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Corte dei Conti lancia l’allarme: le troppe tasse, aggravano soltanto la recessione italiana

Scritto il alle 16:30 da balrock@finanzaonline

Le tasse aggravano soltanto la recessione in atto, lancia l’ allarme anche la Corte dei Conti, che ribadisce l’ inutilità del concentrarsi solo sul pareggio di bilancio. Chi paga le tasse ne pagherà sempre di più ( perchè prese alla fonte ), aumenteranno invece gli evasori e la tendenza sarà quella di avere una propensione ad eludere il fisco. Si rischia soltanto di entrare in un circolo vizioso che porterà ad una contrazione dei consumi e dei risparmi. Ieri, tanto per fare un esempio, la Confcommercio ci fa sapere che i consumi sono scesi ai livelli del 2006:

 

(ASCA) – Roma, 7 giu – L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segnala ad aprile una riduzione del 2,8% in termini tendenziali – quinto risultato negativo consecutivo da dicembre scorso e il peggiore da marzo 2011 – ed una flessione dello 0,3% rispetto a marzo. Nel mese di aprile ci sono state 19 giornate lavorative a fronte delle 20 di aprile 2011. Il dato congiunturale destagionalizzato corretto per i valori erratici e l’effetto dei giorni di calendario, conferma, comunque, la tendenza cedente dei consumi. Le dinamiche riflessive registrate dalla fine dell’estate hanno riportato i consumi su livelli analoghi a quelli del 2006.

Confcommercio rileva che il quadro d’insieme evidenzia un deterioramento della domanda per quasi tutte le macrofunzioni di spesa che compongono l’indice. La riduzione piu’ sensibile ha interessato, come di consueto, il segmento relativo alla mobilita’ (-16,0%), che sconta anche gli effetti del progressivo e deciso appesantimento del carico fiscale.

All’interno di questo aggregato, la continua flessione della domanda di autovetture da parte di privati sta determinando una diminuzione del parco circolante. Anche segmenti di consumo quali i beni e i servizi ricreativi e le spese per i beni e servizi per la cura della persona, che nei mesi precedenti avevano segnalato una certa dinamicita’, hanno mostrato, ad aprile, una dinamica non favorevole, con una stasi dei consumi rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. In deciso ridimensionamento sono risultati, ad aprile 2012, i consumi di abbigliamento e calzature (-4,1%), quelli per i beni e servizi per la casa (-3,4%) e quelli per l’alimentazione, le bevande ed i tabacchi (-4,0%). Continuano a fare eccezione alla generalizzata tendenza alla riduzione, i consumi per i beni e i servizi per le comunicazioni (+5,0), che segnalano peraltro un tasso di crescita decisamente piu’ contenuto rispetto a quanto registrato nei mesi precedenti.

 

Anche imprese ed aziende rischiano, con la nuova introduzione dell’ IMU, salassi che le metteranno ancora di più in difficoltà, a chi andrà bene paghera soltanto un 155% in più rispetto alla vecchia ICI, fino ad un massimo del 240%. Soltanto nel 2011, le attività che hanno portato i libri in tribunale era oltre 11.000, nel solo primo trimestre del 2012 le procedure di fallimento sono 3.000, 1.000 al mese e se il trend continua di questo passo, l’ anno in corso batterà il record precedente del 2011.

 

 

Pagheranno, nei casi peggiori, fino a tre volte e mezza in più rispetto alla vecchia imposizione Ici del 2011, il 240% di maggiorazione. Va un po’ meglio, ma di poco, ai proprietari di capannoni industriali i quali, laddove pagavano 100, pagheranno 255, un rincaro del 155%. Il vistoso aumento era emerso già a una prima lettura del decreto salva-Italia, ma né dal Governo, attraverso il decreto sulle semplificazioni fiscali, né dalle amministrazioni comunali in sede di rimodulazione delle aliquote, è arrivato alcun provvedimento in materia.

Da tenere d’occhio, per valutare gli aumenti, è la normativa nazionale: i nuovi moltiplicatori applicati alla rendita catastale gonfiano di un quinto, del 20%,  la base imponibile di centri commerciali e capannoni, del 60% quella degli uffici e del 62% quella dei negozi. Il resto arriva dalle nuove aliquote nazionali e, naturalmente, dalle “aggiunte” comunali.

 

 

Secondo l’ Istat la produzione industriale è in calo per il mese di aprile del -1,9% rispetto a marzo e  su base annuale di un -9,2%, nella media del trimestre febbraio-aprile l’indice è diminuito del 2,5% rispetto al trimestre immediatamente precedente. Quindi possiamo affermare, vedendo il trend della produzione italiana, che la situzione è uno dei periodi più cupi della storia economica nazionale.

Situazione non bella direi, cè solo da iniziare ad abbassare finalmente le tasse, cercando di invogliare ad aprire attività nel Belpaese, così facendo potrebbero ripartire i consumi e i risparmi, con conseguente riattivazione del circuito del credito, essenziale per una vera e propria ripresa dell’economia.

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