Altra tragedia della crisi: si vende il made in Italy a grandi gruppi stranieri

Scritto il alle 09:46 da carloscalzotto@finanza

Il made in Italy perde pezzi. La crisi apre ai nuovi conquistatori

Normale direi! siamo in crisi? governo assente? la gente è disperata? le aziende vendono! è una dura realtà ma è anche la giusta conclusione di una gestione statale in mano a degli incapaci, chi? I politici, i tecnici e i cialtroni che ci governano.

Non c’è lavoro, non c’è credito e non si assume, si pagano più tasse e l’ultima risorsa è salvare il salvabile… VENDERE DOVE CI SONO I SOLDI… E DOVE CHI COMPRA HA UNO STATO CHE FINANZIA E AGEVOLA LE IMPRESE CHE A LORO VOLTA DANNO LAVORO E MUOVONO L’ECONOMIA.

Made in Italy vendesi. Le aziende italiane, dai grandi gruppi alle Pmi, sono sotto il tiro di grandi imprenditori stranieri.
Stavolta a dirlo non sono le associazioni imprenditoriali, ma i servizi segreti. Che denunciano “l’azione aggressiva di gruppi esteri”. Dalla moda di Valentino ad Avio fino alle rosse Ducati, nel 2012 sono volati via alcuni pezzi pregiati. Dagli ultimi mesi del 2012, gli investimenti si sono fatti più consistenti. Dopo l’addio a marchi storici come Buitoni, Carapelli e Invernizzi, anche le imprese agroalimentari, indebolite dalla crisi, diventano terra di conquista…

Made in Italy vendesi. Le aziende italiane, dai grandi gruppi alle Pmi, sono sotto il tiro di grandi imprenditori stranieri. Stavolta a dirlo non sono le associazioni imprenditoriali, ma i servizi segreti. Che denunciano “l’azione aggressiva di gruppi esteri”.

Dalla moda di Valentino ad Avio fino alle rosse Ducati, nel 2012 sono volati via alcuni pezzi pregiati. Dagli ultimi mesi del 2012, gli investimenti si sono fatti più consistenti. Dopo l’addio a marchi storici come Buitoni, Carapelli e Invernizzi, anche le imprese agroalimentari, indebolite dalla crisi, diventano terra di conquista.
Made in Italy vendesi.

Le aziende italiane, dai grandi gruppi alle Pmi, sono sotto il tiro di grandi imprenditori stranieri.

Stavolta a dirlo non sono le associazioni imprenditoriali, ma i servizi segreti.

Che denunciano “l’azione aggressiva di gruppi esteri'” mirata a “strategie acquisitive di patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionali”.

E gli obiettivi che esercitano maggiore appeal sono “i marchi storici del made in Italy, a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche”.
Se in passato gli occhi stranieri si posavano sulle grandi aziende, oggi la crisi espone anche il tessuto delle piccole e medie imprese.

“L’attenzione dell’intelligence si è appuntata sulla natura dei singoli investimenti per verificare se siano determinati da meri intenti speculativi o da strategie di sottrazione di know how e di svuotamento tecnologico delle imprese stesse con effetti depressivi sul tessuto produttivo e sui livelli occupazionali”.

In particolare, “alcune manovre di acquisizione da parte di gruppi stranieri se, da una parte, fanno registrare vantaggi immediati attraverso l’iniezione di capitali freschi, dall’altra sono apportatrici nel medio periodo di criticita’” specie per realtà produttive “proprietarie di tecnologie di nicchia, impiegate nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza nazionali, come pure nella gestione di infrastrutture critiche del Paese”. Come a dire: attenzione a svendere i pezzi pregiati del made in Italy. A una liquidità immediata potrebbero seguire svantaggi di lungo periodo. source
Appena la crisi ha mostrato segni di miglioramento, gli acquisti in Italia sono schizzati: tra ottobre e dicembre hanno toccato i 5,6 miliardi. In sostanza, negli ultimi 60 giorni dell’anno si è concentrato il 60% degli acquisti dell’intero 2012.

Un anno in cui l’Italia ha visto volar via alcuni dei pezzi pregiati: addio alle rosse Ducati, finite nella mani di Audi. Scucita all’Italia la griffe Valentino.

General Electric si è accaparrata Avio con un affare che sfiora i 2 miliardi di euro. Il rosso di Valentino e quello delle moto di Borgo Panigale potrebbero non essere il solo ad attrarre i “tori” stranieri. I cinesi di Weichai, dopo aver abbordato gli yacht Ferretti, sono arrivati sul Cavallino rampante.

Per il momento con un rapporto di sponsorizzazione. Gli appetiti dello stesso gruppo cinese si sono rivolti a un’altra azienda vicina alla Rossa: Piaggio Aero, presieduta da Piero Ferrari, figlio di Enzo. D’altronde in Piaggio Aero gli stranieri sno di casa: il fondo di Abu Dhabi Mubadala e il colosso indiano Tata possiedono già il 33% del gruppo.
Investitori esteri hanno anche varcato le porte di Piazza Cordusio, modificando l’assetto azionario di Unicredit: è una notazione (non solo) simbolica che, all’interno di uno dei principali istituti italiani, i primi tre azionisti siano stranieri.

La britannica Pamplona, con un’operazione da 700 mila euro conclusa lo scorso giugno, è salita oltre il 5% del capitale.

La presenza estera, già pesante grazie al fondo Aabar di Abu Dhabi (primo azionista con il 6,5%) è stata resa ancor più sostanziosa a gennaio 2013, quando il colosso del risparmio gestito Blackrock ha superato la soglia del 5%.
Europa, Asia e Stati Uniti non sono interessati solo ai big di finanza, difesa e moda.

Si stanno concentrando anche sul made in Italy per eccellenza, quello del settore alimentare.

La Confederazione italiana agricoltori (Cia) mette in guardia: l’agroalimentare italiano “è sempre più terra di conquista straniera. Negli ultimi anni sono passati oltre confine marchi storici: dalla Parmalat alla Bertolli, dalla Buitoni alla Perugina, dalla Galbani alla Carapelli, dalla Invernizzi alla Locatelli, alla Cademartori”.

In tutto le multinazionali di settore hanno messo la mani “su un patrimonio di 210 miliardi di euro l’anno”. La crisi stronca le resistere delle Pmi.

L’aggressività estera fail resto, decisa com’è a conquistare “patrimoni industriali, tecnologici, scientifici nazionali” e “marchi storici del made in Italy”.

D’altra parte, proprio la debolezza del sistema Italia, sostiene la Cia, “rende più vulnerabili le nostre imprese agroalimentari che sono così prese di mira da gruppi stranieri che mettono in atto particolari manovre di acquisizione per scippare dei marchi e conquistare spazio nel settore.

E i danni sono evidenti soprattutto per i nostri agricoltori, che vedono ridurre le vendite in quanto l’approvvigionamento di queste società è rivolto ad altri mercati. In questo modo il made in Italy s’impoverisce, visto che ormai le multinazionali controllano oltre il 70% dei prodotti che finisce sulle nostre tavole.

Ormai l’investitore estero è un indisturbato conquistatore”.

In tanto con il governo instabile noi rischiamo altri aggravi leggete QUI

15 commenti Commenta
tesiag
Scritto il 1 Marzo 2013 at 10:23

è sotto gli occhi di tutti e non bisogna scomodare nemmeno i servizi segreti….
una sola considerazione faccio: se gli stranieri comprano a sconto…evidentemente hanno fiducia nel nostro paese….voglio consolarmi almeno con questa chiave di lettura positiva per noi!

Scritto il 1 Marzo 2013 at 11:20

tesiag@finanza,

Una magrissima consolazione!

ll64
Scritto il 1 Marzo 2013 at 11:26

gli stranieri comprano perchè la parte sana della nostra finanza non è in grado di cogliere le occasioni che la “EUROCRISI” inevitabilmente crea, e anche perchè ormai solo un demente mette dei soldi in questo paese, dove, se va bene, NON FANNO la patrimoniale, oltre che a non fare tutto il resto.
mi spiace ripeterlo ma la Tobin.default.tax si inquadra perettamente in questo scenario ed è stata pensata per indebolire ulterioirmente la nostra capacità di reazione con conseguente agevolazione alla politica aggressiva degli str

ll64
Scritto il 1 Marzo 2013 at 11:27

…… alla politica aggressiva degli stranieri – i “conquistatori”
anche quando sarà troppo tardi, e non solo a livello politico, i liquidatori conto terzi del sistema italia dovranno dare le spiegazioni del caso

Scritto il 1 Marzo 2013 at 11:30

ll64@finanzaonline,

Quindi siamo tutti d’accordo che i politici sono arraffoni e incapaci di vedere oltre le loro tasche?

Scritto il 1 Marzo 2013 at 11:38

Tra poco Finmeccanica sarà svenduta… Sempre grazie alla politica che non ha saputo mettere i paletti alla magistratura

tesiag
Scritto il 1 Marzo 2013 at 11:52

io in genere tendo ad evitare di dare colpe esclusive ad una parte…
le colpe (o i meriti) in genere sono sempre da tutte le parti, in proporzioni magari diverse ma ci sono

non possiamo pretendere che la magistratura avalli l’illegalità diffusa di un sistema marcio fino alla radice (ed anzi facendo questo saremmo più marci del sistema stesso).

Scritto il 1 Marzo 2013 at 12:09

tesiag@finanza,

Come mai mussari e’ libero? Due pesi e due misure! In un mercato internazionale o ti adegui o ciccia… Ora Finmeccanica non se la fila più nessuno

Scritto il 1 Marzo 2013 at 12:12

Comunque si tratta d’aver pagato una mazzetta per far lavorare l’azienda! Una delle poche perle in Italia … Mussari che ha incassato e fottuto soldi ai risparmiatori e’ in giro sotto scorta! Ovvio che se lo arrestano canterebbe come Pavarotti

Scritto il 1 Marzo 2013 at 12:13

Agata Marino,

È chi ci andrebbe di mezzo?

tesiag
Scritto il 1 Marzo 2013 at 15:15

come darti torto sul fatto che la magistratura ha due pesi e due misure.

il mio intervento si poneva solo delle domande di natura etica su cosa fare in casi di malaffare diffuso (metastatico) , se far prevalere il sentimento di giustizia assoluta anche a scapito di colpi pesanti ed immediati al tessuto economico e sociale o se la tenuta di quest’ultimo è più importante (anche in un sistema marcio)…

penso anche al caso ILVA di Taranto

Scritto il 1 Marzo 2013 at 15:44

tesiag@finanza,

a livello internazionale non puoi far pesare il sentimento di giustizia, ci sono nazioni in cui le mazzette le puoi anche detrarre… vedi tu… sul caso ILVA concordo con te, ma sono due casi diversi… azienda sana che lotta con la concorrenza estera e non fa danni fisici a nessuno e dall’altra parte lo sappiamo tutti 😉

Scritto il 1 Marzo 2013 at 15:46

Agata Marino,

mi domando…salviamo banche dopo che ci hanno spillato soldi di una vita( che non rivedremo mai) e non proteggiamo una perla come finmeccanica che dona lustro alla nostra nazione?

tesiag
Scritto il 1 Marzo 2013 at 15:49

Agata Marino:
Agata Marino,

mi domando…salviamo banche dopo che ci hanno spillato soldi di una vita( che non rivedremo mai) e non proteggiamo una perla come finmeccanica che dona lustro alla nostra nazione?

e lo so lo so…non sai quanto lo so. brava ragioni bene…agata for president (t’ho detto io che devi metterti in politica 🙂 )

Scritto il 1 Marzo 2013 at 17:13

tesiag@finanza,

non scherzareee mi vengono i brividi :-)))

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