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Piazza Affari in calo e lo spread BTp-Bund torna oltre i 300 punti, ma per ora stiamo calmi nonostante tutto….
In questi giorni molte società della borsa di Milano dovrebbero essere pronte a beneficiare della maggiore flessibilità consentita dalla riforma del mercato del lavoro annunciata dal premier Mario Monti, ma probabilmente c’è qualche cosa che non va, visto che il problema non è da ricercare sui posti di lavoro ma parte da una contrazione economica, Nei giorni scorsi ha suscitato non poco clamore il monito lanciato dalla Corte dei Conti che ha denunciato il livello preoccupante del prelievo fiscale indicandolo al 45% del Pil.
Il dato, pur essendo di per se una grandezza che desta non poca preoccupazione, in realtà, non ci racconta l’esatta situazione del prelievo fiscale e la relativa disuguaglianza tributaria, se non scomposto tra le varie categorie di contribuenti che lo compongono.
Poniamo ad esempio un piccolo imprenditore commerciale che, nel primo anno di attività, abbia conseguito un utile da bilancio al 31/12 pari 70 mila euro e che, per effetto della ripresa a tassazione di alcune componenti di costi non deducibili o parzialmente deducibili (es.: Autovetture, ristoranti ecc ecc), il suo reddito fiscale sia 76 mila euro. Un ottimo utile si direbbe! Ma quanto rimane effettivamente in tasca al nostro contribuente e quel’è la pressione fiscale che egli subisce?
Nel caso appena descritto, il nostro contribuente, benché abbia realizzato un utile al lordo delle imposte di 70 mila euro, egli dovrà corrispondere imposte su un reddito fiscale di 76 mila euro e, a conti fatti, tra Irpef, Irap, addizionali regionali e comunali e contribuzione Inps, egli dovrà versare all’erario circa 47 mila euro su 70 mila di utili realizzati; euro più, euro meno.
Benché il prelievo fiscale, in questo caso, sia già di oltre il 67% dell’utile della sua attività, il nostro contribuente dovrà all’erario, fuori dal perimetro del suo reddito e della sua attività di impresa, altre imposte come, ad esempio, l’iva sui consumi, l’Imu sulla sua abitazione, eventuali imposte di bollo, di registro ed altro. Quindi, ipotizzando che egli spenda, in termini di consumi 18 mila euro per il suo sostentamento e della propria famiglia ed ipotizzando un aliquota media dell’iva del 16%, egli verserà, indirettamente, allo stato altri 2500 euro di imposta sul valore aggiunto, arrivando così ad oltre i 49 mila euro di imposte pagate su 70 di utile realizzato, che rappresentano ben il 71%. Sommando l’eventuale Imu e altre tasse minori (ma non marginali) e altre occulte, potremmo arrivare agevolmente alla soglia 75% del reddito prodotto, o forse più. Analogo discorso può osservarsi per i redditi da lavoro dipendente.
Con una situazione di pressione fiscale del genere è impossibile mantenere il lavoro, figuriamoci crearlo!!
Quindi ciò che succede a piazza affari che si aggiudica la maglia nera sia ieri che oggi è la situazione normale di malcontento del contribuente e delle società estere che sicuramente non vedono di buon occhio la politica economica attuata dai nostri governanti e da quei CIALTRONI dei rappresentanti delle parti sociali.
Ora, dopo questo intenso ragionamento che mi porta a far fumare troppo il cervello… analizziamo l’indice FTSEMIB per capire dove siamo arrivati:
In ottica over: siamo sempre inseriti in un canale rialzista, ed in questo momento ci troviamo sopra la dinamica media del canale citato, il supporto dinamico passa oggi a quota 16200,
in ottica intraday il supporto da non perdere è a quota 16400 perchè sul grafico a tre ore la sua perdita decreterebbe la continuazione del ribasso sino a 16200. operatività: long con stop 16400 e con obiettivo 16750 short alla rottura dei 16400 con obbiettivo 16200 e alla sua perdita ci sarebbe per domani il test della media 100 che oggi passa a quota 15700 circa, da li è da tentare un long con stop di 50 punti sotto
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Borse e spread. L’indice Ftse Mib, arrivato a perdere quasi il 2%, e ieri ha chiuso in calo dell’1,29%, in parallelo al peggioramento dello spread decennale, risalito oltre la soglia de 300 punti. Oggi è la seconda seduta consecutiva di flessione per i mercati azionari e per i BTp non sembra destare ancora allarme sui mercati. Il ripiegamento di ieri non è infatti stato particolarmente marcato e nemmeno esteso a tutti i listini. Il tasso dei titoli a 10 anni è tornato al 5% per la prima volta dal 7 marzo. Balzo in avanti del differenziale tra i titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi. Lo spread Btp Bund e’ salito a 314 punti rispetto ai 302 punti della chiusura di ieri.
A sostenere il rialzo e’ il future sul Bund tedesco che ha toccato il massimo giornaliero a 136,85 punti dopo la diffusione dei dati sul settore manifatturiero della Germania che sono scesi a livello di contrazione economica, segnalando prospettive difficili a cascata per tutte i paesi manifatturieri dell’area euro, in particolare quelli periferici.
IL TREND del bund: potrebbe continuare sino a quota 137.80/90 circa, dove ho segnato sul grafico, mantenendo comunque l’ipotesi che dicevo nella precedente analisi di un cambio trend, quindi in parole povere qui io eco dal long e per ritornare short aspetto un possibile obbiettivo a quota 137.80/90