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Il FLOP DI FIAT NEGLI USA
Ultimamente si sente poco parlar di FIAT, se non per aver disdetto gli accordi sindacali, per aver deciso di uscire il 1° gennaio 2012 da confindustria, o per aver chiuso stabilimenti come Termini Imerese, che non riteneva più redittizi.
E lo “sbarco” del Lingotto negli USA? Non se ne sente più parlare! Come vanno gli affari oltre oceano? Dopo il 19 novembre dell’anno scorso, giorno del suo ingresso nel mercato americano con l’allora “star 500 fiat”, che con manovre finanziarie alquanto alchimistiche, mirava ad ingraziarsi una disastrata Chrisler, decidendo con un “o la va o la spacca” di provare a diventare un colosso intercontinentale delle city cars. Questa mossa di Marchionne sembrava ai più un colpo da maestro, ma non aveva convinto tutti. Già allora il mercato dell’auto era crisi con percentuali negative a due cifre, ed il grafico del suo titolo in attesa dello spin-off , ma sopratutto dopo la divisione del settore auto dall’industrial, presentava segnali premonitori che mi facevano pensare ad una situazione simile a quella che vediamo oggi. Tornando alla “saga di Fiat america” bisogna dire che anche qui il Lingotto non può che essere insoddisfatto in quanto il mercato langue e gli obiettivi non sono stati raggiunti, portando come conseguenza il licenziamento di Laura Soave, 39 anni, responsabile del brand e marketing di Fiat 500 in Nord America, silurata dopo appena 20 mesi dalla nomina, chiamando al suo posto Timothy Kuniskis, 44 anni, veterano Chrysler con 19 anni di carriera a Detroit. Eppure in america la crisi non è così forte come in Europa!
Forse era il modello che non aveva filing con l’utenza yankee! Fatto sta che il flop ora sarà ancora più pesante, visto l’enorme indebitamento che Fiat-Chrysler detiene. Pensate che le vendite di Fiat 500 vanno così male in america, che Chrysler Group ha deciso di sospendere la produzione del motore da 1.4 litri FIRE con cui e’ equipaggiata l’auto, già nel mese di dicembre. Così ha detto uno dei responsabili sindacali della UAW (United Auto Worker) di Detroit. C’è da sperare che il manager italo-canadese tiri fuori dal cilindro un’altra delle sue alchimie e che non veda come aggravanti produttivi solo i costi umani ma faccia uscire dal cilindro anche quella “qualità italiana” tipica dei manufatti nostrani. Osservando Fiat: fluttua su una bolla di sapone, l’importantissimo supporto statico segnato sul grafico e importantissima la rottura della dinamica ribassista, per ora regge, ma non si vede una chiara volontà di rimbalzo da quest’area cosa che di sicuro non può esser vista come di buon auspicio, se dovesse rompere tale livello potrebbe testare nel breve anche quota 3… quindi occhio allo stop
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