Il sistema finanziario mondiale è irrimediabilmente in bancarotta e pronto a esplodere nuovamente come nel 2007-2008, ha ribadito Lyndon LaRouche nella teleconferenza del 17 maggio. L’economista americano che previde il crac globale con anni di anticipo ora ammonisce che il processo di bail-in (prelievo forzoso) adottato nella regione transatlantica ha reso la situazione ancor più precaria. Nel momento in cui fosse applicato, diciamo, ad una banca londinese, esso spazzerebbe via il sistema nel giro di poche ore e distruggerebbe la base di esistenza di milioni di persone. Sfortunatamente, le autorità finanziarie e i governi non ascoltano questi moniti ma, al contrario, si sono gettati a capofitto nel crac sostenendo sia il bail-in che il salvataggio classico (bail-out), quello fatto col denaro pubblico.
Thomas Honig, vicepresidente del fondo di garanzia dei depositi USA (Federal Deposit Insurance Corporation), ha denunciato pubblicamente la vulnerabilità del sistema in un intervento al Boston Economic Club il 7 maggio scorso. Prima della crisi, le otto principali banche USA avevano attivi di bilancio pari al 59 pc del PIL. Oggi le stesse banche hanno attivi pari al 65 pc del PIL. Nel 2008, il valore nozionale dei derivati contratti dalle tre principali banche era di circa 47 mila miliardi di dollari. Oggi le stesse banche hanno superato i 60 mila miliardi (dati di fine 2013). Si tratta dell’aumento di un terzo dai livelli pre-crisi.
Nonostante la conclamata riduzione della leva finanziaria e l’aumento delle riserve di capitale, le grandi banche mantengono una leva di quasi 22 a 1 in media. Il resto del sistema bancario è al di sotto di 12 a 1.
Non sorprende quindi che anche mezzi d’informazione “mainstream” come Die Welt comincino a riflettere una crescente preoccupazione. Il 14 maggio, sotto il titolo “Il nuovo mondo della bolla”, Die Welt ammonisce che il sistema finanziario presenta di nuovo aspetti critici come nel 2007. Secondo la Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea, i debiti verso le banche sono saliti del 33 per cento dal 2007 e oggi ammontano a 100 mila miliardi di dollari. I titoli spazzatura sono più che raddoppiati e nel 2013 ammontavano a 378 miliardi di dollari. Secondo il FMI, i prestiti a leva finanziaria sono saliti dai 389 miliardi del 2007 a 455 miliardi nel 2013.
Due indicatori specifici sono la bolla dei prestiti di studio negli USA, che hanno superato i millecento miliardi, e la bolla immobiliare britannica. A Londra i giovani possono acquistare la casa con un anticipo del 5 per cento, un mutuo che copre il 75 per cento e il restante 20 per cento coperto dallo stato.
La prova provata della situazione esplosiva viene da indiscrezioni sul fatto che la BCE si starebbe preparando a usare il “bazooka monetario” dopo il voto del 25 maggio.
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Fonti interne alla BCE, evidentemente in dissidio con le decisioni del Consiglio, hanno riferito alla Deutsche Wirtschaft Nachrichten che l’Istituto di Francoforte pomperà ingente liquidità nel sistema usando una combinazione di misure: da prestiti a lungo termine alle banche al taglio dei tassi, dall’acquisto di cartolarizzazioni ai tassi di deposito negativi presso la BCE. Esclusi, of course, gli acquisti diretti di titoli di stato. Il giornale tedesco mette in guardia i risparmiatori: la politica della BCE genererà inflazione e vi mangerà i risparmi.