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Dato preoccupante sulla Cina: continua la discesa della produzione manifatturiera del “dragone”.
Continua la discesa della produzione manifatturiera del “dragone”.
Anche se sembra si stia stabilizzando, da un anno a questa parte, la produzione cinese non cresce inducendo le autorità di quel paese a prendere provvedimenti incisivi (allentamento monetario con taglio dei tassi bancari e pressioni sul mercato del lavoro) che però non hanno portato ai risultati sperati.
La produzione in Cina è considerata un barometro principale dell’economia globale a causa del ruolo che Pechino ricopre come “grande esportatore” di beni ed energia.
E’ la seconda economia mondiale dietro gli USA, e come tante altre economie subisce di riflesso la crisi del debito in Europa ed il rallentamento in atto nell’economia statunitense.
Per questo motivo, nelle ultime settimane, molti economisti hanno declassato le loro aspettative di crescita per la Cina, che, in attesa dei prossimi avvicendamenti politici nella leadership nazionale, conferma di voler attuare un nuovo ciclo di investimenti ed infrastrutture per un valore di 157 mila dollari in 55 progetti, tra cui 25 nuove linee della metropolitana, strade e vie navigabili.
Infatti la previsione di UBS e Goldman Sachs hanno portato mediamente la previsione manifatturiera cinese dal preventivato 8% al prevedibile 7,5-7,6% per quest’anno.
Stamane infatti, i chiari di luna provenienti dal paese asiatico (e le contese belligeranti col Giappone) hanno depresso i mercati, impegnati come sono, nel sentiment della crisi dei debiti sovrani, che a questo punto percepiscono le prospettive future come sempre più complicate.
Dando un’occhiata poi alle correlazioni mercati sicuramente qualcosa non quadra. Un motivo in più per stare sempre e costantemente sul chi va là! Appunto per questo voglio fare con voi due riflessioni
In un ipotetico marasma, un vecchio saggio sicuramente scuoterebbe la testa ed esclamerebbe: “Difficoltà ci saranno sempre, bisogna solo capire per poter sopravvivere”!
E visto l’andazzo mostrato dai mercati in questi ultimi tempi, questa filosofia cade proprio a fagiolo.
Allora per non scoraggiarsi, si fa ricorso alla propria esperienza, all’euristica, alla statistica, all’empirico ed a tutto ciò che può servire per infondere a se stessi, una parvenza, seppur parziale, di una comprensione logica, sul “modus operandi” della propria attività.
Di questi tempi poi, mercati ed economia reale, registrano disallineamenti a dir poco ambigui, viste le montagne russe e la persistente volatilità delle correlazioni, fra i vari settori dell’economia mondiale.
Non si capisce più se si può far fede a certi atteggiamenti o se invece bisogna diffidare da quest’ultimi.
Il buon Vecchio Charles Dow, inventore dello storico “Dow Jones Industrial Average” visti i chiari di luna che aleggiano sui mercati dei nostri giorni, avrebbe sicuramente parecchio da ridire.
Perciò con calma cerco di capire, impegnandomi a scovare motivi macro economico-politici che potrebbero influenzare un disallineamento piuttosto che un altro, ma niente (o quasi), tutto rimane coperto da un alone più che sfocato.
Per fortuna, se la sai usare con intelligenza, internet t’aiuta a farti un’idea su quello che sta succedendo ed agire di conseguenza.
Per i tradizionali canali d’informazione invece, è meglio stendere un velo pietoso, catechizzati come sono da una linea editoriale, che sistematicamente detta regole rigide gestite spesso con dovizia maniacale.
Per non parlare degli “annunci“ di coloro che tirano le fila in questa dissennata economia, che per incongruenze politiche o campanilismi più disparati, spesso e volentieri non danno seguito esecutorio ai tempi previsti in agenda, aiutando così a dilatare sempre di più le successive canoniche reazioni, come Keynes e Friedman ci hanno insegnato.
Una cosa è certa però, i tempi che stiamo vivendo non sono facili e sicuramente non aiutano ad essere sereni, anzi, tolgono il sonno a parecchi operatori del settore e non solo.
Risultato di tutto questo….si vive alla giornata, s’accorciano i tempi di previsione usando time frame sempre più brevi, cogliendo la logica del trader che, a differenza dell’ignaro investitore, cinicamente compra e vende attenendosi semplicemente solo ai signal-trend indicati dai mercati .