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Unicredit, ricapitalizzazione e timori delle nostre banche
Ghizzoni è stato come minimo poco ravveduto?
Una ricapitalizzazione fatta in tempi come questi sembra un autogol dalle conseguenze quanto meno imprudenti. Dopo tentennamenti e ritardi, nel prendere decisioni per l’adeguamento dei paramentri imposti dal EBA e dopo che il Financial Stability Board ha ammesso il Gruppo Unicredit nell’importante (ma anche scomodo) elenco delle banche sistemiche, il Board di Piazza Cordusio si trova nell’occhio del ciclone. I
timori (non tanto nascosti) dei managers della 1^ banca italiana, fanno da apripista ad altre paure per le altre banche nostrane, che da qui a giugno dovranno affrontare lo stesso problema. Certo, agli occhi del mondo economico, l’esempio non è stato dei migliori, si poteva fare meglio e prima, salvaguardare di più i piccoli azionisti e le Fondazioni che tanto hanno contribuito all’espansione di Unicredit. Ora però che il coperchio è saltato, bisogna correre ai ripari. Forse nella prossima assemblea del Gruppo qualche testa salterà, e sarà un monito per altri managers chiamati a dirigere i nostri gruppi finanziari.
Se Unicredit ha problemi che dire di Royal Bank of Scotland di fatto FALLITA e salvata pompando dentro soldi pubblici a manetta?
Sono 3 mesi che non vedo un post dei tecnici sull a FOSSA DELLE MARIANNE di Londra, un buco colossale con intorno fagioli e salsicce in scatola.
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Ma parliamo un attimo dell’Inghilterra, il vero DEAD MAN WALKING, che ha appena fatto un’altro QE (il terzo!!) dopo aver salvato dal fallimento le sue due banche principali (RBS e Barclay’s) con 400 miliardi di sterline PUBBLICHE.