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Investire oggi in Bot e Btp: occhio che esiste la clausola d’esproprio

Scritto il alle 11:14 da carloscalzotto@finanza

 

 

DEBITO SOVRANO in caso di crisi, un Paese dell’Ue può rifiutarsi di pagare il capitale investito se almeno il 75% dei creditori è d’accordo.

 

Il 13 gennaio del 2013 il giornale tedesco Die Welt titolava a caratteri cubitali I Paesi europei hanno introdotto la clausola d’esproprio per i Titoli del Debito Pubblico. source

Ma in Italia, bocche cucite.

Eppure da noi come in tutta la Comunità europea, dall’inizio di quest’anno tutti i titoli

di Stato con scadenza maggiore di un anno prevedono la clausola Cac, Clausola di Azione Collettiva.

COME FUNZIONA LA CLAUSOLA DI AZIONE COLLETTIVA. A pensare male, verrebbe da dire che il silenzio stampa attorno a questa nuova regola sulle obbligazioni statali, non sia poi così casuale. In pratica, in caso di crisi, un Paese dell’Ue può rifiutarsi di adempiere al pagamento del capitale investito se almeno il 75% dei creditori è d’accordo. Il vero problema, è che questo fatidico 75% è spesso rappresentato da grandi investitori come banche, società assicuratrici o enti di previdenza che, schiacciati da forti pressioni da parte degli Stati in questione, potrebbero acconsentire a sospendere i pagamenti. Risultato? I piccoli risparmiatori (che non avrebbero peso in queste decisioni) potrebbero perdere i loro risparmi.

NON C’É NULLA DA PREOCCUPARSI.

Sebbene, però, una clausola del genere non induca certo festeggiare, è bene tranquillizzare gli investitori sottolineando che il ricorso a questa clausola è tutt’altro che probabile e ha lo scopo di non creare ulteriori danni a un Paese in default. L’esempio tipico è il caso argentino dove, ancora oggi, si susseguono cause legali nonostante diversi accordi ed emissioni di titoli a compensazione del debito originario.

Da non dimenticare poi la Grecia, con la particolarità che in quel caso le clausole sono state aggiunte dopo con validità retroattiva. «L’introduzione delle Cac nei titoli di Stato è un provvedimento obbligatorio da parte dello stato italiano ai sensi del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità», spiega a Economiaweb.it Massimo Siano di Etf Securities. «Il Comitato Economico e Finanziario dell’Unione Europea piano piano sta accelerando un processo inevitabile di integrazione finanziaria europea. Il processo resta troppo lento ma almeno non arretra», conclude l’esperto.

A RISCHIO “SOLO” IL 45% DEL CAPITALE INVESTITO. 

C’è poi da aggiungere che l’applicazione della Clausola di Azione Collettiva, riguarda in realtà solo una parte del capitale investito. «L’inserimento delle Cac», precisa a Economiaweb.it Claudia Segre, segretario generale Assiom Forex, l’associazione Italiana degli Operatori dei Mercati dei Capitali, «è limitato al 45% del totale di ammontare lordo di debito pubblico complessivo emesso, garantendo in questo modo che più della metà del debito pubblico resti garantito totalmente e quindi senza Cac». Ciò significa che, comunque vadano le cose, ogni risparmiatore italiano ha la garanzia di rivedere il 55% del capitale investito. Magra consolazione ma sempre meglio di niente.

IL MODO PER SUPERARE IL PROBLEMA.

Una soluzione, però, c’è.

Poiché solo le obbligazioni emesse nel 2013 presentano questa clausola, se un risparmiatore vuole stare tranquillo (come dargli torto), può sempre affidarsi a prodotti emessi prima del 2013. In questo caso, la Cac non potrebbe essere esercitata in caso di default e il 100% dei risparmi sarebbe al sicuro.

Vi inserisco il link sul nuovo articolo di Paolo QUI, molto interessante visto che ci fa vedere dove vanno a finire le tasse pagate dagli italiani

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