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La Russia e la Cina scalzano il dollaro
Secondo l’opinione di molti esperti, il ravvicinamento della Russia e della Cina mette a repentaglio il benessere del dollaro. Nel corso della recente visita a Mosca del premier del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, Li Kequiang, le parti hanno confermato il desiderio vicendevole di aumentare al massimo i pagamenti reciproci in rubli e in yuan. Gli esperti sottolineano che tale tendenza potrebbe alla fine sconquassare il
predominio economico degli USA.
In maggio Gazprom e la compagnia cinese CNPC hanno stipulato un contratto trentennale per la fornitura del gas alla Cina. Il valore complessivo del contratto è di 400 miliardi di dollari. I primi pagamenti in base a questo contratto saranno effettuati in yuan. Così, la Banca Centrale della Russia ha aperto una linea di scambio con la Banca Popolare della Cina per la somma di 150 miliardi di yuan (24,5 miliardi di dollari) con validità di tre anni. È stata la prima transazione internazionale nella storia realizzata nel settore dell’energia senza l’uso del dollaro, in yuan. È vero, un singolo contratto russo-cinese sul gas non inciderà in nessun modo sulla sorte del dollaro. Ma ci sono motivi di ritenere che anche altri contratti commerciali nel mondo saranno realizzati senza la valuta americana, dice Andrej Vinogradov, direttore del Centro di ricerche e previsioni politiche:
Il volume dell’interscambio tra Cina e Russia è abbastanza grande. Abbiamo bisogno di stabilità. La volatilità del cambio del rublo rispetto al dollaro incide negativamente sui rapporti commerciali ed economici bilaterali tra Russia e Cina. Ambo le parti sono interessate ad evitare i rischi legati al cambio delle valute. Uno dei metodi di stabilizzazione può essere appunto il passaggio ai pagamenti in valute nazionali.
L’apertura da parte della Banca Centrale della Russia di una linea swop con la Banca Popolare della Cina rappresenta il primo passo verso la stabilizzazione, fa notare Andrej Vinogradov. A causa delle sanzioni occidentali le compagnie russe sono a corto di crediti poco costosi. Di fronte alla chiusura degli abituali mercati del capitale occidentali, gli swop in yuan sono una via d’uscita del tutto giustificata dalla situazione. La Banca Centrale della Russia non dovrà, infatti, acquistare la valuta americana sul mercato.
È emblematico però come anche altri paesi, non soggetti alle sanzioni finanziarie occidentali, cerchino di ridurre la propria dipendenza dagli USA e dal dollaro. In estate i capi degli Stati BRICS hanno firmato un accordo quadro sulla creazione di un pool di riserve valutarie e della Nuova banca per lo sviluppo. Si tratta, in sostanza, di mini-analoghi regionali dell’FMI e della Banca mondiale che in molti anni di esistenza sono diventati strumenti di pressione politica degli USA.
Non solo, persino compagnie statunitensi passano ai pagamenti in yuan. Secondo i dati forniti da SWIFT, in un solo anno il volume delle transazioni realizzate in valuta cinese è aumentato di 3 volte. Per le compagnie americane è vantaggioso rinunciare al dollaro nel regolamento dei conti con i partner cinesi, in quanto in caso di transazioni in dollari aumenta l’importo della commissione.
A quanto risulta, la Cina pensa sul serio a creare un nuovo concorrente alla valuta mondiale di riserva. Adesso il governo cinese segue la linea di una graduale liberalizzazione della politica valutaria. È stato aumentato fino al 2% il corridoio commerciale entro il quale può variare il cambio dello yuan. È stata attenuata una serie di limitazioni sul movimento del capitale, dice Serghej Lukonin del Centro di studi sul Pacific Rim presso l’Accademia delle scienze della Russia:
Le autorità cinesi vogliono trasformare gradualmente lo yuan in valuta di riserva. A questo scopo viene aumentata l’incidenza dello yuan nei regolamenti internazionali. In seguito la Cina trarrà da ciò vantaggi finanziari, visto che lo yuan diventerà più stabile. Gli esportatori cinesi potranno aumentare i redditi. Ma la cosa più importante è questa: sebbene sia un processo lungo, se lo yuan diventasse valuta internazionale di riserva, la Cina potrebbe influenzare direttamente l’intero sistema finanziario mondiale. source
D’altronde, fa notare l’esperto russo, per il momento l’incidenza dello yuan nel commercio non corrisponde affatto al posto della Cina nell’economia mondiale. Nessuna banca centrale, eccetto la Banca della Cina, tiene riserve in valuta cinese. Lo yuan non è neanche una valuta di pagamento nel sistema CLS, al quale tocca più della metà di tutte le operazioni mondiali di conversione delle valute.
Risulta quindi poco probabile ridurre di colpo la dipendenza dal dollaro, rileva Serghej Lukonin. Alla valuta americana tocca come prima oltre il 70% dei pagamenti mondiali, mentre lo yuan occupa soltato il settimo posto nel mondo per la frequenza dell’uso. Ma niente impedisce alla valuta cinese di salire prossimamente in questa graduatoria. Cresce continuamente il numero dei paesi che vogliono lavorare direttamente con lo yuan evitando il dollaro.