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PERCHÉ L’UNIONE BANCARIA? Perché è opportuno questo trasferimento di sovranità dalle autorità nazionali alla Bce?

Scritto il alle 20:02 da Agata Marino

La prima parte la trovate QUI

PERCHÉ L’UNIONE BANCARIA?

Perché è opportuno questo trasferimento di sovranità dalle autorità nazionali alla Bce?

Vi sono diverse ragioni, che proviamo qui a riassumere.

Anzitutto, l’integrazione tra i paesi europei (soprattutto quelli che hanno la stessa moneta) prevede che tutti seguano le stesse regole in ambito finanziario e le applichino allo stesso modo: per assicurare la piena uniformità è bene avere una unica autorità di vigilanza.

In secondo luogo, in Europa operano alcune grandi banche di dimensione internazionale (si pensi ad esempio a Deutsche Bank, Bnp Paribas, Unicredit): è bene che queste istituzioni abbiano un interlocutore unico, anziché una pluralità di autorità nazionali.

L’accentramento dei controlli, inoltre, è la premessa perché possano essere messe in comune le risorse necessarie a gestire le crisi bancarie: in particolare, perché il fondo di stabilità europeo Esm possa intervenire direttamente nella ricapitalizzazione delle banche in crisi.

A sua volta, la gestione comune delle crisi è importante per spezzare il legame perverso tra rischio bancario e rischio sovrano a livello nazionale. Infine, una certa “lontananza” della autorità di supervisione dai soggetti vigilati può essere un bene, per evitare che la prima sia in qualche modo “catturata” dai secondi.
Naturalmente, il trasferimento di poteri dalle autorità nazionali alla Bce non è privo di problemi.

Come può la Banca centrale, nel giro di un anno, dotarsi delle risorse (soprattutto umane) necessarie per vigilare su circa seimila banche? Come potrà una istituzione che sta a Francoforte avere rapporti con tutte le banche sparse sul territorio dell’unione monetaria?

La risposta verrà presumibilmente dall’applicazione dello stesso principio adottato nella gestione della politica monetaria unica: accentramento decisionale e decentramento operativo.

In parole povere, la responsabilità ultima delle decisioni sarà a Francoforte, ma i rapporti con le banche verranno prevalentemente tenuti dalle singole banche centrali nazionali.
Mentre sul fronte della attribuzione della vigilanza bancaria alla Bce la Commissione si è spinta molto avanti, sugli altri due fronti – assicurazione dei depositi e gestione delle crisi bancarie – si è mossa con maggiore prudenza.

Per ora, ha lasciato sul tavolo le due proposte già fatte in precedenza, che mirano a coordinare le regole di gestione e di rimborso dei depositanti in caso di crisi, lasciandone però la responsabilità alle autorità nazionali.

Solo quando queste saranno approvate (Consiglio e Parlamento europeo sono invitati dalla Commissione a farlo entro la fine di quest’anno) la Commissione farà proposte specifiche volte a introdurre una assicurazione europea dei depositi e un meccanismo europeo di gestione delle crisi bancarie.

Forse su questo fronte si poteva procedere con più coraggio, lasciando cadere le ipotesi esistenti – che puntano solo al coordinamento – e presentando subito nuove proposte miranti direttamente alla creazione di istituzioni comuni tra i paesi della zona euro.

CAMBIO DI PASSO

Bisogna comunque riconoscere che la Commissione ha cambiato passo rispetto ai tempi e ai riti che tradizionalmente caratterizzano l’iter delle decisioni europee. In un recente articolo abbiamo ironizzato sui sei anni complessivamente necessari per la gestazione e l’entrata in vigore della proposta di direttiva sulla gestione delle crisi bancarie.

Ora la Commissione si presenta con una proposta di regolamento, che assegna la vigilanza alla Bce, dopo solo due mesi e mezzo dall’investitura ricevuta dal Consiglio europeo di fine giugno.

Ma soprattutto invita le altre istituzioni a fare presto la loro parte, in modo che l’unione bancaria possa davvero nascere il 1/1/2013.

Vedremo se gli altri attori sapranno tenere il passo.

Gli ostacoli non mancheranno, a cominciare dalle resistenze di quei politici che non vorranno perdere la loro presa sulle banche locali.

Le resistenze più forti vengono dalla Germania, dove sono in molti a chiedere che la Bce si occupi solo delle grandi banche, lasciando le altre al controllo locale.

La cancelliera Merkel ha appena superato l’opposizione interna allo “scudo anti-spread” (Esm e Bce). Se la caverà anche questa volta?

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