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L’Età Oscura del Denaro

Scritto il alle 01:55 da carloscalzotto@finanza

L’Età Oscura del Denaro

 

Ricerche … TRADER & PASSION
Se avete tempo e … voglia di capire.
Se vi capita spesso di chiedervi come mai il “capitalismo del libero mercato” sembri un fallimento nonostante che economisti e opinionisti politici assicurino che funziona a dovere, la vostra intuizione è azzeccata. Il capitalismo del libero mercato ormai appartiene al passato.

A dire il vero il capitalismo del libero mercato è stato sostituito da qualcosa che è sia contro il capitalismo sia contro il libero mercato. La deviazione avviene alla luce del sole.

A iniziare all’incirca dal 1970, gli Stati Uniti e la maggior parte del “mondo libero” si sono allontanati dal tradizionale “capitalismo del libero mercato”, imboccando una strada diversa. Al giorno d’oggi gli Stati Uniti e gran parte dell’economia mondiale operano sotto quello che io chiamo Fascismo Monetario: un sistema nel quale gli interessi finanziari controllano lo Stato a vantaggio della classe finanziaria. Si tratta di qualcosa di significativamente diverso dal Fascismo tradizionale, un sistema nel quale lo Stato e l’industria operano a vantaggio dello Stato.

Il Fascismo Monetario è stato concepito e diffuso tramite la Chicago School of Economics. Le opere collettive di Milton Friedman costituiscono le fondamenta del Fascismo Monetario. Consapevoli della universale impopolarità del termine “Fascismo”, Friedman e la Chicago School of Economics camuffarono le loro opere sotto l’etichetta di “Capitalismo” ed economia del “Libero Mercato”.

La chiave di volta del principio corruttore di Friedman è che l’investitore (cioè il denaro, a essere precisi) non conosce né doveri, né obblighi, né impegni contrattuali nei confronti di niente e nessuno. Il “Mercato” di Friedman non soggiace a “qualsiasi” criterio umano di moralità, discrimine politico o interesse nazionale. Il denaro è libero di agire senza vincoli materiali o sociali. Nulla è proibito, finché il mercato può fornire un “prezzo di equilibrio”.
La differenza fondamentale tra il capitalismo del libero mercato di Adam Smith e il “capitalismo del libero mercato” di Friedman è che quello di Friedman è un modello iper-depauperante, del genere che crea e sostiene paesi del terzo mondo e repubbliche delle banane, a prescindere da confini geografici o politici.

Chi affermasse che in questo non c’è nulla di nuovo, perderebbe di vista l’essenziale. Friedman non fa differenza tra un qualsiasi paese del terzo mondo e il proprio. La differenza fondamentale è che Friedman ha creato un modello che permette e promuove lo sfruttamento del suo stesso paese, di fatto di qualsiasi paese, a beneficio degli investitori, o meglio dei super ricchi. Egli ha camuffato questa dottrina tossica con la veste del “capitalismo del libero mercato” e ha convinto la maggior parte del mondo ad accoglierla come propria salvezza economica.

Per quanto sembri improbabile, questa ideologia ha il consenso quasi universale della maggior parte degli economisti, dei media, delle università, della Federal Reserve, del Tesoro, di quasi tutti i membri del Congresso statunitense e di chi più ne ha più ne metta. Oggi l’ideologia di Friedman è accettata, in varia misura, da quasi tutti i paesi del mondo. Ma alla fine dei conti questo modello basato sullo sfruttamento è insostenibile a qualsiasi livelli, sia di individuo sia di nazione.

La differenza essenziale tra l’ideologia di Smith e quella di Friedman è semplice: Smith era di fatto un mercantilista. È vero, egli si opponeva alla consuetudine di accumulare oro e ad altre pratiche mercantiliste, ma in definitiva era un mercantilista. Smith sosteneva il “libero commercio” con l’obbiettivo di accrescere i vantaggi dei mercanti britannici, e di conseguenza dello Stato. Nulla lo esprime più chiaramente del titolo del suo libro, Indagine sulla Natura e le Cause della Ricchezza delle Nazioni. Il mercantilismo si basa sulla relativa ricchezza di uno stato nazionale rispetto agli altri, non sulla spoliazione dello Stato e dei suoi cittadini a vantaggio dell’individuo.
Smith credeva nel potere dello Stato e riconosceva che soltanto per mezzo del potere dello Stato la libera impresa può avere successo e prosperare. Concordava con Locke che, in un mondo senza Stato, “la vita è breve e brutale”. Conseguentemente, esistono degli obblighi nei confronti dello Stato e delle persone che lo costituiscono: quelli che lavorano.

Secondo Smith ogni macellaio, panettiere, artigiano e mercante avrebbe dovuto perseguire il proprio interesse, e quel vantaggio economico alla fine avrebbe beneficiato i suoi concittadini e la Corona. Gli argomenti di Smith contro alcuni precetti del mercantilismo erano intesi a procurare agli artigiani inglesi un maggior vantaggio, niente di più. Lo scopo era quello di rendere il proprio Stato più ricco di tutti gli altri, un’alternativa alla primitiva pratica della guerra come tradizionale mezzo di arricchimento della Nazione. Smith vedeva la situazione come un gioco a somma zero. E dato che l’Inghilterra era all’epoca l’indiscussa dominatrice dello sfruttamento globale, lo sfruttamento delle altre Nazioni veniva considerato un obbiettivo legittimo.

Comunque, secondo l’economista David Ricardo lo scambio tra nazioni dalle economie relativamente similari produce quello che chiamava “vantaggio comparato”. Il vantaggio comparato si basa sulla specializzazione: la Germania costruisce attrezzature meccaniche, l’Italia prodotti in pelle, la Francia produce formaggio, vino e letteratura. Quando queste nazioni scambiano merci tra loro ognuna delle parti ottiene un guadagno netto, risultato della specializzazione che evita la duplicazione delle risorse.

Ovviamente la cosa non funziona quando le nazioni del primo mondo delocalizzano fabbriche e posti di lavoro verso economie di sussistenza (il termine “comparato” esce di scena). La delocalizzazione verso economie non comparative è di puro sfruttamento, perché tutto il guadagno viene privatizzato e non ha più collegamenti cogli interessi nazionali. La delocalizzazione non comparativa danneggia sia la nazione di origine sia quella di destinazione.

Un soggetto finanziario è in grado di ottenere vantaggi ambientali, fiscali, finanziari e infrastrutturali dalla nazione ospite. Se la nazione ospite cercasse di rinegoziare la sua posizione nei riguardi di quel soggetto economico, il soggetto può mettere in campo il potere della sua nazione di origine (i.e. Il Dipartimento di Stato). Questo genere di intervento può rivelarsi molto dispendioso per la nazione di origine e risultare tragico per la nazione ospite. Sotto il dominio del Fascismo Monetario, il soggetto finanziario ottiene profitti spropositati dalla nazione ospite, utilizzando lo stato come proprio garante di legalità, massimizzando nel contempo l’elusione fiscale tramite corporation off-shore (e altri stratagemmi).

Il capitalismo di libero mercato, nella concezione di Smith, era per natura nazionalistico, per cui all’aumento della ricchezza dello Stato Nazione corrispondeva un aumento della ricchezza dei cittadini e dell’industria. Questa relazione richiedeva obblighi e ricompense condivisi da Stato e cittadini.
Il Fascismo tradizionale, com’era concepito da Mussolini o da Hitler, possedeva un carattere aggressivamente nazionalistico col quale lo Stato promuoveva al di sopra di tutto l’industria, con lo scopo di rafforzare lo Stato a fronte di quelli che percepiva come rivali. Hitler e Mussolini credevano che di quanto lo Stato faceva avanzare l’industria, di tanto l’industria avrebbe fatto avanzare il popolo – dignità e orgoglio per la propria nazione erano principi imprescindibili.
Il Fascismo Monetario, nella concezione di Friedman, utilizza i poteri dello stato per porre gli interessi del denaro e della classe finanziaria al di sopra e al di là di tutte le altre forme di attività economica (nonché di altri soggetti portatori di interessi) e dello stesso Stato.

Nelle democrazie e nelle nazioni del primo mondo tutto questo viene ottenuto attraverso l’attività di lobbying, i contributi elettorali, gli incentivi finanziari, i controllori che passano dalla parte dei controllati (e viceversa), e altri mezzi ancora. Con queste premesse, lo Stato viene cooptato nella modifica di regolamentazioni e leggi, nello sviamento di indagini e provvedimenti giudiziari o nella creazione di scappatoie fiscali a beneficio della classe finanziaria. Queste azioni finiscono per minare la sovranità degli stati.

Per quel che riguarda il resto del mondo, gli interessi e la sovranità degli stati vengono minate per mezzo del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e di altre agenzie monetarie globali.
Il Fascismo Monetario ha una spiccata preferenza per l’investimento politico piuttosto che per l’investimento di capitali. Quest’investimento è concepito per perseguire e sostenere le opzioni e le attività della classe finanziaria nelle sue manipolazioni volte a creare opportunità ancora maggiori di profitti spropositati, o a produrre transazioni per rimuovere il rischio, che riversano i profitti degli arbitraggi rischiosi tutti da una parte, mentre le future perdite cadranno sull’altra.

Su scala globale, le idee di Friedman hanno influenzato pesantemente i trattati internazionali in materia fiscale e di flusso di capitali, con il fine ossessivo di affrancare il capitale da qualsiasi obbligo nei confronti sia del paese di origine sia di quello ospite. In sostanza questi accordi hanno creato una nazione virtuale, o non nazione, costituita di denaro, che si situa al di là della portata degli stati-nazione convenzionali. La “mano invisibile” di Friedman è libera di prosciugare la ricchezza di qualsiasi corporation o nazione senza che ci sia alcun obbligo reciproco.

La Tranquilla Insurrezione del Denaro
Ogni teoria economica viene concepita per soddisfare un bisogno, per giustificare azioni pubbliche o private. Dati i profitti sempre crescenti della classe finanziaria nel corso di un’epoca di dismissioni, cominciata negli anni 70 e tuttora in corso, c’era bisogno di una giustificazione ideologica per le loro azioni (la svendita del futuro dell’America e la distruzione di imprese e posti di lavoro per ottenere rapidi profitti), e per questo scovarono e abbracciarono il Fascismo Monetario. Di fatto, si trovarono a vicenda: Friedman stava soltanto “soddisfacendo un bisogno del mercato”. Friedman creò semplicemente una nuova ideologia che giustificasse quello che la classe finanziaria stava già facendo.

Razionalizzare la dismissione di un’intera economia è moralmente deplorevole, ma ha anche offerto la possibilità di profitti “taglie forti” su scala gigantesca. Alla ricerca di un po’ di rilevanza nella marea distruttiva del capitalismo cannibalistico, altri accademici si sono buttati tra le onde. Nessuno si è preoccupato di prendere in considerazione le conseguenze a lungo termine che sarebbero derivate dall’integrale smembramento della nostra economia industriale. Al contrario, gli accademici “scoprirono” di colpo un futuro utopistico e inverosimile che sarebbe stato reso possibile dal potere creativo della finanza e dall’abbandono della nostra eredità industriale in cambio di un’economia di servizi.

Sconvolgente? Nient’affatto. La promozione, da parte degli accademici, di concetti, teorie, narrazioni storiche, insieme alle nozioini di “fatti” e “scienza”, è sempre di più a disposizione di chi offre di più. Realtà su misura vengono prodotte su ordinazione ad nauseam dai tanti “think tank” esentasse che cercano di plasmare il pubblico dibattito e dirigere le politiche pubbliche a vantaggio dei loro clienti.
Milton Friedman e la Chicago School of Economics affermavano di aver affinato e sviluppato strumenti moderni e scientifici di “capitalismo del libero mercato”, atti a far emergere vantaggi ancora maggiori dal semplice, primitivo concetto di “libero mercato” di Adam Smith. Il Fascismo Monetario venne adottato con rapidità perché la cultura occidentale era cosciente dell’enorme contributo storico arrecato dal tradizionale capitalismo del libero mercato, e desiderava approfittare della promessa di un salto di qualità.

In verità, si trattò di nient’altro che fumo negli occhi – lo schermo per nascondere il comportamento privo di scrupoli di banchieri di investimento, scalatori di società, speculatori, corporation off-shore, spacciatori di debiti e soffiatori di bolle (di solito la medesima cosa). L’espansione dei profitti si realizzava rubacchiando la tecnologia e il capitale investito dalle generazioni passate, con la liquidazione della forza lavoro e la delocalizzazione della produzione, scremando i fondi per il TFR [pension accounts] ed eliminando o indebolendo i reparti di Ricerca e Sviluppo, e con la concessione di pacchetti di opzioni a manager e dirigenti che si concentrassero su obbiettivi finanziari di corto respiro.

I Laboratori Bell, un tempo parte della compagnia telefonica AT&T, che hanno a suo tempo creato le basi per l’elettronica e la tecnologia delle comunicazioni oggi in uso, vennero trasformati nella Lucent Technology. La Lucent fece rapidamente man bassa del patrimonio [tecnologico] dei Laboratori Bell, in modo da arricchire se stessa e i suoi azionisti, lasciandosi dietro un guscio vuoto che alla fine venne assorbito dalla Alcatel.

I banchieri di investimento di Wall Street, le società specializzate in acquisizioni e liquidazioni, insieme ai fondi speculativi, divennero i paladini di un “libero mercato” in cui la loro fedeltà andava ai “nobili azionisti”, ai mercati e ai flussi monetari. In realtà gli azionisti erano/sono poco più che l’anonimo e momentaneo strumento nel perseguimento incessante di “profitti taglie forti” sempre maggiori. Il normale accumulo di capitale venne sostituito con manovre finanziarie mirate a ottenere l’acquisizione di titoli tramite liquidazione, i dirigenti abbandonarono una rigorosa gestione a lungo termine in favore di risultati a breve termine e trucchi contabili legati alla quotazione di opzioni e pacchetti di azioni. Nel momento in cui il capitale ottenuto dall’entrata in borsa di una società [IPO – Initial Public Offering] viene usato pere pagare la fuoriuscita dei primi investitori, il mercato azionario si è trasformato in nulla di più di una serie di strategie di fuga attinenti alla teoria dei giochi. Per la creazione di progetti produttivi o a grande intensità di capitale, il mercato delle partecipazioni azionarie è una piazza totalmente fallimentare. Guardate al fallimento dei mercati di capitali.

In ogni caso, l’enorme fallimento sistemico, sia a livello nazionale sia globale, nasce dalla distorsione del mercato del debito pubblico e privato. Ciò è stato reso possibile da un decennio di massicce deregolamentazioni e dai lasciti della crisi finanziaria del 2008.
L’intera crisi del 2008 è responsabilità del Congresso statunitense. Quando il Congresso abolì il Glass Steagall Act, emanato in risposta alla Grande Depressione, eliminarono qualsiasi sostanziale supervisione sul sistema delle banche [commerciali] e delle banche d’investimento.

Perché il Congresso statunitense cambiò la legge che proteggeva la nostra economia da una seconda depressione come quella degli anni 30? È semplice: si trattò di contributi ai politici (vagonate di soldi che nel settore privato sarebbero state considerate bustarelle se non peggio), di riempire le prime file della Fed, del Tesoro e dell’Amministrazione con dirigenti di primo piano della Goldman Sachs et similia, e della prospettiva di ottenere un impiego nel settore privato della finanza per regolatori malleabili, ex membri del Congresso ed ex Presidenti.

È a causa di questa decennale orgia di conflitti di interessi saturi di contante che il Congresso alla fine delegò all’industria finanziaria la sua “autoregolamentazione”. Se si vuol credere alla retorica del tempo, la deregolamentazione era intesa a dare via libera al “potere di creare ricchezza” i quei nuovi strumenti finanziari concepiti dal puro genio dei banchieri di investimento.
Alan Greenspan e altri non vedevano limiti al potenziale contributo economico dei mercati finanziari – se solo fossero stati liberati da normative gravose e futili.

Questa deregolamentazione irresponsabile permise al sistema finanziario di creare migliaia di miliardi di dollari in CMO e CDS (CMO: Collateralized Mortgage Obligations – pacchetti di mutui ad alto rischio che ottenevano una valutazione AAA; CDS: Credit Default Swaps – assicurazioni fittizie, cartaccia come i CMO) e altri derivati complessi, derivati ipotecati, derivati sintetici, perfino derivati ipotecati sintetici e le transazioni nascoste con capitale incontrollato che creava e quotava questi sofisticati strumenti finanziari.

Il risultato fu un accumulo di debito (e correlati titoli derivati) insostenibile e senza precedenti, letteralmente centinaia di bilioni di dollari, di varie lunghezze superiore al PIL, gestiti da banchieri senza né controllo né scrupoli. A molte nazioni, alla fine, questo è costato la sovranità.

Sovranità Monetaria e Morte delle Nazioni
Il modello di Friedman di drenaggio della ricchezza si è trovato sin dall’inizio in conflitto col tradizionale Stato Nazione e con il concetto di sovranità nazionale.
Ottimo, direte, lo stato è il male e va rimpiazzato con qualcosa di nuovo. Non c’è da fidarsi di questo tipo di ragionamento. La nocività dello stato non è nulla in confronto a quella dell’arraffa-soldi. Lo Stato deve rendere conto al pubblico, o quantomeno alle organizzazioni criminali. L’arraffa-soldi risponde solo al proprio desiderio insaziabile di accumulare sempre più denaro.
L’ideologia di Friedman comincia a minare la sovranità dello Stato svincolando la creazione di ricchezza dagli interessi statali. La ricchezza che si viene accumulando viene utilizzata per alterare l’attività politica, per ottenere scappatoie fiscali e normative finanziarie a vantaggio del ceto benestante. Nel corso della storia, lo Stato ha sempre protetto gelosamente la propria sovranità.

Perciò, com’è potuta sopravvivere una tale ideologia, e come ha fatto a impadronirsi dello Stato?
È semplice: hanno cooptato tutti quanti. Prima gli accademici e i think tank, poi, l’uno dopo l’altro, i partiti politici. I media sono stati assorbiti e concentrati nelle mani di un oligopolio aziendale che ha prontamente imposto i propri interessi tramite le agende di direttori e programmisti. Poi si sono radicati nella società attraverso TFR e fondi pensione. Perfino i disoccupati e gli inabili al lavoro sono stati dichiarati idonei a ottenere una carta di credito, magari una macchina nuova, perfino una casa. Il debito pubblico e privato si è allargato a livello nazionale e globale. Per un breve periodo hanno fatto sentire tutti più ricchi. E nel frattempo l’industria finanziaria delocalizzava, liquidava, dislocava e metteva fuori gioco le tradizionali attività produttive della nostra economia.

Con l’avvento del Fascismo Monetario, la percentuale di PIL dovuta ai guadagni del settore finanziario è cresciuta dal 5% del 1969 a più del 22% del 2008. Nello stesso lasso di tempo l’industria manifatturiera è scesa da una percentuale maggiore del 26% ad appena il 12%. Utilizzando criteri di aggiustamento storici quella percentuale scende a meno del 10%. Solo la parte di PIL pertinente al governo federale è stata maggiore [di quella del settore finanziario], arrivando al 35%.
Piazzandosi al primo posto nell’economia statunitense, l’industria finanziaria è diventata la protagonista dell’azione di governo. Ma il vero potere dietro l’industria della finanza va molto più in là dei semplici vantaggi politici che si ottengono finanziando una campagna elettorale. L’industria finanziaria esercita un’influenza profonda e diffusa su tutte le attività di governo, per mezzo della Federal Reserve, il Ministero del Tesoro, Fannie May e Freddie Mac, la FDIC, consiglieri di primo piano nell’Amministrazione, membri del Congresso, nomine politiche nella SEC [la Consob statunitense], la CFTC, e componenti del Council of Foreign Relations, nonché agganci in organizzazioni globali come il G8, il G20, il Comitato di Basilea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.

Per mezzo di un’influenza senza precedenti sull’Amministrazione, sulle commissioni parlamentari finanziarie e sulla Federal Reserve, hanno ottenuto il pieno controllo su chi stabilisce le regole. Difatti sono stati individui come Alan Greenspan, Tim Geithner (della Federal Reserve), Robert Rubin a Larry Summers (dell’Amministrazione), insieme ad altri, che hanno messo a tacere i “regolatori canaglia” che cercavano di mettere in guardia il Congresso statunitense sui rischi potenziali della deregolamentazione, dei derivati e delle transazioni nascoste. Greenspan, Summers, Rubin e gli altri hanno in sostanza messo in scena un processo in stile staliniano contro Brooksley Born e altri, allo scopo di mandare un messaggio agli altri aspiranti regolatori: per la classe finanziaria le regole non valgono più. E ha funzionato.

Una volta avuti sotto controllo i regolatori e i membri chiave delle commissioni parlamentari sulla finanza, si ritrovarono liberi di modificare le norme contabili, di creare complicati strumenti finanziari e manipolare il rischio dei derivati, mentre le perdite reali raggiungevano livelli stupefacenti di sfacelo globale. Ipotecarono i CMO e perfino i CMO sintetici a livelli insostenibili, camuffando ogni possibile segnale di allarme con CDS senza garanzie collaterali.
Il rischio concreto per la finanza globale veniva mimetizzato dagli strumenti derivati, legati all’enorme portafoglio di debiti controllati da banche “troppo grandi per fallire”, investite di un potere politico senza precedenti.

Queste banche non erano sottoposte a nessuna effettiva forma di regolamentazione. Per la precisione, Goldman Sachs e simili poterono entrare, dalla sera al mattino, nel novero delle più grandi banche mondiali, garantendosi accesso illimitato alla Finestra di Sconto. Si tratta di una mossa talmente clamorosa da sfuggire alla miopia del pubblico, mentre i media, gli accademici e i think tank hanno fatto tutti scena muta.
Ma l’accesso illimitato alla Finestra di Sconto non era abbastanza.

Le banche di investimento e l’industria finanziaria nel suo insieme possono godere della liberalità illimitata dello stato attraverso l’alleggerimento quantitativo, dell’immunità penale per quel che riguarda strumenti finanziari fraudolenti come i CMO, i CDS e derivati assortiti, operazioni speculative coi soldi dei clienti, sottrazione di denaro ai clienti, travasi totali di titoli da banche fallite a banche in via di fallimento, e perfino per l’intera operazione manipolatoria del LIBOR .
Il tradimento definitivo è stato perpetrato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha conferito al denaro una voce e poteri elettorali. Questa decisione considerava ogni singolo dollaro in circolazione come un potenziale elettore. Nelle mani di un cittadino qualsiasi, la voce del dollaro ammonta a 2.500 dollari a persona per candidato. Ma nelle mani di un SuperPAC controllato da qualche potere economico, la voce del dollaro non ha praticamente limiti.

Il settore finanziario ha investito più di 5 miliardi di dollari in contributi elettorali dal 1998 al 2008. Come se 5 miliardi non bastassero, la sentenza della Corte Suprema e la creazione dei SuperPAC determinerà sulla politica l’effetto di uno tsunami.
Ai SuperPAC è consentito raccogliere e spendere illimitate quantità di denaro provenienti da individui, corporation, associazioni e altri gruppi di interesse per sostenere “apertamente” i politici candidati. Un esempio recente di quanto tutto questo sia negativo è rappresentato dal contributo di 10 milioni di dollari versato a Newt Gingrich da Sheldon Adelson e da sua moglie. I contributi “legali” del SuperPAC degli Adelson hanno, da soli, mantenuto il “loro candidato” nelle Primarie Repubblicane. Gingrich, a parte questo singolo finanziatore, non gode di alcun altro significativo sostegno. Democrazia? Governo rappresentativo?

Quella decisione di fatto ha abolito la forma rappresentativa del nostro governo. Di nuovo, questo atto di tradimento non ha innescato nessuna discussione rilevante tra gli accademici, i costituzionalisti, i think tank, gli attivisti dei diritti civili o nei media. Perché? Sono stati tutti cooptati.
Oggi il potere dello Stato serve ciecamente l’interesse di quelle banche, a spese di chiunque altro. Non sto dicendo che tutto questo debba essere il frutto di una ben meditata cospirazione. Al contrario, si tratta di un risultato inevitabile. In assenza di ostacoli, i sistemi orientati verso l’accrescimento, come i virus, tendono a un’espansione senza limiti. Senza la presenza di limitazioni, l’equilibrio diventa impossibile. L’enfasi ossessiva dedicata alla crescita monetaria ha compromesso tutti gli altri aspetti dell’economia.

Qualsiasi leader politico statunitense che perseguisse un programma di tipo nazionalista verrebbe messo alla gogna come oppositore del “libero scambio” e un pericolo per il “libero mercato”. L’esempio perfetto è costituito dalle reazioni, sia a livello parlamentare sia governativo, alle tradizionali iniziative di Politica Industriale. La reazione unanime è quella di caratterizzare qualsiasi iniziativa di Politica Industriale come “anti libero scambio” e antiamericana. È doppiamente sbagliato: l’intera argomentazione di Adam Smith sul libero scambio era intesa a potenziare la Politica Industriale dell’Inghilterra. Ed è un dato di fatto che la potenza industriale statunitense è radicata in 200 anni di Politica Industriale diretta, sostenuta o sponsorizzata dal governo.

La stampa e gli opinionisti hanno altresì contribuito a questo rovesciamento della realtà, quando hanno messo in discussione la fiducia di Obama nel capitalismo per via delle sue critiche alla delocalizzazione di posti di lavoro statunitensi da parte di Mitt Romney quando era a capo della Bain Capital. Secondo stampa e opinionisti la delocalizzazione è un principio fondamentale del “libero mercato”, ma la delocalizzazione non trova nessuno spazio nel libero mercato di Adam Smith. La delocalizzazione come viene effettuata oggi, tecnicamente è incompatibile anche con Ricardo, dato che il Vantaggio Comparato di Ricardo presuppone una reciprocità di scambio tra partner relativamente simili.

Nel corso della storia i governi hanno utilizzato le tariffe o altri mezzi per riequilibrare eventuali grandi discrepanze con partner commerciali troppo diversi o indesiderabili. Oggi le corporation e l’industria finanziaria hanno messo da parte queste “disparità comparate”. Alla fine tutto questo ha come risultato la diffusione della disoccupazione e della delocalizzazione all’interno delle nazioni origine e ospite, e tutto il costo cumulativo diventa semplicemente onere per lo stato.
Non è niente di più che una speculazione sulle disparità e il trasferimento dei costi collaterali allo stato. Dato che i costi della disoccupazione e della delocalizzazione minacciano la relazione asimmetrica tra stato e classe finanziaria, la classe finanziaria promuove l’austerità tramite i propri vari think tank, accademici a libro paga e sostenitori nel Congresso e nell’Amministrazione.

Al di fuori degli USA, a sponsorizzare l’austerità ci sono il FMI, la Banca Mondiale e varie agenzie internazionali monetarie, commerciali e finanziarie, inclusa l’Unione Europea.
Oggi le classi bancaria e finanziaria impongono quest’ideologia per mezzo di media e governo con la stessa spietatezza della Chiesa nel Medioevo: avere dubbi equivale a essere eretici. Si tratta di una forma di scomunica molto più sinistra, che colpisce qualsiasi figura pubblica che non accetti o non dichiari con sufficiente eloquenza la sua fedeltà alla venefica ideologia di Friedman.
Di conseguenza, è una triste realtà che sia i membri Democratici sia i membri Repubblicani del Congresso indossino la livrea del Fascismo Monetario – che sia per convinzione o per paura. Entrambi i partiti sono divenuti schiavi di questa ideologia mortale.

Contagio Globale
Sfidare il Fascismo Monetario è molto più pericoloso per i leader politici di paesi al di fuori del G20. I leader populisti che pratichino politiche di tipo nazionalista violano automaticamente una o più norme degli accordi internazionali di “libero scambio”. La non conformità a queste norme porta alla fine a sanzioni commerciali, un’austerità imposta da FMI e Banca Mondiale, o peggio ancora…
L’ideologia di Friedman è globale e le sue regole di “libero scambio” sono profondamente integrate nelle normative del commercio internazionale. Tutti i trattati internazionali su commercio e finanza stipulati dalla nostra Nazione sono una serie di accordi capestro che costringono tutte le nazioni a rovesciare la loro sovranità per aderire al Fascismo Monetario. È un’epidemia globale basata su un sistema di trasmissione con poteri universali di costrizione. Considerato il massiccio aumento del rapporto debito/PIL di molte delle nazioni occidentali, un piccolo aumento del prezzo del denaro porterebbe con facilità al fallimento e alla bancarotta.

Oggi gli Stati Nazione hanno di fronte niente di meno che un Armageddon finanziario – l’opzione Sansone, se non esaudiscono le pretese dell’industria bancaria globale. Ed è con quest’arma che la Classe Finanziaria è arrivata a dominare lo Stato.
Lasciate stare Al Qaeda: l’unica vera minaccia per gli Stati Uniti e la sicurezza internazionale è la classe finanziaria. Hanno creato le Armi di Distruzione di Massa Finanziaria (Financial WMDs) e sono pronti a smantellare l’economia mondiale. Sono più pericolosi di qualsiasi “gruppo terrorista”, perfino più di tutti i “gruppi terroristi” messi insieme.
Che esagerazione, direte – ma considerate cosa ha inflitto il sistema bancari alla Friedman all’Islanda, l’Irlanda, la Grecia, l’Estonia ecc. Quante nazioni occidentali ha rovesciato l’Islam? Nemmeno una, e il paragone dovrebbe far spavento.

Il denaro si è fatto stato, e lo stato tradizionale è costretto a servire gli interessi del denaro. Dovunque la Classe Finanziaria signoreggia apertamente sulle nazioni sovrane. Irlanda, Grecia e Spagna ricevono ultimatum, e ricordatevi dell’estorsione di 700 miliardi di dollari di Hank Paulson nei confronti del Congresso. Quei 700 miliardi erano solo l’inizio. Per mezzo di un accesso illimitato alla Finestra di Sconto, all’alleggerimento quantitativo e altri sistemi di salvataggio pagati dai contribuenti, i trasferimenti all’industria finanziaria, a giugno del 2010, superavano i 16.000 miliardi di dollari, secondo una verifica della Federal Reserve. Tutto sulle spalle dei contribuenti, e il conto continua a crescere.

Perché i cittadini irlandesi o islandesi devono accettare le perdite delle banche private come fossero debito pubblico? Perché i greci devono accettare l’austerità dovuta a una serie di contratti stipulati dai loro politici e congegnati dalla Goldman Sachs appositamente per ingannare gli altri partner europei? Se la Goldman Sachs ha manipolato la documentazione con l’intento di commettere una frode, allora la Goldman Sachs dovrebbe farsi carico delle conseguenze finanziarie e legali. I contribuenti non c’entrano un bel nulla.

C’è da restare di sasso. Nel corso degli ultimi 40 anni il Denaro ha ottenuto il controllo su tutti noi. Le generazioni a venire vedranno la luce sotto il peso del debito dei loro padri. Non esiste luogo dove fuggire. È più di una tela di ragno, più di una piovra succhia-soldi, è una peste globale che infetta il nostro stesso DNA. È il Peccato Originale del denaro – soggetto a interesse composto, convertito in derivati, ipotecato e impacchettato in un CMO, e quindi messo in gioco coi CDS.

I super-ricchi continueranno ad accumulare ricchezza. Il sistema bancario continuerà a fare “scommesse a rischio zero”, incassando i guadagni e lasciando le perdite al pubblico. Mentre queste perdite continuano ad accumularsi sul bilancio, lo stato sarà costretto a sottoporre i cittadini a misure di austerità. Col crescere di austerità e livello del debito, l’economia mondiale continuerà a vorticare nel water a velocità sempre maggiore, finché non saremo tutti risucchiati nello scarico.

Inchinatevi alle Regine del Welfare
Il totale dei trasferimenti di fondi pubblici e la presa in carico di passivi, riguardo le istituzioni finanziarie a partire dal 2008, supera quello dell’intera storia dello stato sociale di tutte le economie del mondo libero nel loro insieme fin dai tempi di Bismarck (è così, basta fare i conti).
E quindi, com’è possibile che le più grandi regine del welfare della storia possano esigere che il resto della società sia costretta a farsi carico della loro prolifica moltiplicazione di migliaia di miliardi di dollari di derivati e altri abomini finanziari nel nome del “libero mercato”? Semplice: il vostro governo ha rinunciato alla sua Sovranità Nazionale.

Il governo rappresentativo non esiste più. L’incomprensione e la cieca accettazione da parte del pubblico dell’ideologia di Friedman come se fosse una legittima forma di capitalismo è precisamente ciò che rende il Fascismo Monetario immune a ogni concreta contromossa politica.
È la classica situazione in cui non si riescono a identificare efficacemente le cause di un’epidemia. Questo è il potere nascosto del Fascismo Monetario. Se si fallisce nell’identificazione dell’origine della patologia o del suo mezzo di trasmissione, l’ulteriore contagio, le diagnosi e le cure sbagliate sono una certezza.

Il sostegno pubblico al venefico sistema di Friedman si basa sui passati successi dell’autentico capitalismo e del libero mercato come li concepiva Smith. La maggior parte dei cittadini statunitensi vorrebbe disperatamente riconquistare il passato prestigio della nostra Nazione. Dato che non sanno distinguere tra il sistema di Smith e quello di Friedman, vedono le restrizioni governative sugli affari, sul fisco e sui flussi di capitale come un ostacolo al raggiungimento della nostra passata grandezza economica. Si può contare su una maggior richiesta, da parte del pubblico, di deregolamentazioni ancora maggiori, con un’influenza ancora minore sul sistema e sulla economia e sovranità della Nazione.

Intere industrie sono da tempo sparite nel nulla. Il Fascismo Monetario di Friedman ha devastato quasi tutto quel che resta della classe media. In cerca di combustibile, l’incendio si è fatto strada verso la classe medio-alta e verso la classe medio-bassa. La piccola impresa e i sindacati vengono consumati dalle fiamme. Perfino alcuni membri della classe finanziaria sono stati offerti in sacrificio al dio denaro. Decine di migliaia di ex membri della classe medio-alta, insieme ad alcuni ranghi inferiori della classe abbiente, si ritrovano senza lavoro qualificato e senza prospettive. Sono tutti passati per il tratto digerente del Fascismo Monetario, eppure continuano a difendere strenuamente il “libero mercato”, in modo da poter essere inceneriti fino in fondo quando l’incendio montante cercherà nuova esca.

L’unica difesa razionale possibile è una denuncia collettiva dell’ideologia di Friedman, nel dibattito politico e accademico, e una rilettura degli autentici principi di Adam Smith.
La fine del Fascismo Monetario inizia col diffondere il concetto che esso è l’antitesi del capitalismo, del libero mercato, dell’autodeterminazione dell’individuo e della sovranità nazionale. Ma finché il mondo continua a vederlo come l’incarnazione del “capitalismo del libero mercato” di Adam Smith, sarà impossibile fermarlo.

Finché continuerà il saccheggio e tante vite verranno distrutte, la moltitudine infuriata continuerà a gonfiarsi. E mentre si avvicina la massa critica, avanza anche la paura. Ciò che resta della classe medio-alta e della classe media teme di perdere ciò che possiede, mentre i nuovi poveri si attaccano disperatamente alla loro fede nel “libero mercato” di Friedman, nella speranza della redenzione. I fedeli riconfermano la loro fede, a loro danno, e intanto le file dei paria si moltiplicano. Siamo diventati comparse della nostra stessa tragedia
Siamo al termine dell’evoluzione umana, siamo diventati cose di proprietà. Siamo condizionati a servire chi ha denaro, ne vuole sempre di più, sempre di più ne genera, sempre e solo nel nome del denaro. Il futuro è buio.

Il prevedibile esito a lungo termine è un profondo declino verso un oscurissimo Feudalesimo Monetario.

Alla domanda di come si prospettasse il futuro dell’umanità, Eric Blair, meglio noto come George Orwell, rispose: “Immagina uno stivale che calpesta un volto umano … per sempre”. source
di James C Kennedy
Benvenuti nell’Età Oscura del Denaro.

1 commento Commenta
raffaele9
Scritto il 30 Novembre 2012 at 19:21

Grande articolo. Mi sembra ci manchi solo una gran bella guerra

Complimenti

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