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Tasse: RISPARMIARE E’ QUASI UNA MISSIONE IMPOSSIBILE, ecco un quadro della situazione

Scritto il alle 09:35 da carloscalzotto@finanza

Il principale degli effetti che la crisi – che ormai si trascina da 3 anni – è l’impossibilità per i cittadini di risparmiare. Peggio ancora, le ultime statistiche ci dicono che molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese con lo stipendio che percepiscono.
 Quando sentite i politici che bisogna fare qualcosa per la crescita, bisognerebbe ricordare loro – come ha ben spiegato David Boaz – “il modo per produrre crescita economica reale è attraverso il risparmio ed il suo investimento”.

C’è chi si meraviglia, ma era tutto previsto dagli economisti di scuola austriaca, che non solo han detto che la crisi del 2009 era solo l’inizio della
fine di un sistema immorale e fondato sul debito, ma sostenevano anche che i contraccolpi causati dal continuo interventismo statale sarebbero stati ferali. Puntuale la conferma : “Nell’anno della crisi sovrana gli italiani danno e chiedono sempre meno ai loro istituti. Solo 25 miliardi di contributo dai privati alla raccolta bancaria (-80% su base annua), di cui solo 6 dai depositi. Per contro, nel quarto trimestre 2011 la domanda di credito per investimenti fissi è crollata: meno 50%, peggio che dopo il crac Lehman”.

Siamo nell’epoca delle vacche magre, l’impoverimento inizia dall’evaporazione del risparmio e dove non c’è risparmio, non c’è capitalismo sano, quello vero, non quello che vive di sussidi pubblici e alle spalle dei contribuenti. Già nel luglio del 2011, la Confcommercio fotografava così l’Italia: “Il risparmio delle famiglie è crollato negli ultimi vent’anni del 60% mentre il mattone si conferma il bene rifugio per eccellenza”. Il carico da undici lo aggiungeva l’Istat, che aveva inserito tra i poveri ben 8 milioni di cittadini.

Dal 1990 ad oggi, il risparmio complessivo delle famiglie italiane si è ridotto di circa 20 miliardi di euro. “Se all’inizio del periodo per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23 – si leggeva nello studio dell’associazione di cui sopra – oggi le famiglie riescono a metterne da parte meno di dieci. Nello stesso periodo con un reddito disponibile stagnante e sostanzialmente invariato dal 1990 al 2010, il risparmio annuo pro capite, in termini reali, si è ridotto di quasi il 60% (circa 4.000 euro nel 1990, 1.700 euro nel 2010); un terzo delle famiglie italiane ritiene l’investimento in immobili la principale forma di utilizzo – soprattutto a fini cautelativi – del surplus monetario”.

Il risparmio di oggi, e non è poco, è quello accumulato dai nostri nonni e padri, che oggi sono il vero ammortizzatore sociale disponibile per i giovani, ma è anche il bottino che lo Stato ha deciso di rapinare, basti pensare alla reintroduzione dell’Ici sulla prima casa.

A fronte di una “caduta impressionante della raccolta di risparmio, passata da da 130 a 24 miliardi”, di una riduzione drastica delle richieste di prestiti, di imprese ferme al palo e con problemi di credito, di un aumento senza eguali del costo del denaro per aziende e famiglie (nonostante Draghi continui a regalare euro ai suoi amici banchieri) e di un boom senza precedenti dei crediti non restituibili” è difficile vedere un futuro roseo.

Pensate ai titoli di Stato, un tempo rifugio dei risparmiatori: oggi sono le banche italiane, e quelle spagnole, ad aver incrementato in maniera decisa i loro acquisti di titoli di stato, grazie alle misure volute dalla BCE, ovvero quasi 1000 miliardi concessi agli istituti di credito per sostenere i debiti pubblici nazionali. I risparmiatori privati preferiscono portare i loro denari in Svizzera o in Liechtenstein e Lussemburgo. Non senza ragioni ovviamente. fonte

IL RISPARMIO IN ITALIA: ECCO DOVE E’ CONCENTRATO….

RISPARMIO FINANZIARIO 2010
Consistenze di fine periodo per regione in milioni di Euro, pro capite in Euro.
Fonte: Banca d’Italia-Eurosistema, Dossier Economie Regionali – Giugno 2011

Consistenze in milioni  Depositi pro capite in Euro
Lombardia
126.213
12.726
Trentino-SudTirolo
12.774
12.318
Emilia-Romagna
52.158
11.769
Lazio
66.700
11.643
Valdaosta
1.405
10.977
Liguria
17.654
10.918
Piemonte
47.971
10.763
Toscana
37.243
9.931
Friuli
12.242
9.905
Veneto
48.684
9.859
Marche
15.186
9.706
Umbria
7.158
7.901
Abruzzo
10.518
7.838
Puglia
25.326
6.191
Campania
35.715
6.128
Sardegna
9.983
5.960
Basilicata
3.216
5.479
Sicilia
27.135
5.373
Molise
1.580
4.938
Calabria
8.678
4.315

Il dato della Regione Lazio tiene conto dei redditi delle tante società statali, parastatali o nazionali che hanno la loro sede fiscale a Roma, oltre che delle retribuzioni della burocrazia statale concentrata nella capitale.

 

3 commenti Commenta
kry
Scritto il 13 Marzo 2012 at 10:12

Risparmiare non è più possibile. Nei primi anni 90 si risparmiava grazie a tassi superiori del 10% che si ottenevano dai titoli di stato, ora lo stato ci sta chiedendo la restituzione di quei soldi con i relativi interessi mediante le tasse. Venendo a mancare un entrata e aumentando le uscite il futuro non potrà che essere nero.

atomictonto
Scritto il 13 Marzo 2012 at 10:18

Non ci può essere “capitalismo sano” in Italia perchè gli Italiani per indole rifiutano il concetto base del capitalismo, che è la CONCORRENZA, rifugiandosi quasi istintivamente per cultura nel CONSOCIATIVISMO.
Se un gestore di baracchino, per esempio, su di una spiaggia Italica alza il prezzo di una cocacola da 2,50 a 3 euro quelli dei baracchini di fianco NON abbassano a 2,30 mettendo un bel cartellone ma automaticamente alzano tutti a 3 euro pensando “eh…io chi sono, l’unico scemo che la vende a poco?!”.
Questa mentalità si ritrova a tutti i livelli, dal gestore di baracchini fino ai direttori commerciali delle grandi banche, delle assicurazioni etc.
Fa parte della mentalità storica di questo Paese.

Scritto il 13 Marzo 2012 at 23:50

atomictonto@finanza:
Non ci può essere “capitalismo sano” in Italia perchè gli Italiani per indole rifiutano il concetto base del capitalismo, che è la CONCORRENZA, rifugiandosi quasi istintivamente per cultura nel CONSOCIATIVISMO.
Se un gestore di baracchino, per esempio, su di una spiaggia Italica alza il prezzo di una cocacola da 2,50 a 3 euro quelli dei baracchini di fianco NON abbassano a 2,30 mettendo un bel cartellone ma automaticamente alzano tutti a 3 euro pensando “eh…io chi sono, l’unico scemo che la vende a poco?!”.
Questa mentalità si ritrova a tutti i livelli, dal gestore di baracchini fino ai direttori commerciali delle grandi banche, delle assicurazioni etc.
Fa parte della mentalità storica di questo Paese.

E lo dici a me che sono un ex imprenditore!!! Purtroppo la nostra mentalità è proprio del tipo di cui parli tu…che cmq è “sempre”condizionata dall’esagerata pressione fiscale a cui si è sottoposti. Non te lo puoi permettere di abbassare i prezzi. Se li abbassi è un suicidio.

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