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Dopo il decoupling tra USA e Europa, Fly to Quality? No, grazie!
Sembra essere questo il pensiero che serpeggia nelle menti dei gestori di mezzo mondo. Mentre nel 2011 abbiamo assistito ad un duro decoupling tra USA e Europa, soprattutto nella seconda metà dell’anno, il 2012 sembra esser partito con un’altra musica. Un melodia dapprima lenta e cauta fino all’allegro maestoso di queste ultime sedute. Grazie indubbiamente alle scelte accomodanti della BCE ed a qualche dato economico timidamente ottimista (non diciamo positivo perchè saremmo ancora un po’ folli) i mercati hanno preso via via fiducia, ingrediente fondamentale per un ripresa più strutturata. Non voglio stare qui ora a disquisire su quali potranno essere le conseguenze di questi piani di intervento, QEn – LTRO – ESM ecc, se ne parla fin troppo e spesso con un conoscenza degli argomenti scarsa.
Mi premeva invece maggiormente evidenziare alcune caratteristiche dei movimenti di questi giorni sui mercati. Fly-to-Quality come detto un lontano ricordo al momento, ma addirittura stiamo assistendo ad un, seppur non estremo, Fly-to-Risk. Questo lo possiamo individuare dal ratio tra Big Cap e Small Cap, comparando i relativi indici di riferimento, rispettivamente S&P500 e Russell2000. Come evidente dal primo grafico la linea del rapporto in questione sta riprendendo vigore in maniera più accentuata proprio dall’inizio del 2012. Questo significa che molti gestori stanno dando fiducia al mercato e sbilanciandosi leggermente più verso i sottostanti in grado di dar loro un leggera overperformance rispetto alle big cap più lente e pesanti. Appunto un leggero Fly-to-Risk che sta affermandosi.
Questo atteggiamento operativo è ben visibile anche nel breve termine; nel secondo grafico infatti potete visualizzare l’andamento intraday dei relativi ETF ( in rosso lo $SPY delle Big, in verde $IWM delle small ) dove si evidenzia una decorrelazione marcata nel pomeriggio tra i due assett che si accentua notevolmente proprio in chiusura. I gestori quindi sembrano cercare maggiori performance, nonostante qualche rischio maggiore dato dalle small caps, alleggerendo un poco il peso delle Big e delle High Yield (vedere anche terzo grafico dove in rosso trovate appunto l’intraday in rosso del $HYG e in verde sempre le small $IWM). Da notare che, mentre questa tendenza nel ribilanciamento dei gestori è comune e solitamente legata a movimenti di più ampio respiro, nel brevissimo termine questo divario cresciuto aumentato bruscamente potrebbe fornire una valida opportunità per il trading veloce tramite l’apertura di una posizione di spread +Long Big Cap / -Short Small Cap (+DIA +SPY / -IWO -IWM o eventualmente per i più aggressivi direttamente con ifutures +ES / -TF ).
Possiamo constatare la maggiore solidità apparente di questa nuova tendenza anche avvalendoci di indicatori e informazioni di ampiezza del mercato. Nella tabella qui sotto infatti vediamo come praticamente tutti gli etf geografici globali abbiano partecipato al movimento e tutti stiano scambiando a prezzi superiori alle media mobile a 50 periodi.
Ma in questo quadro con Fly-to-Quality che è off e fuori moda, e anzi assistiamo a un leggero Fly-to-Risk, che fine ha fatto il tanto temuto Fear Index, indice della paura, VIX ? Il Vix arrivava già da un drammatico mese di dicembre dove, causa seasonality e holiday effects, era piombato in maniera abbastanza brutale. In gennaio le cose non sono andate meglio e ora ci troviamo con una HV (historical volatility) sottoterra. La lettura odierna segna un’imbarazzante 7.5%… imbarazzante se pensiamo che pochi mesi fa si ragionava in termini di 40%/45%. Credo sia quindi importante spendere qualche minuto per vedere quanto questo valore sia estremo o meno in funzione di quelle che son state le letture storiche.
Nel primo grafico vediamo la distribuzione dell’historical volatility negli ultimi 20anni che mostra una distribuzione statistica maggiore tra l’8% e il 12%, facilmente individuabile anche solo a vista. Quindi il valore odierno si posizionerebbe nella parte bassa della distribuzione, ma pur sempre un valore normale se confrontato con le letture di lungo termine.
Ma 20 anni sono indubbiamente tanti e i mercati sono profondamente cambiati in questo periodo; confrontiamo quindi la lettura odierna con i valore solo degli ultimi 5 anni. In questo secondo grafico notiamo immediatamente una distribuzione meno omogenea e un range di maggiore distribuzione più difficile da individuare. Indicativamente possiamo affermare che la maggior parte dei dati è contenuta nel range 12% e 19% circa. In questo caso la lettura odierna si posiziona a valori particolarmente negativi indicando una situazione piuttosto tirata. Molti gestori probabilmente sperano, con il loro Fly-to-Risk che abbiamo evidenziato prima, che la lettura del 7.5% di oggi sia un valore “nuovamente normale” anche se al momento un po’ basso. La loro speranza è quella quindi di essere in un nuovo 2006 con bassissima vola e buona costanza e solidità dell’uptrend. Al momento comprare vola non significa solo speculare su una lettura “estrema” della volatilità, ma “scommettere” anche su un’inversione ribassista dell’equity senza la quale, in queste condizione, non assisteremo mai e poi mai ad un’esplosione del nostro tanto amato Vix. Quindi massima attenzione, perchè non mi stancherò mai di ricordare che comprare volatilità è come comprare un’assicurazione , si paga il tempo e quindi mantenere posizioni long di vola ha un costo non indifferenze (dato dal contango presente nell’attuale term structure del future) sia sul future che su ETF.
Hoffy:
effettivamente è così, e sui cambi trend ci sono tutti gli avvisi.
Molto pro… complimenti
quando si impegna lo fa per davvero…
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effettivamente è così, e sui cambi trend ci sono tutti gli avvisi.
Molto pro… complimenti