Un banchiere centrale non userebbe mai parole così “rozze”, ma è esattamente quello che ha garantito ai “mercati” per proteggere l’euro da nuove ondate speculative. «Siamo pronti ad agire, se necessario», usando la leva del tasso di interessi o misure non convenzionali.
Un convegno organizzato dalla Banca d’Israele a Gerusalemme non sembrava il luogo più adatto per annunci ai macropolitica economica, ma Draghi “sente” (ovvero sa) che la costruzione dell’euro sta nuovamente tremando.
Quindi non si è limitato a ricordare che la politica monetaria dell’Eurozona resterà “accomodante” per tutto il tempo necessario all’uscita dalla crisi.
Facciamo sommessamente notare che ormai siano arrivati al sesto anno; da agosto entreremo nel settimo. Senza che possa esser segnalata alcuna “luce in fondo al tunnel“.
Anche Draghi, però, sembra prigioniero di contraddizioni più grandi di lui (e delle teorie che usa). Sulla congiuntura, per esempio, ha ribadito la fiducia in una progressiva ripresa, ma a partireda livelli così bassi non portare alcune beneficio macro. source
La crescita delle esportazioni europee “dovrebbe” beneficiare della congiuntura internazionale (ma anche la Cina sta tirando il freno...); mentre la domanda interna potrebbe “sostenuta” dalla politica monetaria accomodante condotta dalla Bce, dal calo di prezzo del greggio, dalla maggiore fiducia dei consumatori così come dall’aumento di ricchezza collegato alla ripresa in corso sui mercati finanziari dalla scorsa estate. Speranze aleatorie, visto che l’occupazione e soprattutto la produzione continua a calare. Sia nei paesi Piigs che in quelli “forti”.
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è un incubo!!
quanto reggerà ancora questo schema ponzi??
quando si sveglieranno tutti quelli senza il sedere parato dagli stati indebitati?