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Quelle banche zombie che minacciano l’Europa – Gli analisti di Citigroup Stefan Nedialkov hanno stimato che le banche in Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna potrebbero presto perdere in totale dai 90 ai 340 miliardi di depositi se la Grecia lasciasse l’euro zona”,
Quelle banche zombie che minacciano l’Europa – Gli istituti centrali ne tengono in vita in vita tanti in crisi grazie a crediti straordinari dati senza garanzie.
Le banche centrali dell’Unione Europea sono piene di titoli tossici. Un problema che riguarda in particolare gli istituti dei paesi in eurocrisi, ma che in realtà si estende all’intero sistema delle banche centrali europee, che potrebbe subire pesanti perdite in casi di default sovrani ormai non più da escludere…
ELA, LA BOMBA DELLE BANCHE – Nelle banche centrali della Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo ci sono almeno 145 miliardi di titoli tossici. Sono le cosiddette Concessione di liquidità di ultima istanza – Emergency Liquidity Assistance, ELA – che le banche centrali possono dare ai propri istituti di credito anche quando non forniscono le adeguate garanzie. Lo statuto della Bce vieta infatti il finanziamento delle banche se queste non danno garanzie patrimoniali sufficienti per i crediti da ottenere. E’ però previsto dall’articolo 123 del Trattato di Lisbona un finanziamento speciale da parte delle banche centrali nazionali, che sostanzialmente stampano moneta per concedere alle proprie banche la liquidità necessaria per andare avanti nelle loro operazioni. Secondo una ricerca del quotidiano conservatore Welt am Sonntag, fino a marzo questi crediti d’emergenza ammontavano a 120 miliardi, ma ora sarebbero saliti ad almeno 145. Dall’inizio del 2011 il volume degli ELA si è praticamente raddoppiato, e vista la perdurante crisi dei debiti sovrani non si attende una loro diminuzione, al contrario gli analisti stimano un loro forte aumento.
BANCHE GRECHE E NON SOLO SOLO – La Banca Centrale Europea non può fornire liquidità a quegli istituti che non possano garantire con il proprio patrimonio nuovi crediti, il compito passa alla banca centrale ellenica, che sta stampando moneta per non far collassare il proprio sistema creditizio. Anche lo stesso presidente della Banca della Grecia, Georgios Provopoulos, ha ammesso lo stato molto critico delle banche elleniche. Settimana scorsa la Bce ha fermato l’abituale flusso di crediti verso il sistema creditizio greco per mancanza di garanzie, e la necessità degli ELA è esplosa. Nella seconda settimana di maggio la Banca di Grecia dovrebbe aver fornito secondo Die Welt almeno 3,6 miliardi di liquidità, visto che non c’era più alcuna altra fonte. Il problema, sottolinea il quotidiano conservatore tedesco, è che uno strumento eccezionale, pensato per l’assistenza straordinaria di istituti in crisi, viene utilizzato su base sistemica dalle banche nazionali per affrontare la crisi. Gli ultimi dati indicano che la banca centrale greca avrebbe fornito ELA per 48 miliardi di euro, quella irlandese per 43,5, quella spagnola per 25 e quella portoghese per 8 miliardi di euro. Sono dati di marzo, che ragionevolmente sono aumentati in questo momento.
MINACCIA PER LA BCE – Die Welt esprime tutta la sua preoccupazione per le possibili perdite che l’abuso di ELA potrebbe provocare alla Bce. In primis nessuno sa con esattezza a quanto ammontino le concessioni di liquidità di ultima istanza presenti nelle banche centrali nazionali. Inoltre, il quotidiano conservatore rimarca come l’unica garanzia per gli ELA sia fornita dallo stesso Stato, e in caso di default sovrano, possibile per Atene, anche questa garanzia diventa senza valore. In caso di fallimento statale gli stessi ELA potrebbero provocare pesanti perdite per l’intero sistema delle banche centrali europee, come rimarca Jürgen Michels, un esperto di Citigroup. La Bce potrebbe fermare questo continuo flusso di crediti straordinari, ma è necessaria una maggioranza dei due terzi dell’organismo direttivo, e ora come ora appare impossibile farlo.
E nell’area euro c’è la paura dell’assalto agli sportelli.
Gli istituti di credito non sarebbero immuni ad una corsa ai depositi: pronto un piano pan-europeo?
Mario Draghi ha una buona gatta da pelare se è vero che la strategia monetaria della Banca Centrale Europea, le cosiddette LTRO, operazioni di rifinanziamento delle banche dei paesi dell’Eurosistema, non starebbero funzionando: il Wall Street Journal sostiene che, infatti, le banche dei paesi più deboli dell’Europa – Italia, Spagna, Portogallo – sono ancora particolarmente esposte al rischio di una corsa agli sportelli: in breve, se ci fosse un ritiro di massa, le Banche non saprebbero come sopravvivere.
BANK RUN – Dopo la crisi greca il rischio si fa concreto: secondo WSJ due mesi di crisi hanno fatto esaurire la luna di miele creata dall’intervento della Banca Centrale Europea che aveva iniettato nel sistema del credito miliardi e miliardi di euro. E ora, scrivono i giornalisti finanziari, l’Europa sta tentando di correre ai ripari: “Cercando di allontanare il rischio, alcune autorità dell’Unione Europea stanno pensando di introdurre un piano pan-europeo per garantire i depositi dei clienti delle banche, secondo persone a conoscenza dei fatti. Un piano”, si legge, “che includerebbe garanzie nazionali già operative. Ma non è ancora chiaro” di quale piano si possa trattare, né come funzionerebbe. Di certo “il pericolo è stato evidenziato la scorsa settimana quando i clienti hanno ritirato più di 700 milioni di euro dalle banche greche in un singolo giorno. La corsa ai depositi, in risposta ai crescenti rischi di uscita della Grecia dall’Euro Zona, hanno rappresentato una drammatica escalation in due anni di lenta ma costante sottrazione di depositi dal paese e dal suo sistema bancario”, scrive WSJ.
E L’ITALIA? – E ora la preoccupazione è data dal fatto che da qualche altra parte in Europa il sistema bancario possa essere suscettibile a crisi simili: “E se questo succedesse, ci si dovrebbe affrettare ad un nuovo salvataggio”. Non solo: il diffondersi di queste voci può causare un effetto psicologico non indifferente perché gli investitori, fiutando la brutta aria, potrebbero essere invogliati a “trasferire preventivamente i loro fondi dai paesi per evitare di vederli convertiti senza nessun preavviso in pesetas o scudi”, le precedenti valute di Spagna e Portogallo. Anche l’Italia naviga in queste acque: “Gli analisti di Citigroup Stefan Nedialkov hanno stimato che le banche in Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna potrebbero presto perdere in totale dai 90 ai 340 miliardi di depositi se la Grecia lasciasse l’euro zona”,source anche se sarebbe la Spagna a “sanguinare per cifre fra i 38 e i 130 miliardi”.Per l’analisi sul nostro indice di borsa vi riporto QUI
Concordo in toto con quello che scrivi, indirizzandoti qui….http://inoixor-traderpassion.blogspot.it/2012/05/infograficacome-stanno-le-banche.html… per avere un’idea generale della qualità delle banche della zona UE.
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Comprendo che ci sia la difficoltà di trovare i dati, ritengo un limite soffermarsi sulle analisi ed elencare solo i paesi in difficoltà quando banche di altri paesi potrebbero nascondere cifre ancor più rilevanti e preoccupanti. E la germania? E la francia? E la gran bretagna? che poi sono quelle che operano con più leva, quelle sono solo brave? Con questo non voglio polemizzare e anzi ringrazio per l’informazione dataci.