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Paradisi Fiscali: The Guardian svela nomi e trucchi delle società anonime che nascondono enormi patrimoni
Lo sforzo investigativo di BBC, The Guardian e ICIJ, svela nomi e trucchi delle società anonime che nascondono patrimoni enormi. L’inchiesta condotta dai due pesi massimi del giornalismo britannico (per BBC la trasmissione Panorama) ha tratto vantaggio dai materiali dell’International Consortium of Investigative Journalists.
Dalle Isole del Canale il know-how è stato esportato in giro per il mondo, vanificando la stretta repressiva.
Era il 1999 quando il governo britannico dichiarava vittoria sulle società anonime delle Isole del Canale, che approfittavano di una legislazione che offriva l’esenzione dalle pretese del fisco britannico, che ha sovranità sulle isole, alle società registrate che esercitassero le attività sociali al di fuori delle isole, offshore appunto. Dagli anni ’80 fino alla fatidica data, le società costituite a Guernsey e Jersey trovarono nei vicini delle isole di Sark i candidati ideali a diventare titolari, direttori e amministratori di un enorme numero di società britanniche, guadagnandosi nel tempo una discreta reputazione nel settore. Guernsey è rimasta luogo d’elezione grazie alle tasse estremamente modeste, ma le società le hanno dovute far figurare come operanti altrove.
LO SCOGLIO FUORI DAL TEMPO – Sark, che ha circa 600 abitanti, gode fin dal 1.500 d’autonomia assoluta, esenzione dalle tasse e, fino al 2007, è stato l’ultimo regno feudale d’Europa. Una condizione tanto ambita che l’isola, dopo l’avvento della democrazia imposto dal consiglio D’Europa, ha subito un tentativo di conquista da parte dei gemelli Barclay due miliardari britannici proprietari del Daily Telegraph, del Ritz di Londra e dell’isola di Brecqhou, che fa parte delle Sark. I miliardari sono stati respinti democraticamente con un voto bulgaro e si sono abbandonati alla ripicca vedendo frustrati i loro progetti di sviluppo. I suoi abitanti però non si sono persi d’animo e diversi di loro si sono spostati nei paesi che permettono ancora di replicare quel modello.
LE RIVELAZIONI – L’inchiesta condotta dai due pesi massimi del giornalismo britannico (per BBC la trasmissione Panorama) ha tratto vantaggio dai materiali dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), un’organizzazione no-profit dedita al giornalismo investigativo che ha raccolto un’enorme massa di dati e documenti sui paradisi fiscali.
LA TRACCIA – Da questi dati The Guardian ha già ricostruito il cammino che ha portato alcuni residenti delle isole, in particolare di Sark, a trasferire le loro attività altrove, ovunque si potessero rinvenire condizioni utili a riprodurre lo schema che tanto successo aveva riscosso fino a che il governo di Sua Maestà non è internvenuto. Cipro, Dubai, Vanuatu, Mauritius e Nevis sono le destinazioni di questa curiosa diaspora di fornitori di servizi finanziari, come amano definirsi. Sono la faccia “legale” che dissimula la proprietà di capitali e pacchetti azionari e se si chiede a questi fenomeni capaci di dichiararsi amministratori di centinaia di società alla volta, la risposta sarà che si tratta di accorgimenti leciti per persone che hanno motivi leciti per non esporsi, citeranno le gelosie familiari o le invidie di paese tra i primi motori delle loro floride attività.
UNA GOCCIA NEL MARE – Sono circa 20.000 le società tracciate dai giornalisti britannici, con il record detenuto da una coppia di “direttori” che presiedono 2.000 società, 1.200 lei e 800 lui, i coniugi Sarah ed Edward Petre-Mears (video), che operano preferibilmente ai Caraibi. I loro referenti in Gran Bretagna sono consulenti che, approcciati dai reporter, non hanno fatto una piega alla richiesta di occultare i proventi di corruzione in un paese straniero e non hanno fatto mistero del fatto che le persone alle quali saranno intestate le società di comodo non sanno e non sapranno chi sono i veri proprietari, e non vogliono nemmeno saperlo.
INGENUITA’ O CONNIVENZA? – Lo smacco per il governo britannico è severo, perché dopo la dichiarazione di vittoria nel 1999 gli intraprendenti abitanti di Sark hanno traslocato soprattutto alle Isole Vergini Britanniche e sull’isola di Nevis, che insieme a Saint Kitts è un regno indipendente nell’abito del Commonwealth.
La Regina è la stessa Elisabetta e il parlamento locale esprime in autonomia il governo che scandisce la vita dei circa 40.000 abitanti delle due isole. Il paese è il terzo per debito pubblico al mondo, il 185% del Pil, ma è un dato da prendere con le molle vista la presenza di legislazioni fiscali che inquinano l’immagine dell’economia locale con la domiciliazione di migliaia di società e un registro navale che conta più di 1.000 yacht, circa uno ogni 50 abitanti. source
LA COPPIA DEI RECORD – Qui la coppia è titolare società che controllano casinò, siti porno, immobiliari russe, unico limite sembra la fantasia e l’assoluta garanzia che nessuno saprà mai a chi appartengono quelle società, perché i governi locali non ritengono necessario saperlo. Se il governo di Nevis è tranquillo nel dichiarare che l’evasione britannica “non è un problema nostro” alle Isole Vergini promettono da tempo riforme, anche se non pare probabile che il governo si decida a sloggiare le società create dal 1984 a oggi, che hanno superato il milione, per meno di 30.000 abitanti.
L’UTILE COLONIA – Le Isole Vergini sono un vicino territorio britannico d’oltremare che ha ottenuto una certa autonomia e che se ne è servito per divenire un centro finanziario e destinazione del turismo d’élite, anche qui una legislazione molto generosa con i requisiti formali e sostanziali necessari alla costituzione di società anonima si è trasformata in un buco nella rete. Il tutto nonostante le isole siano invece di fatto e di diritto colonia britannica, con un governatore nominato dalla regina e un premier espresso dal voto locale. La colonia è diventata anche terreno di residenza e transito dei boss sudamericani della droga, tanto che alcuni rapporti britannici parlano del rischio di destabilizzazione rappresentato da queste presenze, che nelle società anonime trovano una perfetta copertura per i capitali sporchi.
IL CANALE DEI CAPITALI SPORCHI VERSO LA CITY – L’inchiesta ha cominciato anche a restituire i nomi dei beneficiari di molte di queste operazioni, è spuntato il Vladimir Antonov, che vive a Londra e che è diventato proprietario del Portsmouth FC, oltre ad essere impegnato a combattere una richiesta d’estradizione dalla Lituania, dove lo ricercano per il fallimento di una sua banca e sono spuntati diversi importanti e rispettabili investitori britannici e no, che ora probabilmente dovranno spiegare anche se, fino a prova contraria, la solo costituzione di società del genere non dimostra la commissione di reati o l’intenzione di frodare il fisco britannico. Tanto che buona parte degli investimenti immobiliari tracciati al riparo delle società anonime provengono dall’estero e hanno l’aspetto di capitali illeciti messi al riparo sfruttando la relativa solidità dell’investimento immobiliare in Gran Bretagna in tandem con la possibilità di costituire con estrema facilità uno schermo teoricamente impenetrabile a nasconderne la provenienza. Quasi tutti gli acquirenti dei progetti immobiliari più prestigiosi si presentano protetti da una società anonima.
DICE IL GOVERNO – Uno spettacolo edificante, che ha costretto il governo a intervenire e a promettere per bocca del segretario al commercio Vince Cable un’inchiesta sul fenomeno dei dirigenti prestanome: “Non siamo compiacenti o ingenui. Riconosciamo che ci sono persone che cercano di evadere o eludere” le leggi. “Posso assicurare che che indagheremo a fondo ogni singola accusa e che saranno adottate le misure opportune…
Se individueremo il bisogno di ulteriori iniziative come risultato di questa indagine, non avremo paura ad adottarle. Sarà un’impressione, ma difficilmente dalla Gran Bretagna verrà un colpo mortale a un sistema tollerato ormai da oltre 30 anni.
con la pressione fiscale che abbiamo e TTF in arrivo, sono in molti a chiedersi come poter continuare a lavorare e questa è una risposta 🙄
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Oh toh…qualcuno comincia a chiedersi dove finiscano i circa 400 miliardi (stima prudente OMS) di dollari all’anno del commercio mondiale di cocaina, ovviamente tutti in nero totale.