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Italia VS Grecia……………ma non tanto…………….

Scritto il alle 21:16 da balrock@finanzaonline

Buonasera, oggi come potete sapere, lo spread BTP/BUND ha toccato nuovi record, andando verso la soglia di 600 punti, chiudendo poco sopra i 550.

Il rendimento dei nostri titoli di stato, ha superato il 7%……………

Gli aiuti dell’ EFSF( fondi salva stati ), non son serviti a granchè. I decreti delle finanziare varate, fatte dal nostro governo, per il pareggio di bilancio e lo sviluppo di questo paese(???????), in realtà son fatti di sole tasse e manovre che deprimono lo sviluppo. Ad esempio i ticket sanitari, l’aumento dell’ iva dal 20 al 21%, l’aumento dell’ età pensionabile, si può licenziare più facilmente, venendo meno i contratti a tempo indeterminato, l’aumento del capital gain, i bolli sui depositi titoli, ecc. ecc.Dopo la lettera inviata da Berlusconi alla BCE, Olli Rehn ha risposto, che vogliono manovre aggiuntive(QUI).

Mettiamo adesso alcuni stralci di quello che è stato richiesto alla grecia:

Correva l’anno 2010, e dopo varie perdite di tempo, per non tirare fuori 14 miliardi circa, per il salvataggio della Grecia, si arrivò alla modica cifra di 110 miliardi di €, chiedendo sacrifici in cambio,e che sacrifici ( “Macelleria Sociale” )……………
Ecco alcuni stralci di quel piano:

Contratti di lavoro

– Prevalenza, per legge, degli accordi aziendali sugli accordi di categoria.

– Possibilità di disapplicare i contratti collettivi, sempre per legge, per le imprese non aderenti alle unioni industriali. Fino ad ora i padroni erano obbligati ad applicare i CCNL quando convalidati dal Ministero del Lavoro.

– Adeguamento del sistema di negoziazione dei contratti collettivi di lavoro alle esigenze dei capitalisti, venendosi a basare su “competitività, costo del lavoro e creazione di nuova occupazione”.

– Abolizione di qualsiasi restrizione al lavoro part-time e ai contratti a tempo determinato, attraverso la legge 3846/2010 approvata dal governo lo scorso maggio.

– Estensione del periodo di prova ad un anno (finora era di due mesi). Durante la prova i padroni possono licenziare senza alcun preavviso e risarcimento.

– Attuazione della direttiva Bolkestein che prevede l’abolizione del salario minimo per potenziare gli investimenti.

– Tagli drastici ai già bassi sussidi di disoccupazione per risparmiare 500 milioni di euro.

Previdenza sociale:

– “Riforma dei parametri di base del sistema pensionistico, come previsto dalla legge 3836/2010”. Ma questo è solo l’inizio. La nuova versione del Memorandum secondo il quale l’aumento della spesa pensionistica pubblica non può superare 2,5 punti percentuali del PIL tra il 2010-60, veicola una nuova offensiva. Nel caso in cui venisse superata tale soglia verranno varate nuove misure per minare il sistema di previdenza sociale.

– Abolizione di qualsiasi garanzia concessa dallo Stato per le pensioni integrative. Secondo il Memorandum “il governo attua una radicale revisione del funzionamento dei fondi pensione pubblici integrativi”. L’obiettivo del governo è di non pagare un solo euro del bilancio dello Stato per i fondi pensione complementari. In pratica ciò significa che i fondi integrativi, che riguardano 1.000.000 di pensioni, risultano già in pesante deficit a causa delle politiche del PASOK e ND, e non saranno quindi in grado di garantire le pensioni o solo in minima parte. Inoltre la nuova versione del Memorandum prevede che la spesa per le pensioni resterà stabile anche nel caso in cui il numero dei beneficiari aumenti (oggi 2,8 milioni di lavoratori versano contributi ai fondi pensione integrativi). Ciò porterà alla riduzione drastica delle pensioni.

– Revisione della lista dei lavori usuranti per ridurre la copertura a non più del 10% delle forze del lavoro. L’età pensionabile per le professioni e i settori esclusi si innalzerà di 5-7 anni. Il nuovo elenco si applicherà a decorrere dal 1° luglio 2011 per tutti i lavoratori attuali e futuri.

– Introduzione di criteri severi per le pensioni di invalidità e riesame di migliaia di pensioni di invalidità per una riduzione o sospensione.

Saccheggio dei salari attraverso aumenti fiscali:

– Ulteriore aumento dell’IVA con l’aliquota dell’11% portata al 23% per una considerevole quantità di beni e servizi (oltre il 30%).

– Ampliamento della base imponibile della tassa sugli immobili drenando 400 milioni di euro dai lavoratori.

– “Tassa verde” sulle emissioni di CO2.

– Congelamento dell’indicizzazione delle pensioni, il che significa che i pensionati perderanno più di 100 milioni di euro.

– Tassazione dei professionisti-artigiani sulla base di un reddito presunto, con un maggior gettito di almeno 400 milioni di euro.

Ulteriori privatizzazioni dei settori strategici:

– Ferrovie: nuovi licenziamenti tramite la riduzione del personale del 35%. Aumento delle tariffe, accrescendo i profitti del 55%. Riduzione del salario minimo del 20%. Vendita del patrimonio e concessione delle linee più redditizie ai privati che aumenteranno le tariffe. Chiusura delle linee cosiddette “in perdita”, lasciando molte regioni del paese senza servizio ferroviario.

– Trasporti: licenziamenti di massa, riduzione dei salari e abolizione dei diritti dei lavoratori. Aumento dei prezzi dei biglietti del 30-50%. Tagli e chiusura di linee.

– Energia: liberalizzazione del mercato dell’energia e dismissione delle infrastrutture di Public Power Corporation (DEI) e delle risorse energetiche ai privati. Drastico aumento delle tariffe per le famiglie e gli agricoltori del 40-100%.

– Professioni chiuse: loro liberalizzazione aprendo nuovi sbocchi di investimento per i capitalisti. Sotto la pressione dei grandi gruppi, i lavoratori autonomi in questi settori saranno espulsi dal mercato.

Saccheggio del popolo:

– Ulteriore riduzione delle indennità e della retribuzione per il lavoro straordinario nelle imprese di proprietà statale. Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso il disegno di legge sui “pagamenti unificati nel settore pubblico” che impongono tagli alle indennità.

– L’applicazione di una gabella di 3 euro per i servizi ambulatoriali negli ospedali pubblici così come il pronto soccorso.

– Aumento del 20-30% delle tariffe per i servizi medici ospedalieri e gli esami.

– Rivalutazione di tutti i restanti programmi sociali al fine di pianificarne l’abolizione.

Il 3 marzo e il 3 maggio 2010 il governo ha varato il peggior pacchetto di misure di austerity dal 1950 e  una serie di riforme antipopolari:

– Ha abolito tredicesime e quattordicesime per i dipendenti pubblici e per tutti i pensionati sia del settore pubblico che privato.

– Taglio delle indennità salariali per i dipendenti pubblici del 20%.

– Riduzione dei salari dei lavoratori nelle imprese di pubblica utilità, quelli che non percepiscono alcuna indennità, del 10%.

– Congelamento dei salari e delle pensioni nel settore pubblico e privato per i prossimi tre anni.

– Tagli del 3-10% sulle pensioni oltre 1.400 euro.

– Annullato il pagamento della seconda rata dell'”assegno di solidarietà” destinato ai segmenti più poveri della popolazione.

– Aumento delle aliquote IVA per due volte nel 2010.

– Aumento per la terza volta nel 2010, dell’accisa sui carburanti. Di conseguenza, il prezzo della benzina senza piombo è aumentato del 63%.

– Aumento sempre per la terza volta nel 2010, dell’accisa sulle bevande alcoliche e il tabacco. Dopo l’attuazione delle misure il prezzo delle sigarette aumenterà del 40% rispetto all’inizio del 2010. Per quanto riguarda le bevande l’aumento è pari a 3 euro a bottiglia.

– Ha imposto una tassazione speciale per professionisti-artigiani sulla base delle entrate nel 2009.

– Ha aumentato l’età pensionabile a 40 anni di contributi. Ha abolito il pensionamento con 37 anni di contributi indipendentemente dall’età, nonché il pensionamento con 35 anni di anzianità nonostante il possesso dei requisiti di età.

– Ha imposto drastici tagli sulle pensioni (più del 35%) per effetto dell’ampliamento degli anni su cui calcolare la base pensionabile, dai primi 5 anni degli ultimi 10 a tutta la vita.

– Ha abolito il pensionamento prima dei 60 anni, cancellando il pensionamento anticipato, colpendo soprattutto le madri, in particolare con prole numerosa.

– Ha ridotto del 6% all’anno le pensioni di quelli che con 40 anni di contributi hanno “osato” andare in pensione prima dei 65 anni.

– Ha demolito il sistema pensionistico dei dipendenti pubblici.

– Ha imposto alle donne di lavorare dai 5 ai 17 anni in più, in nome della loro equiparazione agli uomini.

– Ha introdotto un meccanismo di adeguamento automatico delle pensioni alla speranza di vita, che costringerà a lavorare fino all’età di 70 anni.

– Ha introdotto un meccanismo di verifica della situazione economica prima di concedere la pensione (means-tested pension), che precipita la previdenza sociale al rango di un sussidio, comunque non erogato prima dell’età di 65 anni.   – Ha ridotto drasticamente la spesa statale per le pensioni che da ora in poi riguarderà solo le pensioni di base. Viene così abolito il finanziamento tripartito del sistema di previdenza sociale.

– Ha riunito i fondi pensione in tre fondi.

– Ha abolito gli accordi collettivi di lavoro e salario minimo. Ha approvato una normativa per una retribuzione di ingresso per i giovani disoccupati di lunga durata. Con il pretesto di creare occupazione per i giovani e i disoccupati di lunga durata ha cancellato il salario minimo (oggi di 740 euro) creando la “generazione dei 500 euro”.

– Ha abolito la giornata di 8 ore di lavoro e ridotto la retribuzione per il lavoro straordinario. Ha introdotto “limiti annuali per il calcolo del tempo di lavoro”. Pertanto, i lavoratori sono obbligati a prestare lavoro straordinario in un determinato periodo e poi a essere sottoccupati o godere delle ferie in altri. Per il periodo di lavoro straordinario il lavoratore non riceverà il pagamento supplementare finora applicato.

– Ha aumentato la soglia dei licenziamenti di massa nelle imprese che impiegano 21-200 dipendenti.

– Ha imposto drastici tagli sulle indennità di licenziamento del 50%.

lunedì, 19 settembre 2011 – 17:59

I creditori internazionali hanno chiesto alla Grecia di tagliare il settore pubblico e migliorare il sistema fiscale per evitare un default nelle prossime settimane e intanto gli investitori, spaventati dalle difficoltà politiche, abbandonano gli asset rischiosi della zona euro.

In attesa della conference call che si terrà tra poco tra il ministro delle Finanze greco e i funzionari dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale, i rappresentanti del Fmi in Grecia hanno precisato i passi che Atene deve fare per ottenere il prossimo mese la tranche – ormai vitale – da 8 miliardi di euro del piano di salvataggio.

“La palla è nel campo greco. L’implementazione è essenziale”, ha detto Bob Traa, rappresentante in Grecia del Fondo Monetario Internazionale, nel corso di una conferenza stampa.

Sono necessarie, ha spiegato, nuove misure di risparmio per ridurre il deficit a livelli sostenibili e contenere le risorse assorbite dal settore pubblico – il che significa tagli ai posti di lavoro, agli stipendi e alle pensioni – mentre va migliorata la raccolta fiscale piuttosto che aggiungere nuove tasse.

La stampa greca ha pubblicato una lista di 15 interventi richiesti dalla troika al governo socialista per ottenere il prestito. Tra questi, il licenziamento di altri 20.000 dipendenti pubblici, la riduzione o il congelamento degli stipendi pubblici e delle pensioni, un aumento delle imposte sui carburanti per il riscaldamento, la chiusura di enti in perdita, il taglio della spesa per la sanità e l’accelerazione delle privatizzazioni.

La Grecia dovrà iniziare a tagliare il 20% dei 750mila dipendenti pubblici ovvero licenziare 150.000 persone, altrimenti la rata da 8 miliardi di euro di aiuti internazionali di ottobre non le verrà erogata.

Spesso le misure di austerità adottate sono state dure e di dubbia efficacia tanto che ieri ministro Venizelos ha detto all’Ecofin che la Grecia è stata “minacciata e umiliata” e ha invitato i Paesi dell’Eurozona a non farsi scudo della Grecia “per nascondere la propria incompetenza nel gestire la crisi economica”.

Si parte dunque con l’istituzione della “riserva di lavoro”, una sorta di zona limbo dove entrerebbero i 150.000 dipendenti pubblici da tagliare. Per un anno riceveranno il 60% dello stipendio, al termine di questo periodo, se nulla sarà cambiato, verranno licenziati definitivamente.

 

A mio avviso, già da un pò di tempo, ci sono delle similitudini, che ci dicono che abbiamo già intrapreso questa strada, a pensar male, spesso ci si indovina…………………

Si accettano pareri e opinioni, un saluto a tutti.

 

 

 

3 commenti Commenta
Roberto Semprini
Scritto il 9 Novembre 2011 at 21:53

Bell’articolo, mi piace,… e purtroppo ho il timore che tu abbia ragione. Speriamo ci possano smentire. ok!

gooser
Scritto il 10 Novembre 2011 at 07:52

Siamo veramente la repubblica delle banane negli ultimi 20 o 30 anni siamo solo stati bravi a mangiarci tutto e a rovinare tutto il nostro potenziale. Adesso che siamo in Europa e chi fanno il culo perchè non stiamo alle regole piangiamo….. Ma ben venga se dobbiamo farci ridicolizzare da tutto il mondo ma servirà a risolvere i nostri problemi andiamo avanti e mettiamo apposto i conti.
Purtroppo a pagare l’ennesimo dazio saranno sempre gli stessi……

manuel.finanza
Scritto il 12 Novembre 2011 at 18:52

gooser@finanzaonline,

essendo di origine Greca vedo tante similitudini

politici corrotti …bustarelle…impiegati statali messi dai politici

x un voto …falsi invalidi..ecc

e vero che l italia e too big x il default ma anche tutte le cause che hanno provocato il default greco sono uguali

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