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Banche: gli appuntamenti per la ricapitalizzazione dell’ EBA
Entro il 20 gennaio si dovrà presentare il piano per le ricapitalizzazioni delle principali banche italiane, come imposto dall’ EBA ( European Banking Authority ), a Bankitalia.
Domani 17 gennaio i banchieri incontreranno Visco a Palazzo Koch, il 18 si riuniscono a Milano per l’esecutivo dell’Abi, giovedì 19 alcuni istituti di credito, come Mps, riuniscono i loro board per varare i piani, venerdì 20 i piani devono arrivare in Bankitalia per essere poi esaminati con l’Eba l’8 e il 9 febbraio.
Unicredit stà già eseguendo l’ aumento di capitale, mentre le altre tipo MPS, Banco Popolare e Ubi Banca, non vogliono o non possono farlo, lo dice Reuters, le quali hanno bisogno di trovare 3,267, 1,73 e 1,69 miliardi di euro per portare il core Tier 1 al 9%.
“La crisi del debito sovrano italiano, con lo spread con i Bund tedeschi ormai stabilmente attorno a 500 punti base, impone secondo Eba un capitale aggiuntivo a presidio di questo rischio fino a quando non verranno adottate in Europa le misure adeguate a far rientrare la crisi sui mercati.”
Mps deve coprire 3,267 miliardi. Circa un miliardo lo trova con la conversione dei due Fresh; 600 milioni potrebbero arrivare estendendo al 100% degli impieghi l’adozione dei modelli interni avanzati di valutazione che oggi è già al 70%; altri 600 milioni potrebbero derivare dalla riduzione dell’RWA ottenibile con una cessione e relativo deconsolidamento di Consum.it (credit al consumo); 300 milioni sono calcolabili come ritenzione di utili nei sei mesi fino a giugno; altri 700 milioni da cessioni di 500 milioni di immobili, cessioni minori, deleveraging.
Mps imputa interamente alla sua esposizione in titoli di Stato italiani la necessità di ricapitalizzare e 1,8 miliardi di questi 3,2 miliardi sono costituiti da perdite sugli swap fatti a copertura del rischio di tasso preso comprando i Btp.
Banco Popolare, in base all’esercizio sul capitale condotto dall’Eba, manifesterebbe esigenze di rafforzamento per 2,731 miliardi. La principale leva attivabile dalla banca per copire circa un miliardo del buffer riguarda il bond convertibile soft mandatory emesso nel 2010 e il cui regolamento è stato modificato lo scorso 16 dicembre con l’aumento a 1,5 milioni del numero delle azioni a servizio della conversione o dell’eventuale riscatto anticipato del bond.
Ubi banca deve coprire 1,393 miliardi e quasi la metà potranno arrivare dalla riserva derivante dal prestito convertibile da 640 milioni. La restante parte parte dovrebbe essere coperta dalle azioni di deleveraging, dall’adozione dei modelli avanzati di valutazione del rischio e da eventuali modifiche alla politica dei dividendi.