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Banche e crisi: è una crisi figlia del debito indotto e liquidità infinita a basso costo
Soldi sempre soldi ma dove ci porterà tutta questa liquidità?
Semplice! Le politiche di allentamento monetario varate da Ben Bernanke e dagli altri banchieri centrali del mondo “distruggeranno letteralmente il mondo” facendo sgonfiare la crescita economia globale, che accelerera’ prima di affondare è sempre stato così, quindi occhio.
La crisi odierna non è diversa da quelle verificatesi in passato. La struttura si ripete sempre uguale: innovazioni tecnologiche, guerre, nuovi strumenti finanziari o eventi di natura monetaria danno il via a nuove occasioni di guadagno.
La corsa agli investimenti diventa euforica e s’innesca la spirale speculativa.
Tutti comprano a qualunque costo e i tassi d’interesse richiesti da chi presta denaro crescono.
Quando qualcuno si rende conto che la pressione è diventata eccessiva inizia a vendere, si ribaltano le aspettative e tutti lo imitano facendo crollare i mercati.
Se nessun agente esterno interviene, istituzioni finanziarie e imprese incominciano a fallire, spostando gli effetti della crisi dalle Borse alle tasche della popolazione.
Verrebbe, quindi, da chiedersi come sia possibile che, conoscendone lo schema e le estrinsecazioni reali di una crisi economica, gli agenti del mercato ricadano periodicamente negli stessi errori.
È proprio qui che si innestano le quattro parole più costose della storia: “ QUESTA – VOLTA – SARA’ – DIVERSO “
E qui mi ricollego all’interessante articolo di Paolo Cardenà( andando sul nome troverete il suo blog) – che inizia con la mitica frase di Albert Einstein
Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi, ogni volta, risultati diversi.
Come dargli torto!
E’ un po’ come curare il malato somministrando, lo stesso farmaco che ha cagionato la malattia e aspettarsi che possa guarire.
Oppure come gonfiare un palloncino e attendersi che questo non scoppi.
Allo stesso modo, è follia gonfiare bolle finanziarie cercando di creare ricchezza fittizia, allo scopo di occultare malanni dell’economia e sperando che questi non riemergano.
Sostanzialmente, è questo l’atteggiamento che le banche centrali (FED in primis) stanno avendo nei confronti di questa crisi.
In altre parole, stanno curando le distorsioni della finanza, dei mercati e dell’economia – orfana per molti motivi di scelte politiche audaci e coraggiose – con gli stessi interventi che sono stati, almeno in parte, causa di questa grande crisi.
Le banche centrali, dalla Bce alla Boj, dalla Boe alla Fed, benché con differenti caratteristiche e peculiarità, stanno mettendo in campo misure senza precedenti nella storia, testando limiti non convenzionali e terreni inesplorati.
E’ di pochi giorni fa la notizia che Federal Reserve (la Banca Centrale americana) immetterà sul mercato 40 miliardi di dollari mensili senza un orizzonte temporale ben definito, ovvero potenzialmente in maniera illimitata e comunque fino a quando non si saranno riassorbite le sacche di disoccupazione verso livelli più accettabili.
Lo farà acquistando sul mercato bond legati ai mutui, i c.d. Mortage Backed Securities: carta igienica usata, insomma.
E’ questo quanto annunciato dal Presidente del FED Ben Bernanke quache giorno fa.
Quindi, al via un’altro giro di roulette che fa seguito ai due precedenti QE (quantitative easing), già sperimentati nel corso del 2008 e 2009 e a tutti gli altri allentamenti monetari messi in atto dalle banche centrali di mezzo mondo.
Per chi ben conosce questa crisi e la sua genesi, comprende benissimo di cosa sto’ parlando. Questa è una crisi che nasce dalla deregolamentazione selvaggia del sistema bancario americano negli ultimi 30 anni, poi esportata, con diverse peculiarità e differenziazioni, prima nei paesi anglosassoni e quindi nel resto del mondo occidentale.
E’ una crisi che ha trovato terreno fertile e che ha germogliato, proprio nell’abbondanza di liquidità a basso costo presente sui mercati successivamente allo scoppio della bolla delle DotCom nel 2000 e poi agli attacchi del 11 settembre 2001, alla scopo di contrastare il pericolo di spirali deflazionistiche innescate da questi eventi.
E’ una crisi che trae le proprie radici dalle manovre monetarie espansionistiche e dall’avidità dei banchieri che mirano a produrre utili sempre più elevati al fine di avere stockoption sempre più milionarie.
E’ una crisi figlia del debito indotto, dall’utilizzo sregolato della leva finanziaria, delle bolle speculative e delle distorsioni createsi, tra l’altro, con liquidità infinita a basso costo, pensando che lo stimolo monetario fosse la panacea dei mali economici poiché idoneo, di per se, a rivalutare in maniera indefinita e indeterminata asset e attività. In realtà le cose, come ben sappiamo, sono andate diversamente.
L’abbondante liquidità creata dal nulla e presente sui mercati, ha permesso la creazione di debito privato e la contestuale formazione della bolle nei vari settori economici (immobiliare in primis) di cui più o meno tutto il mondo è stato vittima, sebbene con peculiarità e caratteristiche differenti da paese a paese.
Il denaro facile, ha consentito l’accesso al credito anche a soggetti privi di adeguate garanzie e di fonti reddituali idonee , favorendo così sia l’acquisto di beni durevoli e di immobili, innescandone un ascesa dei prezzi senza precedenti.
Indebitarsi per acquistare immobili che si sarebbero rivalutati de lì a poco del 20, 30% o forse più, è stata una pratica diffusa che ha generato anomalie, distorsioni e ricchezze effimere.
Ma tutte le bolle, prima o poi, conoscono una fine.
In questo ambito le banche, ricevendo un fiume pressoché ininterrotto di liquidità, praticamente gratis, hanno accelerato e snellito i processi di concessione dei finanziamenti abbattendo i canoni di diligenza e di risk management, alla base dell’istruttoria degli affidamenti.
Negli Usa e nei Paesi con sistemi bancari a matrice anglosassone, si sono inventati strumenti finanziari al fine di disfarsi degli assets rischiosi ribaltando su altri soggetti il rischio connesso, infestando così il sistema e ottenendo ulteriore liquidità da poter utilizzare nuovamente per compiere ulteriori manovre speculative, sempre più azzardate, e sempre più audaci.
E’ l’epoca dei grandi profitti privati, per lo più a vantaggio dell’oligarchia finanziaria e dei banchieri sempre più attivi e sensibili alla realizzazione di utili derivanti da attività sempre più pericolose, con la consapevolezza di poter contare su un flusso ininterrotto di grandi quantità di denaro a bassissimo costo pronto ad essere investito.
Va da se che questo processo di creazione di ricchezza (fittizia), non sarebbe potuto continuare all’infinito e quando la bolla ha iniziato a sgonfiarsi con il ridimensionamento dei valori degli immobili, le insolvenze derivanti dal mancato pagamento delle rate dei mutui, si sono abbattute sui bilanci delle banche e quindi, da qui, sul tutto il sistema bancario e conseguentemente nell’economia reale, per effetto dell’azione di riduzione dell’indebitamento posta in essere dalla banche al fine di migliorare i ratio patrimoniali compressi dalle perdite subite.
Tanto per offrirvi un’idea della portata del fenomeno, vale la pena ricordare che il sistema di distribuzione e allocazione dei titoli tossici legati ai mutui di bassa qualità (subprime) era così diffuso, incontrollato e forse non del tutto noto, che i tassi sul mercato interbancario (tassi a cui le banche si concedono prestiti), hanno conosciuto livelli apicali a testimonianza della sfiducia regnante tra le banche stesse, diffidenti a concedersi prestiti reciprocamente.
Da qui è iniziato il tempo dei salvataggi, delle nazionalizzazioni, della mutualizzazione dei rischi e del ribaltamento delle perdite sui contribuenti; i governi sono corsi a sostegno di un ampissimo numero di banche, chiamando direttamente i contribuenti a sostenere i costi dei vari salvataggi e compromettendo la tenuta dei bilanci pubblici specie nei paesi più deboli, fino a portare più o meno tutto il mondo occidentale ad un passo dal fallimento, se non oltre.
Le distorsioni provocate dalle politiche monetarie delle banche centrali troppo espansive, e attuate con l’apparente intenzione di stimolare l’attività produttiva, l’economia e quindi l’occupazione, oltre a generare un assuefazione dei mercati stessi alle sempre più frequenti espansioni monetaristiche, accentuano sempre di più il divario tra i vari strati delle popolazione, poiché i primi a beneficiarne e forse gli unici, sono solo banche, lobby, multinazionali e politica, che può contare sugli interventi delle banche centrali per occultare i propri insuccessi, propagandando una ricchezza apparente ed effimera che, comunque, si ritorce sulla collettività e sulle classi sociali medie o meno abbienti, determinandone un impoverimento generalizzato.
Anzi, tali interventi rischiano di produrre effetti contrari a quelli apparentemente desiderati. Si pensi, ad esempio, all’impatto sui prezzi delle materie prime a seguito degli allentamenti monetari e alla rivalutazione che questi subiscono.
Rivalutazioni che, per forza di cose, si trasferiscono poi anche sui beni di prima necessità e che quindi vanno a colpire proprio le classi più bisognose.
Comprimono così la capacità di spesa della popolazione e quindi determinano una diminuzione dell’attività economica. Insomma, le solite politiche perpetrare da anni che hanno arricchito una strettissima cerchia di prediletti a discapito della collettività. E, cosa ben più grave, poste in essere senza aver rimosso i prodromi che hanno innescato questa crisi e senza aver stabilito delle regole precise al fine di limitare o azzerare le attività criminali dell’oligarchia finanziaria.
Tanto è vero che, ancora oggi, la maggior parte degli utili generati dalle banche soprattutto nei sistemi anglosassoni, non derivano da quella che per sua natura dovrebbe definirsi la gestione caratteristica dell’attività bancaria (ovvero la raccolta di risparmio sotto forma di deposito e il finanziamento all’economia reale), ma dalla finanza e dalla speculazione.
E così l’oligarchia finanziaria continua a speculare, ad arricchirsi con il consenso dei vari governi, sempre proni al servizio dei poteri finanziari e altrettanto pronti ad utilizzare la leva fiscale per fare casse e ripianare con soldi pubblici le perdite (private) delle banche.
Tali politiche, oltre a diluire il valore della moneta (approfondisci qui l’argomento) e ad innescare guerre valutarie “costringendo” le banche centrali dei paesi in via di sviluppo (unici a sostenere ciclo economico che sembra ormai stagnante nella gran parte del globo) a difendere le rispettive valute attraverso politiche monetarie restrittive e quindi raffreddando la crescita in quei paesi, trasferiscono assets rischiosi dai bilanci delle banche a quelli delle banche centrali e snaturano la vera natura delle istituzioni bancarie, poiché rendono appetibili impieghi più redditizi e meno vincolanti rispetto a quelli naturali e tipici di un buon sistema bancario: il finanziamento all’economia reale. Ad esempio, una banca sarà più incentivata ad indebitarsi in dollari a tassi prossimi allo zero, per poi investire i soldi ottenuti non sull’economia reale attraverso il finanziamento di imprese , ma in attività più remunerative e speculative, magari fuori dal confine nazionale (o valutario), speculando anche sulle oscillazione dei cambi. In buona sostanza tali politiche, unite alla deregolamentazione occorsa in quasi un trentennio, hanno consentito alle banche di abdicare al proprio ruolo istituzionale.
I bilanci delle banche centrali, per effetto di tali pratiche, accolgono oggi della carta di scarso valore in attesa di essere ripagata dalla popolazione attraverso l’inasprimento fiscale e/o attraverso la diminuzione del potere di acquisto.
Con queste politiche non si fa altro che gonfiare bolle, al fine di nascondere ed occultare l’indebitamento attraverso una ricchezza apparente ed effimera, pronta a sciogliersi come la neve al sole.
Tutte le crisi finanziarie, da sempre avvenute e che sempre avverranno, sono accompagnate e precedute da un’espansione anomala e malata del credito.
Quella che stiamo vivendo, non solo non è un eccezione, ma costituisce l’esempio più evidente e clamoroso.
Vi riporto ora un articolo pubblicato qualche giorno fa sul sito Wallstreetitalia.com in cui Marc Faber commenta la danza della morte delle banche centrali:
“Le politiche di allentamento monetario varate da Ben Bernanke e dagli altri banchieri centrali del mondo “distruggeranno letteralmente il mondo” facendo sgonfiare la crescita economia globale, che accelerera’ prima di affondare. Sono le ultime dichiarazioni dell’investitore senza peli sulla lingua Marc Faber, autore del “Gloom Boom & Doom Report” anche soprannominato “Dottor Catastrofe” (Dr. Doom) per le sue previsioni solitamente pessimiste. La settimana scorsa la Fed ha annunciato che acquistera’ 40 miliardi di dollari al mese di titoli pubblici e asset legasti ai mutui dalle banche, uno strumento che iniettera’ altra liquidita’ nel sistema finanziario, tenendo bassi i tassi di interesse. Lo scopo e’ incoraggiare gli investimenti e le assunzioni, ma i critici di queste tecniche monetarie accomodanti pongono l’accento sul fatto che si tratti di denaro virtuale e quindi droga momentanea che rischia di creare una bolla, senza migliorare i fondamentali dell’economia reale, seminando i semi dell’inflazione. Le politiche straordinarie di questo tipo tendono infatti a indebolire il dollaro e spingere in rialzo i titoli azionari. Ma liquidare il debito con l’inflazione non aiutera’ la classe americana media e non aumenterà la domanda per beni e servizi che scarseggiano nell’economia. “L’errore e’ credere che questi soldi andranno all’uomo della strada. Non lo faranno. Andranno all’economia Mayfair e faranno crescere i prezzi di Warhols. Sono molto contento. Molto bene Fed. Congratulazioni Signor Bernanke, Sono veramente felice”, ha detto ieri l’investitore, imprenditore e analista svizzero all’emittente di Bloomberg. “I miei asset ne gioveranno, ma come cittadino responsabile devo dirvi la verità’ che tutti sanno: le politiche della Fed e delle altre banche centrali distruggeranno il mondo”.
Vi riporto alla pagina principale del blog dove troverete i nostri articoli in programmazione QUI
raffaele9@finanzaonline:
Articoli Sempre interessantie di Notevole spessore.Grazie
grazie… anche se il 90% di questo è merito di paolo
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