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FED … il dilemma dI Janet Yellen
Il capo della banca davanti a un bivio: continuare o meno la riduzione del piano di
quantitative easing.
Costo del denaro ai minimi storici.
L’era di Janet Yellen alla guida della Federal Reserve, prima donna a rivestire l’incarico di presidente dell’istituto, si avvia a cominciare, il primo febbraio, con una Banca centrale americana insolitamente unita.
Il 29 gennaio il Fomc, il comitato monetario della Fed, ha deciso di proseguire con il “tapering”, la progressiva riduzione del piano di stimoli all’economia, e per la
prima volta da giugno 2011 la decisione è stata presa all’unanimità.
È il segno che il piano di acquisto di bond e titoli da 65 miliardi di dollari al mese (erano 85 in origine, prima delle due sforbiciate consecutive) ha messo tutti d’accordo almeno su una cosa, i rischi collegati al fatto che il budget della Fed si è gonfiato, arrivando al record di 4.100 miliardi di dollari.
FEDERAL RESERVE UNITA, MA GLI SCOGLI NON SONO POCHI.
Mentre avviene il passaggio di consegne tra Ben Bernanke e Yellen, «il prossimo presidente appare ben posizionata per riuscire unita la Banca centrale, dovrebbe essere relativamente facile per lei tenere le fila della strategia monetaria con un ampio consenso», ha detto Stephen Stanley, capo economista di Pierpont Securities.
Del resto i segnali di ripresa negli Stati Uniti ci sono e per il momento non preoccupa né il rallentamento delle assunzioni registrato a dicembre (gli analisti hanno parlato di fattori contingenti, non strutturali) né le pressioni che arrivano dall’estero, con i rinnovati problemi valutari dei mercati emergenti. «La Fed mantiene la rotta, ma non sarà facile navigare verso l’obiettivo fissato di concludere il programma di stimoli a settembre», ha detto Guy Berger, economista di Rbs Securities.
L’EREDITÀ DI BERNANKE A YELLEN: SCELTE DIFFICILI.
L’eredità che lascia Bernanke, nominato nel 2006 dall’allora presidente George W. Bush e confermato da Barack Obama nel 2010, non è delle più semplici: Yellen dovrà decidere se proseguire sulla via aperta dal suo predecessore, ovvero se proseguire o meno con la riduzione del piano di quantitative easing, alla luce di dati macroeconomici positivi, ma non univoci.
Se è vero che nel comunicato finale della riunione del 28 e 29 gennaio la Fed ha precisato che la strategia monetaria «non procede su un percorso prefissato», lo è anche il fatto che calibrare l’azione in modo millimetrico è fondamentale per non mettere il freno a una ripresa che c’è, ma non è ancora solida.
ESPANSIONE DELL’ECONOMIA, MA DISOCCUPAZIONE ALTA.
La Fed, che come previsto ha lasciato il costo del denaro fermo ai minimi storici a cui erano stati portati a dicembre 2008, un livello a cui resteranno «almeno finché il tasso di disoccupazione non sarà stabilmente sceso al di sotto del 6,5%» e i progressi del mercato del lavoro e dell’economia non saranno consolidati, vede un futuro positivo all’orizzonte dell’economia americana. source
Come si legge nel comunicato, la crescita «ha guadagnato slancio negli ultimi trimestri» e la congiuntura continuerà a «espandersi a un passo moderato», mentre il tasso di disoccupazione «calerà in modo graduale verso livelli in linea con il doppio mandato della Fed», ovvero massima occupazione in un’ottica di stabilità dei prezzi. Per ora le cose vanno a corrente alternata: i dati nel complesso «hanno messo in luce un ulteriore miglioramento” del mercato del lavoro, ma “la disoccupazione, pur se diminuita, resta elevata».
QUANTITATIVE EASING CALA A 65 MILIARDI AL MESE.
E così, poiché si continuano “a vedere miglioramenti dell’attività economica e delle condizioni del mercato del lavoro”, la Fed ha deciso di ridurre ulteriormente a 65 miliardi di dollari al mese il piano di acquisto di bond e buoni del Tesoro, dopo il taglio di 10 miliardi deciso a dicembre: a partire da febbraio, gli acquisti di titoli garantiti da mutui passeranno da 35 a 30 miliardi di dollari al mese, mentre quelli di titoli di stato caleranno da 40 a 35 miliardi. Questo, ha spiegato la Banca centrale, “dovrebbe ridurre le pressioni sui tassi di interesse di lungo termine, sostenere il mercato dei mutui, contribuire a rendere più accomodanti le condizioni finanziarie generali”. In buona sostanza, la strategia della Fed dovrebbe promuovere una più solida ripresa economica: sarà proprio questo il compito di Yellen, chiamata al contempo a ritirare progressivamente misure straordinarie e senza precedenti nella storia americana.