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Crisi, Istat: un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale.

Scritto il alle 16:26 da carloscalzotto@finanza

Per una famiglia su due reddito netto sotto i 2.050 euro al mese.
Crisi, Istat: un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale.

Aumentata dall’8,8% al 10,2% la quota di persone che vivono in nuclei a bassa intensità di lavoro. La situazione di maggiore vulnerabilità è quella delle coppie con almeno tre figli. Nel 2065 un italiano su 3 sarà over 65.
Un italiano su quattro è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Nel 2010, infatti
, il 18,2% delle persone residenti in Italia è, secondo la definizione Eurostat, a ‘rischio di povertà’, il 6,9% si trova in condizioni di ‘grave deprivazione materiale’ e il 10,2% vive in famiglie caratterizzate da una bassa intensità di lavoro. Lo rende noto l’Istat in un comunicato evidenziando come l’indicatore sintetico del rischio di povertà e di esclusione sociale, che considera vulnerabile chi si trova in almeno una di queste tre condizioni, è pari al 24,5%, un livello analogo a quello del 2009 ma superiore a quello della Germania (19,7%) e della Francia (19,3%).
Nel biennio 2009-2010 risultano sostanzialmente stabili in Italia sia il ‘rischio di povertà’ (dal 18,4% al 18,2 %), sia quello di ‘grave deprivazione materiale’ (dal 7% al 6,9 %), mentre è aumentata dall’8,8% al 10,2 % la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro, dove cioè le persone di 18-59 anni di età lavorano meno di un quinto del tempo. Germania e Francia mostrano valori inferiori a quello italiano sia del ‘rischio di povertà’, sia dell’indicatore di ‘grave deprivazione materiale’. In Italia e in Francia è più marcato il rischio di povertà per i giovani fra i 18 e i 24 anni, rispetto alle generazioni più anziane. In Italia, inoltre, è più alto il rischio di povertà per i minori di 18 anni.

Nel 2010, il 16% delle famiglie residenti in Italia ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. L’8,9% si è trovato in arretrato con il pagamento delle bollette; l’11,2% con l’affitto o il mutuo; l’11,5% non ha potuto riscaldare adeguatamente l’abitazione. Il 12,9% delle famiglie abitanti nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al Centro (5,6%) e più che triplo rispetto al Nord (3,7%).

Le tipologie familiari più esposte al rischio di deprivazione materiale, rileva l’Istat nel report diffuso oggi, sono quelle con un alto numero di componenti e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano più frequentemente in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori.

La presenza di familiari a carico, in particolare di minori, è generalmente associata ad una maggiore frequenza di problemi economici. La tipologia familiare meno esposta a disagi è quella delle coppie senza figli: tra queste, soltanto l’11,7% ha dichiarato nel 2010 di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese, contro il 15,9% di quelle con figli. Queste ultime risultano, in effetti, relativamente più vulnerabili: ad esempio, l’11,8% delle coppie con figli si è trovata nel 2010 in arretrato con il pagamento delle bollette (contro il 5,3% di quelle senza figli).

La situazione di maggiore vulnerabilità è quella delle coppie con almeno tre figli: il 19,5% è stata in arretrato con le bollette, il 22,3% con l’affitto o il mutuo ed il 18,6% con le rate per altri prestiti. Insieme alle coppie con tre o più figli, si trovano più frequentemente in difficoltà economica anche le famiglie con figli dove è presente un solo genitore e gli anziani soli.

Dai dati Istat diffusi oggi emerge anche che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito nel 2009 un reddito netto non superiore a 24.544 euro l’anno, circa 2.050 al mese. Nel Sud e nelle Isole, metà delle famiglie ha guadagnato meno di 20.600 euro, circa 1.700 euro mensili.

La quota di reddito totale del 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia è pari al 37,2%, mentre al 20% più povero spetta l’8,2% del reddito.

Con riferimento ai redditi 2009, la disuguaglianza, misurata dall’indice di concentrazione di Gini, mostra un valore superiore alla media europea nella ripartizione Sud e Isole (0,32) e inferiore nel Centro (0,29) e nel Nord (0,29). Su scala nazionale l’indice di Gini è pari allo 0,31, lievemente superiore alla media europea (0,30). Se tuttavia si includono i fitti imputati nel reddito, la diseguaglianza risulta minore (0,29). Entrambi i valori sono stabili rispetto al 2008.

Se si confrontano i redditi relativi alle diverse tipologie familiari, sono gli anziani soli a disporre di un reddito netto meno elevato: il valore mediano indica che il 50% di queste famiglie ha avuto nel 2009 meno di 12.765 euro (poco più di mille euro mensili). Le persone sole in età attiva, invece, hanno potuto contare su un reddito maggiore (la mediana è pari a 17.493 euro). In generale, le famiglie in cui è presente almeno un anziano dispongono di redditi meno elevati rispetto al dato generale. Il reddito mediano di queste famiglie è pari a 19.730 euro.

Il reddito mediano delle coppie con figli è pari a 35.195 euro, quello delle coppie senza figli è di 26.316 euro. Fra le famiglie con figli, quelle in cui è presente un solo genitore presentano i redditi meno elevati: nel 2009, il 50% di queste famiglie ha potuto disporre infatti di meno di 25.077 euro (2.090 euro al mese). Anche il reddito delle coppie con almeno un figlio minore è relativamente più basso: nel 50% dei casi possono contare su meno di 30.080 euro (2.510 euro al mese).

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