in caricamento ...
Crisi: l’Italia sta prendendo la via greca, 9 milioni sono costretti a rinunciare alle cure mediche
Ormai è chiaro e sempre più lampante, la nostra Penisola sta prendendo la strada greca dell’ austerità con tutti i suoi contro, nonostante siano stati rifiutati gli aiuti che ci sono stati proposti per ben due volte ( altrimenti avrebbeo dovuto intaccare anche i privilegi e stipendi della casta ), il primo col governo Berlusconi e il secondo col governo Monti. Questa austerità inizia a mietere le sue vittime portando a galla tutte le difficoltà in esse celate. Tra un potere d’acquisto ridotto al lumicino e le difficoltà di arrivare per molti alla terza settimana, in 9 milioni sono costretti a rinunciare ai servizi sanitari a causa delle difficoltà economiche. L’ allarme arriva dal Censis, secondo cui, 2,4 milioni sono anziani, 5 milioni vivono in coppia con figli, 4 milioni resiedono nel Mezzogiorno che non hanno potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie.
La sanità che peggiora. Parla di una sanità in peggioramento nella propria regione il 31,7% degli italiani, con un balzo di 10 punti percentuali in più nel 2012 rispetto al 2009, quando erano il 21,7%. Le persone che avvertono invece un miglioramento sono diminuite di oltre 7 punti percentuali.
Il gap delle risorse pubbliche. Nel 2015 è previsto un gap di circa 17 miliardi di euro tra le esigenze di finanziamento della sanità e le risorse disponibili nelle regioni. I tagli alla sanità pubblica abbassano la qualità delle prestazioni e generano iniquità. Per questo è prioritario trovare nuove risorse aggiuntive per impedire che meno spesa pubblica significhi più spesa privata e meno sanità per chi non può pagare.
La sanità integrativa, opportunità per una sanità equa e sostenibile.La sanità complementare in Italia è un universo composto da centinaia di Fondi integrativi, a beneficio di oltre 11 milioni di assistiti, che svolgono un ruolo ampiamente sostitutivo e colmano i vuoti dell’offerta pubblica. La ricerca di Rbm Salute-Censis ha riguardato 14 Fondi sanitari per oltre 2 milioni di assistiti e importi richiesti per prestazioni pari a oltre 1,5 miliardi di euro nel triennio 2008-2010. Il 55% degli importi dei Fondi integrativi ha riguardato prestazioni sostitutive (ricovero ospedaliero, day hospital, ecc.) fornite in alternativa a quelle dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) del Servizio sanitario. Il restante 45% degli importi ha riguardato prestazioni integrative (cure dentarie, fisioterapia, ecc.). Tra le varie tipologie di Fondi integrativi esistenti, sono i Fondi aziendali, rispetto a quelli istituiti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garantire in misura maggiore la copertura anche alle famiglie degli iscritti (inclusi i più vulnerabili, minori e anziani).
Questi sono i principali risultati della ricerca di Rbm Salute-Censis «Il ruolo della sanità integrativa nel Servizio sanitario nazionale», promossa in collaborazione con Munich Re, presentata oggi a Roma al «Welfare Day», in cui sono intervenuti, tra gli altri, Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, Roberto Favaretto, Presidente di Rbm Salute, Carla Collicelli, Vicedirettore del Censis, e Marco Vecchietti, Direttore Generale di Previmedical.
Il Belpaese invece di crescere, si dimostra sempre più in affanno, secondo i dati Istat resi noti il 22 maggio, il potere d’acquisto delle famiglie italiane è sceso di circa il 5% dal 2008. Questi dati dimostrano quale è il problema dell’Italia, ossia che, a causa dello scoppio della crisi economica, il Governo italiano si è preoccupato solo di salvare le banche e di ottenere il pareggio di bilancio, seguendo senza ciglio battere, i dettami europei e della Germania, ma non di aiutare le famiglie in difficoltà, salvaguardando la capacità di spesa degli italiani, le retribuzioni reali e, quindi, i consumi. Così il Codacons commenta questi dati.
Per il Codacons “il 40% delle famiglie italiane è ormai, in condizioni di difficoltà. Al di là dei dati ufficiali Istat che prendono in considerazione solo le persone sotto la soglia di povertà, le famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese sono ormai il 40%. Una condizione non certo aiutata dall’aumento indiscriminato dell’Iva, delle accise e di tutte le tasse e balzelli vari, che hanno infiammato l’inflazione, una tassa invisibile che colpisce in primo luogo i ceti a più basso reddito, che sono ormai la maggioranza.