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Credit Crunch e Deleverage le banche hanno aperto la porta: analizziamo il gold
Quando i mercati vengono investiti da una crisi, dato che spesso si è tentato di ignorare i segni premonitori, compresa me, si cercano con costanza e abnegazione i segni della fine, i segni della rinascita. La crisi attuale ha avuto inizio con il crollo di Lehman Brothers e con un onda lunga ormai quasi tre anni ha eroso i margini di redditività e capitalizzazione prima delle società quotate ed oggi investe pesantemente anche le banche di tutto il mondo nelle cui pance cominciano a diventare di difficilissima gestione e sopportazione investimenti più o meno tossici.
Lo stato della crisi
L’economia mondiale sta attraversando una crisi finanziaria, cioè una crisi in cui la domanda di capitali, di denaro e di liquidità esubera l’offerta da parte delle banche e degli investitori. Questa tipologia di crisi è a mio avviso la più complessa da affrontare e gestire in quanto incide direttamente sulla fiducia dei consumatori sia in termini di consumo sia in termini di capacità/volontà di avviare nuove attività imprenditoriali.uno dei problemi delle istituzioni finanziarie oggi è quella di un troppo elevato livello di indebitamento (in inglese si parla di leverage elevato ecco il termine da dove deriva). Da questo ha origine l’esigenza di un deleveraging, cioè di una riduzione del suo livello. Ora, un’operazione di questo genere si può fare, nella sostanza, o aumentando il capitale sociale, o riducendo il livello dei prestiti alla clientela cosa che purtroppo sta succedendo anche a noi. La prima operazione appare difficile perchè mancano i soldi, l’altra comporta gravi difficoltà per l’economia reale. In questo momento è molto forte, tra l’altro, l’intervento pubblico, con l’immissione nelle banche in crisi di rilevanti risorse di capitale delle imprese influisce negativamente sulla capacità rifondere puntualmente i crediti ricevuti e di conseguenza sulla fiducia degli stakeholder che percepiscono un maggiore livello di rischio in riferimento ai capitali già prestati. Questi stakeholder sono sia i mercati finanziari- dove nei casi più eclatanti si verifica una fuga verso la vendita del titolo azionario – sia i mercati del credito e precisamente le banche che reagiscono all’incremento del rischio con un irrigidimento delle condizioni di erogazione di nuovo credito e con la modifica della struttura degli asset attraverso la dismissione/svalutazione delle posizioni più rischiose.
Cosa stanno facendo effett l’azione di molti istituti bancari anche in funzione dei nuovi parametri previsti da BASILEA III( SPIEGO A GRANDI LINEE BASILEA III L’accordo intende agire su quelli che sono ritenuti i requisiti chiave imposti alle banche nella loro attività, che vengono misurati dal rapporto tra patrimonio di vigilanza, ovvero i fondi su cui una banca può maggiormente contare in una fase di necessità, rispetto al totale delle sue attività, ponderate per tener conto delle effettive caratteristiche di rischio. Ebbene, è stato deciso di alzare questo rapporto, in modo che una banca, per potere operare, debba avere un patrimonio di vigilanza più alto e quindi sia meno esposta a eventuali contraccolpi in caso di crisi. Non solo, ma più una banca ha attività investite, più dovrà essere alto il patrimonio di vigilanza. Indirettamente questa riforma metterà tutte le maggiori banche mondiali sullo stesso piano, e in questo modo potrebbe risultare vantaggiosa per le istituzioni italiane. Le banche ne usciranno magari meno redditizie, ma anche molto più solide e sicure. Diversi osservatori hanno definito questa come la riforma più rilevante seguita alla crisi mondiale). si è rivolta verso una ricapitalizzazione inversa meglio conosciuta come deleveraging.
Ed è infatti così che sta succedendo cioè, la strategia di delveraging può essere realizzata sia attraverso un aumento di capitale( vedi le nostre banche) che controbilanci il livello dei debiti, sia attraverso la riduzione del volume complessivo del capitale dato a prestito( idem come il primo, stanno tirando i remi in barca con fidi e prestiti). Il rischio per le banche europee, vista la loro storia e le strategie sono tendenzialmente più prudenti rispetto alle banche statunitensi, l’intervento della BCE è fondamentale per dare fiato alle banche e ridare il movimento giusto all’economia, ma la costante svalutazione di asset quali le partecipazioni in borsa, il declassamento dei debiti sovrani e la debolezza della crescita economica richiedono comunque incisivi interventi a livello europeo non a livello di nazioni singole, il problema fondamentale è che non abbiamo un europa unita come gli stati uniti e mettere insieme 27 paesi è molto complesso se non impossibile .
Altra cosa preoccupante è l’allontanaento dai beni rifugio, come faceva notare Fabio in un suo articolo( potete leggerlo andando QUI) che è un chiaro sintomo di un Deleveraging si sta sviluppando un cambio trend sul gold con la rottura tecnica di quella che era una chiara tendenza rialzista, quindi attenzione il tutto comprometterebbe di normali investitori dei metalli preziosi, ignari della necessità apparentemente stupida delle banche di far cassa proprio su un bene rifugio che dovrebbe essere un’assicurazione, che alimenteranno le vendite.
Inserisco il grafico del Gold dove possiamo vedere la perdita della dinamica rialzista che ha sostenuto il rialzo del metallo prezioso da 1657 è partito il ribasso con vendite sul future… ho inserito i livelli di supporto e resistenza sul grafico
Anche se da oggi pomeriggio secondo me il deleverage si prende un piccolo coffee break…… sensazione personale eh 😉