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Andy Xie, economista cinese: “La Cina non investa in Italia”

Scritto il alle 21:07 da balrock@finanzaonline

Secondo l’ economista cinese che ammonisce la Cina, chi investe in Italia rischia di fare beneficenza, si avete capito bene!!! Beneficenza…………….

Ma credo che già lo avessero ascoltato da tempo, infatti nel bilancio 2011 di Bank of China, non compariva neanche un titolo di Stato italiano. Zero, nada, niente di niente dell’Italia e nemmeno dei Paesi considerati periferici dell’Europa, e quindi Grecia,Spagna e Portogallo.

Ecco le sue dichiarazioni:

 

«I vostri privilegi? Eccessivi! La Cina non investa in Itali. La crisi del debito nella zona europea riguarda fondamentalmente l’Italia, non la Grecia. Gli investimenti esteri in Italia rischiano di essere una forma di beneficenza. I lavoratori locali metterebbero probabilmente sul lastrico gli ignari investitori stranieri. L’economia italiana è organizzata in modo tale da massimizzare i salari e minimizzare l’ attività lavorativa. Gli investimenti funzionano solo nel caso degli enti locali con agganci politici. Il diritto di proprietà, una volta passato in mani straniere, rischia di perdere sostanza. Gli aiuti all’Italia potrebbero favorire gli scambi commerciali cinesi. Ma i benefici indiretti sono troppo ridotti. Inoltre l’aiuto esterno serve solo a posticipare il giorno della resa dei conti”

 

ANDY XIE SPARA A ZERO SULL’ECONOMIA ITALIANA: “LA CINA NON DEVE FARE BENEFICENZA”
Andy Xie per il “Corriere della Sera”

La crisi del debito in Europa si protrarrà probabilmente per diversi anni a venire. Le possibili soluzioni richiedono un significativo ridimensionamento del tenore di vita per molti Paesi dell’Europa meridionale e radicali riforme del suo mercato del lavoro. Entrambi questi obiettivi hanno come presupposto il consenso e la collaborazione di cittadini, al momento assenti. L’aiuto esterno, attraverso salvataggi o investimenti, non farà che prolungare la crisi, dal momento che fornisce ai politici gli strumenti per mantenere lo status quo.

La Cina non deve cadere in questa trappola, specialmente nel caso dell’Italia. La crisi del debito nella zona euro riguarda fondamentalmente l’Italia, non la Grecia. L’attuale premier, che pure sta facendo un buon lavoro, difficilmente riuscirà a cambiare la società italiana, poiché non è stato eletto.

Gli investimenti esteri in Italia rischiano di essere una forma di beneficenza. I lavoratori locali metterebbero probabilmente sul lastrico gli ignari investitori stranieri. L’economia italiana è organizzata in modo tale da massimizzare i salari e minimizzare l’attività lavorativa. Gli investimenti funzionano solo nel caso degli enti locali con agganci politici. Il diritto di proprietà, una volta passato in mani straniere, rischia di perdere sostanza.

La zona euro non abbandonerà il suo modello economico da un giorno all’altro. La crisi del debito si manifesterà attraverso un’espansione monetaria per mantenere i tassi d’interesse reali negativi. Probabilmente gli investimenti esteri nei titoli di Stato della zona-euro registreranno perdite a causa del deprezzamento della moneta unica.

Gli aiuti all’Italia potrebbero favorire gli scambi commerciali cinesi. Ma i benefici indiretti sono troppo ridotti. Inoltre, l’aiuto esterno serve solo a posticipare il giorno della resa dei conti. A prescindere dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti, Cina non dovrebbe investire in Italia. Partecipando a una conferenza in una città dell’Italia del Nord, le difficoltà dell’economia del Paese appaiono evidenti.

È affascinante osservare come un dipendente di una società di traghetti riesca a rallentare sistematicamente la vendita di biglietti a una lunga fila di turisti in attesa che guardano sbigottiti le imbarcazioni semivuote che partono lasciandoli a terra. Nelle stazioni ferroviarie e nei treni ad alta velocità i lavoratori in esubero sono la normalità. I problemi del settore pubblico in Italia sono simili a quelli sperimentati dalla Cina con le aziende a proprietà statale negli anni Novanta, ma molto più gravi.

In Italia il settore privato funziona meglio di quello pubblico, ma non più di tanto. Numerose attività appaiono soggette a restrizioni da parte del governo e dei sindacati. La risposta all’offerta è praticamente inesistente. L’economia italiana privilegia il tempo libero più di quanto avvenga in molti altri Paesi, come dimostra il settore del commercio al dettaglio. L’orientamento al mercato, in ogni caso, è decisamente più scarso di quanto dicano il governo e i sindacati. L’economia italiana è in stagnazione da circa dieci anni. E le leggi che vanno contro il mercato costituiscono un grave problema.

Con una deregolamentazione tale da rendere possibile una rapida risposta all’offerta, l’economia italiana potrebbe conoscere una crescita vivace e pluriennale. L’economia potrebbe crescere del 20-30% rispetto alle sue dimensioni attuali. Il debito pubblico italiano oggi è pari al 120% del Pil. Un incremento dell’efficienza permetterebbe di ripagarlo interamente in meno di dieci anni. L’inefficienza autoinflitta è sicuramente il più importante fattore all’origine della crisi italiana. È per questo che l’aiuto esterno non rappresenta in alcun modo la soluzione. Quest’ultimo serve solo a dare a economie in difficoltà gli strumenti per evitare di affrontare i propri problemi.

Una problema che incontro spesso in Europa è il nesso tra condizioni di lavoro e diritti umani. Il messaggio implicito è che la Cina fa concorrenza sleale negando ai suoi lavoratori i diritti umani fondamentali. Credo fermamente nei diritti umani e nella necessità di condizioni di lavoro dignitose. Ma dov’è che finiscono le condizioni di lavoro eque e cominciano le forze di mercato?

Limitare il potere di azione di altri individui sembra il principio cardine dell’attuale modello di giustizia europeo. Il fatto che gli europei non possono limitare le ore di lavoro in altri Paesi è fonte per gli stessi di frustrazione. Lamentarsi delle condizioni di lavoro in Cina, per esempio, è diventato il modo più comune per giustificare le difficoltà economiche del Vecchio Continente.

Le politiche europee che limitano le ore di lavoro equiparano gli esseri umani a specie a rischio come i panda. A ben vedere, molti europei sembrano comportarsi come questi animali, dal momento che considerano i privilegi alla stregua di diritti. La sindrome del panda è la causa di fondo della crisi del debito in Europa. Se questa forma mentis non verrà superata, la crisi della zona euro non accennerà a scomparire.

 

Infatti come dice Beatotrader de “Il Grande Bluff”, sembra sempre più chiaro che LTRO sia stato fatto apposta per salvare la nostra Penisola dal crack, infatti ad agosto 2011 abbiamo rischiato parecchio. Lo dimostrebbero anche i grafici dei maggiori beneficiari dei prestiti all’ 1% della BCE ( vedi QUI, in fondo al post ). Inutile ribadire ancora la situazione drammatica di tasse, niente investimenti esteri, disoccupazione in aumento, niente tagli alla spesa pubblica, non si arriva alla terza settimana, non è un paese per giovani ecc………

5 commenti Commenta
kry
Scritto il 12 Aprile 2012 at 21:29

Adesso c’è da preoccuparsi ancora di più. Andy Xie è molto ascoltato e molto bravo le sue analisi fanno aprire gli occhi anche ai non vedenti.

sturmer
Scritto il 12 Aprile 2012 at 22:45

Ha perfettamente ragione… lucido e brutale, ma è la verità, possiamo solo svegliarci noi… ma non lo faremo mai per la sfilza infinita di pastoie, lacci e parassitismi…

Buonanotte iddaglia…

gsmontel1
Scritto il 13 Aprile 2012 at 00:46

Questa è una situazione drammatica! Il vero problema dell’Europa siamo noi e non la Grecia e la Spagna… Siamo un paese in agonia e ho veramente paura per il futuro! Le nostre banche rappresentano la nostra situazione “fallimentare” italiana e basta dare un occhiata ai singoli titoli quotati in borsa per capire che le stesse banche sono in agonia!
Prezzi da saldo-pre bancarotta e nonostante tutto, in continua discesa…
Nessuno si fida più di nessuno e questo è l’inzio della fine.

kry
Scritto il 13 Aprile 2012 at 09:44

gsmontel1@finanzaonline,

Le nostre banche preferivano finanziare una vacanza all’estero piuttosto che un impianto fotovoltaico sul tetto di casa nostra, e questo è solo un esempio:da qui i risultati, non potevano essere positivi.

balrock
Scritto il 13 Aprile 2012 at 14:03

come darvi/gli torto…………….

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