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Governo Monti, dal drastico calo dei consumi alle prime bocciature degli economisti
NATALE: CONSUMI IN DRASTICO CALO. SPESI 48 EURO IN MENO A CITTADINO
PEGGIOR NATALE DEGLI ULTIMI 10 ANNI SUL FRONTE DELLE VENDITE
E PER I SALDI IN PARTENZA SARA’ ANCHE PEGGIO: ACQUISTI IN CALO DEL 30-40%
Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti continua a restare elevato, attestandosi a 513 punti base, sui livelli dell’apertura. Il differenziale rimane oltre la soglia d’allarme del 7%, al 7,05%. la borsa è in calo con l’aiuto delle banche segnando la peggiore performace dei listini Euorpei. L’indice Ftse Mib segna un -0,71% a 14.967 punti, mentre l’All Share cede lo 0,64%. Sul paniere principale, giu’ i bancari con Unicredit che guida i ribassi (-3,62%), sulla scia del raggruppamento azionario deciso dal management. Pesanti anche Intesa sp (-2,44%), Bpm (-2,61%), Ubi (-2,01%) e Mediobanca (-2,65%). Tra gli industriali, in controtendenza Impregilo (+4,11%) dopo il via libera del cda di Fonsai alla proposta di acquisto da parte del gruppo Gavio del 33% di Igli, cassaforte che controlla il 29% del general contractor. Il tutto condito dalle notizie arrivate ieri dalla Codacons fa il punto sulle spese delle famiglie relative alla festivita’.
Complessivamente per il Natale 2011 ogni cittadino ha speso mediamente 48 euro in meno rispetto agli anni precedenti. La contrazione ha riguardato sia il settore regali che quello degli addobbi per la casa, mentre hanno retto i consumi alimentari. Spese in calo anche per i viaggi, mentre il settore che piu’ di tutti ha risentito della crisi e’ quello dell’abbigliamento e delle calzature, dove il calo delle vendite ha raggiunto quota -30%.
E per i saldi invernali in partenza a gennaio le previsioni del Codacons sono allarmanti. “Saranno un flop – spiega il Presidente Carlo Rienzi – le famiglie non hanno piu’ possibilita’ di spendere per beni non essenziali, nemmeno in regime di sconti stagionali. Prevediamo una riduzione record degli acquisti durante i saldi, con picchi del 30-40% rispetto allo scorso anno”.
Ed in più CRESCE IL “PARTITO” DEGLI ECONOMISTI CHE BOCCIANO MONTI
Si infoltisce la schiera degli economisti che bocciano la manovra del governo Monti e chiedono, per uscire dalla crisi, misure per favorire la crescita.
Decine di adesioni nel mondo accademico alla lettera-appello al premier Monti promossa dal professor Gustavo Piga, dell’Universita’ di Roma Tor Vergata, che tra le pieghe delle norme europee ha trovato un riferimento preciso per cui per l’Italia oggi in recessione, “raggiungere il bilancio in pareggio nel 2013 – che peggiora la recessione e non ci aiuta con i mercati e con gli spread – non e’ piu’ necessario. Monti si
appelli alla normativa per negoziare con Bruxelles e con il Consiglio Europeo una politica fiscale meno recessiva”, in modo tale che al nostro paese, “a causa di una grave recessione economica”, venga riconosciuta “la possibilita’ di superare il valore di riferimento del rapporto disavanzo pubblico-PIL in via eccezionale e temporanea, restando il rapporto vicino al valore di riferimento”. Anche per il sito Sbilanciamoci, che nelle passate settimane ha proposto una ‘controFinanziaria’, “e’ un’altra manovra quella di cui ha bisogno il nostro paese: e’ necessario ridurre le spese militari e cancellare le grandi opere; bisogna inserire la tassazione dei patrimoni e delle rendite. Con i soldi raccolti – oltre che ridurre il debito – bisogna salvaguardare i redditi, le pensioni, i risparmi; bisogna investire nell’economia verde e nelle ‘piccole opere’; e’ necessario mettere in campo un piano straordinario per il welfare in cui ci siano gli ammortizzatori sociali per i precari, servizi sociali, interventi per la scuola e l’universita’. Si tratta di uscire da questa crisi in in un modo diverso da quello con cui ci si era entrati: ecco perche’ serve una svolta, subito, sia nella richiesta di politiche europee diverse da quelle – restrittive e fatte di soli tagli – sia nella messa in campo di interventi a livello nazionale che costituiscano un vero e proprio piano di investimenti pubblici per un’economia che metta al centro i beni ed i consumi pubblici, la coesione sociale, il sostegno allo sviluppo locale”. Sulle orme di un’analoga iniziativa lanciata in Francia da Susan George, Francois Chesnais, Etienne Balibar, “Rivolta il Debito” lancia un appello per un “Audit pubblico dei cittadini sul debito. Vogliamo rivedere in profondita’ l’entita’ del debito pubblico italiano per impostare un’altra politica economica alternativa a quella avanzata dai vari governi che si sono succeduti in questi anni e improntata alla redistribuzione della ricchezza, alla valorizzazione dei beni comuni, del lavoro, del welfare, dell’ambiente contro gli interessi del profitto e della speculazione finanziaria”. Tra i primi mille firmatari: Fausto Bertinotti, Salvatore Cannavo’, Massimo Carlotto, Giulietto Chiesa, Giorgio Cremaschi, Loretta Napoleoni, Giovanni Russo Spena, Gianni Vattimo. In un’altra lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Monti, venti docenti di economia prevalentemente dell’Universita’ di Torino chiedono perche’ la ricchezza “liquida – titoli, depositi, investimenti finanziari – sfugga del tutto alla manovra. E’ annullata cosi’ la pretesa di equita’ con cui il governo si era presentano agli italiani. In sostanza, ci sembra che ci siano molti argomenti a favore di una tassazione con un’aliquota non predatoria dei grandi patrimoni mobiliari, che non ci siano validi argomenti contrari sul piano dell’efficienza economica e che non vi siano rilevanti ostacoli di natura tecnica tali da impedirne l’adozione