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Enel e la diatriba con Greenpeace
Secondo Greenpeace, la società elettrica quota in borsa a Piazza Affari, produce energia sfruttando la combustione del carbone, creando così danni miliardari e una morte prematura al giorno. Centomila bollette sporche di carbone, che è la fonte più dannosa per il clima e la salute dell’uomo, stanno arrivando a casa degli italiani dagli attivisti di Greenpeace. Secondo loro sono le vere bollette Enel, quelle realizzate dall’associazione ambientalista, che mostrano agli italiani quanto realmente costa la produzione elettrica a carbone del principale gruppo energetico italiano.
«Una morte prematura al giorno e circa un miliardo e ottocento milioni di euro di danni l’anno. È questo il costo reale della produzione elettrica da carbone di Enel – ricorda Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – La tanto reclamizzata ‘Energia che ti ascolta’, oltre a essere sorda alle contestazioni che in molti le muovono, è anche bugiarda. Nelle bollette nessuno leggerà mai i veri costi inflitti dall’azienda alla salute, all’ambiente e all’economia dell’Italia».
Dal canto suo Enel risponde denunciando la campagna diffamatoria, avviando un’ azione giudiziaria contro Greenpeace, con una richiesta di riconoscimento dei danni provocati alla propria immagine sulla base di argomentazioni false e pretestuose.
”Enel ritiene che la campagna di Greenpeace sia gravemente denigratoria e priva di fondamento. Le attivita’ dell’aziende sono sottoposte alle norme e ai controlli delle istituzioni locali, nazionali e internazionali. Circa la meta’ della energia elettrica che il Gruppo produce e’ priva di qualunque tipo di emissione, compresa l’anidride carbonica: una percentuale tra le piu’ alte rispetto a tutte le altre grandi utilities al mondo. Inoltre attraverso la controllata Enel Green Power, Enel ha in programma investimenti nelle fonti rinnovabili per oltre sei miliardi di euro nei prossimi cinque anni, un impegno che ha ben pochi paragoni a livello globale”.
Aspettando come andrà a finire, diamo uno sguardo al titolo nel grafico settimanale:
Titolo molto debole, quotazione sotto ad una trendline ribassista che parte dai minimi di luglio 2002 ai minimi di marzo 2009, mostrando così il trend ribassista in atto come molto forte, confermato anche dall’ alligator e le medie semplici impostate a ribasso. L’ attenzione va rivolta ai minimi storici a 2,28 che fanno da supporto statico per non rivedere accelerazioni ulteriori a ribasso ( quindi nuovi minimi ), dove poter tentare la sorte con un ingresso. La resistenza passa a 2,52 circa, per sperare in allunghi verso una vecchia area supportiva tra 2,78 e 2,84, dove il titolo potrebbe tentare di rompere la dinamica di breve per attaccare i 3/3,01 e invertire il trend in atto.