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La politica della Germania in tempo di crisi, si decide sempre di piu’ a Francoforte. Che cosa vogliono le autorità monetarie di Francoforte?

Scritto il alle 09:34 da carloscalzotto@finanza

Chi comanda davvero in….Germania?

Su Die Zeit, il popolare economista Mark Schieritz, ci racconta che ad un anno dall’insediamento di Weidmann, è la Bundesbank a dettare le linee di politica economica al governo di Berlino. La banca centrale tedesca può contare sull’appoggio dell’opinione pubblica e il governo è appiattito sulle posizioni della Bu/Ba.
La politica della Germania in tempo di crisi, si decide sempre di piu’ a Francoforte. Che cosa vogliono le autorità monetarie di Francoforte?

Il 4 novembre dello scorso anno rimarrà a lungo nella memoria della cancelliera. In quel giorno, era un venerdì, Angela Merkel siedeva con i suoi omologhi del club G20…
Si parla della crisi, e i francesi hanno fatto una proposta insolita: le banche centrali nazionali devono cedere una parte delle loro riserve in valuta estera al FMI, che con questo denaro dovrebbe calmare i mercati.

Un accordo sulla proposta viene raggiunto rapidamente, manca solo l’approvazione di Weidmann, che è rimasto in Germania. Viene informato – ma dice no alla proposta. Nella riunione ci si agita. “Chi è quest’uomo, chi ha il suo numero?” sbuffa Barack Obama. Il telefono di Weidmann continua a squillare, ma la sua posizione non cambia. Per lui il piano del G-20 resta un finanziamento agli stati da parte della banca centrale. I capi di stato se ne vanno senza avere ottenuto nulla.

Un banchiere centrale tedesco che si immischia nella politica internazionale? Non accadeva da tempo, ma ora dovremo abituarci. Nei mesi scorsi in Germania è emerso un nuovo centro di potere: la Bundesbank a Francoforte sul Meno. Un anno dopo l’avvio della presidenza di Weidmann la Bundesbank è sempre piu’ protagonista sulla scena.

Da quando in Europa si sta cercando una via di uscita alla crisi, la Bundesbank ha un ruolo decisivo. Per le autorità monetarie è un esercizio di equilibrismo: devono lottare per difendere i loro principi, ma riconoscere quando questi minacciano di diventare un dogma.

Con l’introduzione dell’Euro il potere della Bundesbank si era ridotto. Da allora infatti la BCE è responsabile per la politica monetaria. La Bundesbank era stata trasformata in un organo esecutivo, con pochissima voce in capitolo. La banca centrale tedesca aveva dovuto ridurre il personale, e i lavoratori rimasti ricordavano con piacere i bei tempi in cui una parola della Bundesbank faceva tremare i mercati mondiali e Jacques Delors, il presidente della Commissione EU, diceva: “non tutti i tedeschi credono in Dio, ma tutti credono nella Bundesbank”.

Il punto piu basso è stato raggiunto in una sera di autunno di cinque anni fa, quando la Bundesbank ha festeggiato il suo 50 esimo anniversario allo Zoopalais di Francoforte. Il presidente della BCE vi ha partecipato, e la Cancelliera ha tenuto il suo discorso. Ha parlato dei successi del passato, del mito fondatore della Bundesbank, l’inflazione della Repubblica di Weimar, e del suo compito attuale: occuparsi della stabilità dei prezzi. Ma è un viaggio nel passato. Le notizie sui giornali suonano come necrologi.

Ancora oggi la banca centrale si trova in un complesso di edifici degli anni ’70 alla periferia di Francoforte. L’interno è dominato da tappeti spessi e pareti rivestite in legno, su cui le opere della propria collezione d’arte sono un po’ fuori luogo.

Già il predecessore di Weidman, Axel Weber, aveva portato nella banca centrale degli economisti giovani e intelligenti. Con l’aiuto della sua squadra finanziaria ha tenuto sotto controllo la crisi finanziaria. Quando Weidmann lo scorso anno dalla cancelleria di Berlino si è spostato alla Bundesbank, il rinnovamento è andato ancora avanti.

Ma il presidente della Bundesbank è tornato di nuovo potente. I disturbatori come Thilo Sarrazin sono stati fatti fuori e numerosi nuovi specialisti sono subentrati. Nel frattempo la banca centrale ha assunto di nuovo personale: dal 2010 sono stati assunti piu’ di 100 esperti in materia di vigilanza bancaria e stabilità finanziaria.

Avranno sicuramente molto da fare. Secondo i piani del governo, al ministero delle finanze di Berlino a breve dovrà essere operativo un comitato di specialisti per controllare i mercati finanziari. Sembra banale, ma è una piccola rivoluzione. Il gruppo potrà in questo modo obbligare le banche a ridurre la concessione di prestiti immobiliari, nel caso in cui i prezzi delle case dovessero crescere eccessivamente. In seno al comitato la Bundesbank si è aggiudicata un diritto di veto – e in questo modo un’ampia possibilità di influenzare i flussi di credito in Germania.

Weidmann nelle trattative politiche usa la sua buona relazione con la cancelliera, con cui ha lavorato per 5 anni come consulente economico. Nei mesi scorsi ha incontrato piu’ volte a Berlino il suo precedente capo per dei lunghi colloqui . E in diverse occasioni, dopo questi incontri la Merkel ha pronunciato frasi, che la Bundesbank aveva utilizzato in precedenza come un motto. Il concetto di un’unione fiscale europea lo aveva accennato Weidmann per la prima volta in settembre in un discorso davanti all’associazione delle imprese familiari a Colonia. In un discorso di fronte al Bundestag, poche settimane, dopo la Cancelliera ha fatto proprio il concetto.

Anche la negoziazione di Cannes al G20 non è rimasta senza conseguenze. A Francoforte accusano l’ufficio della cancelliera di non aver bloccato per tempo le proposte francesi Dopo il vertice la Bundesbank ha inviato un proprio rappresentante a Berlino. E’ rimasto piu’ settimane ed ha lavorato in collaborazione con il successore di Weidmann alla cancelleria, Lars Hendrik Roeller. Il compito dell’inviato era di rafforzare le competenze monetarie del dipartimento di economia. Nella CDU è stata interpretata così: deve mettere il governo in linea con la banca centrale.

La consulenza alla politica è uno dei compiti della Bundesbank – e Weidmann non si limita certo al governo in carica. Ha già incontrato Sigmar Gabriel, Frank-Walter Steinmeier e Jürgen Trittin e ha scambiato opinioni con i vertici della IG Metall. I socialdemocratici, come ha osservato la Bundesbank, da allora sono piu’ cauti con le loro richieste di Eurobond.

Alla Bundesbank non sono mai stati entusiasti della moneta unica. Una moneta unica doveva essere introdotta solo al termine di un lungo processo di integrazione politica ed economica; così argomentavano negli anni ’90, quando sono state gettate le fondamenta dell’Euro. E di quell’analisi oggi sono un po’ anche orgogliosi – ora che i governi vorrebbero creare una unione politica come reazione a questa crisi.

Come questa dovrebbe essere, è stato l’oggetto di molte riflessioni – con a volte dei risultati sorprendenti. Così la Bundesbank ritiene una messa in comune dei debiti come realizzabile, solo se prima la politica di bilancio è stata messa in comune: altrimenti i viziosi potrebbero vivere a spese dei risparmiatori. E’ anche a favore di un fondo di salvataggio per le banche europee, a patto che vi sia un’autorita di controllo bancaria europea, perché diversamente l’uso dei fondi di salvataggio non potrebbe essere controllato.

Gli Stati Uniti d’Europa, questo sarebbe secondo la visione della Bundesbank un quadro coerente per l’Europa. Un federalismo leggero, nel quale ognuno è responsabile per il proprio destino, è all’incirca il concetto. Una via di mezzo, dove l’Europa è responsabile in solido, ma dove gli stati non rinunciano alla propria sovranità, non sembra essere gradito alla banca centrale.

La politica monetaria è positiva solo se gli incentivi sono giusti, da sempre questa è la visione della Bundesbank – e la continuità è un valore importante. I quasi 4000 dipendenti della banca centrale si danno molto da fare su ogni materia, prima che la banca centrale prenda una decisione. Una volta presa, raramente viene rivista. Il potere degli apparati è piu’ grande che in ogni altra autorità tedesca.

Weidmann riesce a gestire l’intero sistema. Molto prima di entrare nella banca, ha lavorato come segretario generale del comitato di esperti per la definizione dell’Agenda 2010. Al dibattito sulle nuove misure di sostegno alla crescita, del resto, crede molto poco. L’allentamento delle misure di austerità in Europa sarebbe “controproduttivo”, sostiene Weidmann. Proprio in tempi di grande incertezza è importante che la politica resti credibile e che a questi principi si attenga. Il consolidamento fiscale e le riforme strutturali sono la migliore politica della crescita, perchè attraverso di queste le aziende riacquistano la fiducia perduta e la performance dell’economia migliora.

Le riforme sono piu’ importanti delle politiche anticongiunturali – ma non tutti la pensano così, e soprattutto di questi tempi, in cui è in gioco il futuro dell’unione monetaria. Weidmann per le sue convinzioni deve fare campagna. Come ad esempio un lunedi di 2 settimane fa. Il prestigioso Economic Club di New York l’ha invitato. L’associazione esiste già dal 1907, prima di lui solo 2 presidenti Bundesbank vi avevano tenuto un discorso: Karl Otto Pöhl e Hans Tietmeyer.

E’ un territorio ostile per un uomo della Bundesbank: boss di Wall Street ed economisti amiericani – tutti in sala pensano che le grosse crisi si possono risolvere solo con grandi quantità di denaro e i tedeschi con le loro politiche rigoriste non fanno altro che peggiorare la situazione. La loro convinzione: senza il sostegno dei governi le economie in crisi collasseranno, e dopo non rimarrà nulla da poter riformare.

Weidmann tiene il suo discorso. Mette in guarda dagli effetti collaterali del denaro a buon mercato e dall’eccesso di compiti delegati alle banche centrali, che sempre di piu’ sono chiamate a sostituire i governi nazionali. Poi è il turno delle domande. Lo sguardo esigente di Weidmann si rivolge verso il pubblico e risponde alle domande con una voce calma e un sorriso. Ai margini della sala si avvicina a lui John Paulson, uno dei piu’ scaltri gestori di fondi del mondo. Gli confida le sue preoccupazioni: i sussurri del gigante finanziario al banchiere centrale.

Alla BCE le cose non vanno sempre così bene. Spesso la Bundesbank viene messa in minoranza – una delle ultime volte è stato in dicembre, quando il presidente Mario Draghi, contro la volontà dei tedeschi ha abbassato i tassi. Il presidente della Bundesbank nel consiglio direttivo della BCE ha solo un voto come tutti gli altri membri. E soprattutto le autorità monetarie del sud Europa, di fronte alla necessità economica, spingono la BCE ad agire rapidamente.

E Weidmann nel dibattito economico all’interno del circolo dei banchieri centrali può ancora guadagnare punti a suo favore. Ha una comprensione profonda e una posizione chiara – e nell’ufficio della cancelleria ha imparato come si stringono alleanze. Soprattutto ha un potente alleato: l’opinione pubblica tedesca che nel dubbio è quasi sempre a fianco della Bundesbank. E la banca centrale sa come usare questa stima.

Ciò ha conseguenze sugli equilibri di potere nel consiglio BCE. Mario Draghi non può rischiare di perdere l’appoggio della popolazione tedesca alla BCE. Per questo si sforza di evitare uno scontro aperto con Weidmann. “Dobbiamo trovare delle soluzioni, con cui la Bundesbank può andare daccordo” ha dichiarato un membro del consiglio. Così Weidmann ha evivato che il fondo di salvataggio si rifornisse di denaro dalle banche centrali – ed è riuscito ad imporre che le banche centrali non debbano piu acquistare obbligazioni statali.

Quando la BCE ha messo a disposizione delle banche un trilione di Euro, Weidmann ha manifestato delle riserve. Ma alla fine ha deciso di evitare di mobilitare l’opinione pubblica tedesca. Forse perchè la decisione è stata presa in un momento in cui l’unione monetaria era sull’orlo di un precipizio. Una controversia nel consiglio della BCE sarebbe stato un colpo mortale per la moneta unica.

Con la crescita di potere, cresce anche la responsabilità e la necessità di trovare compromessi. Per la Bundesbank questa è una sfida – che appartiene ugualmente alla sua identità: ai tempi del D-Mark le autorità monetarie hanno permesso in piu’ occasioni che entrasse in circolo piu’ denaro di quanto non suggerissero le sue stesse regole. source

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