vicende in cui le banche hanno fornito dei prodotti e dei clienti, ovvero Comuni, Province o Regioni, che li hanno volontariamente richiesti e sottoscritti. source
Allora, mi domando, perché si decide di attaccare le banche e non i funzionari delle amministrazioni che hanno gestito quegli investimenti? Forse la seconda ipotesi sarebbe sconveniente.
D: Quindi la pressione sulle banche è destinata a durare ancora per quanto?
R: Difficile dirlo con certezza. Se consideriamo le vicende attualmente in corso e pendenti, credo che le banche resteranno nell’occhio del ciclone almeno per uno o due anni ancora.