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Oro nero: i prezzi calano situazione nel caos
Tempi difficili per l’oro nero
I fattori di pressione sulle sue quotazioni sono molteplici, ed uno di quelli determinanti è il comportamento incomprensibile dell’OPEC che non riesce tuttora a decidere se ridurre o no il volume dell’estrazione dell’oro nero.
Il mercato è innervosito, i trader giocano al ribasso…
Tale situazione può portare al caos.
Il summit dei rappresentanti dell’OPEC può diventare un punto di partenza per il movimento dei prezzi del petrolio. Secondo gli esperti, se l’alleanza petrolifera annuncerà il 27 novembre la riduzione dell’estrazione del petrolio, le sue quotazioni cominceranno a salire. Se lo aspettano sia i paesi esportatori, sia le banche di investimento, sia le compagnie d’estrazione il cui benessere finanziario e lo sviluppo dipendono direttamente dal prezzo al barile. L’attuale situazione sul mercato del petrolio è commentata da Vladimir Fejghin, presidente dell’Istituto dell’energia e delle finanze:
In Cina cresce la richiesta, nel prossimo anno l’economia mondiale non intende arrestarsi. Anche se è vero che ciò dipenderà molto dai prezzi. Per il momento risulta che il mercato non nota alcuni fattori e reagisce ad altri, pertanto esso è prevalentemente in attesa. I fattori fondamentali ci dicono che il prezzo deve essere superiore a 90 dollari, in quanto esiste una zona con il proprio equilibrio di interessi e la maggioranza dei paesi produttori capisce come lavorare in essa. Ciò non è pericoloso per i paesi consumatori, visto che tale equilibrio non rallenta lo sviluppo dell’economia mondiale.
Nondimeno il fattore chiave della caduta dei prezzi è la debole dinamica macroeconomica generale nel mondo. La crescita dell’economia della Cina, che garantisce acquisti stabili del petrolio, è indubbiamente un fattore positivo ma la Cina non è capace di mantenere da sola la crescita della richiesta mondiale di idrocarburi, dice Serghej Aghibalov:
Sullo sfondo della crescita non molto attiva del consumo mondiale è aumentata abbastanza attivamente l’offerta. Ciò era dovuto sia all’aumento della produzione del petrolio negli USA in seguito alla incessante rivoluzione degli scisti che alla crescita della sua estrazione in alcuni paesi dell’OPEC. L’incrocio di questi fattori sullo sfondo dell’instabilità generale sui mercati finanziari ha portato alle attuali quotazioni.
Gli esperti rilevano un palese squilibrio ed è strano che in questa situazione l’OPEC non adotti nessuna misura cardinale, malgrado sia appunto il dovere diretto del cartello mantenere l’equilibrio tra la domanda e l’offerta sul mercato del petrolio. Ciò è fissato in tutte le dichiarazioni fondamentali dell’alleanza pertrolifera. Attualmenmte l’OPEC non esegue di fatto la propria funzione di prima. I trader parlano già di una paralisi dell’OPEC. Non è da escludere che la sua inattività sia temporanea. Forse gli esportatori che fanno parte del cartello non riescono ad accordarsi tra di loro. Il punto è che diversi gruppi di paesi sono membri dell’OPEC e per alcuni di essi la riduzione del livello di estrazione del petrolio è inaccettabile nella realtà di oggi. Esiste infatti, ad esempio nel Venezuela, la minaccia di un drastico calo delle entrate dell’erario. source
Nonostante i contrasti in seno all’OPEC è ancora presto per parlare del suo tramonto. Il cartello controlla una parte rilevante delle risorse reali del petrolio. È più probabile che il suo ruolo nella garanzia dell’equilibrio del rifornimento del mondo di petrolio andrà solo crescendo. A patto che, avvertono gli esperti, tutti i paesi dell’alleanza petrolifera arrivino ad un accordo.