La crisi in Grecia: la svendita e il prezzo dell’oro

Scritto il alle 16:13 da Agata Marino

Mentre Monti ci avverte che se non lo votiamo ci potrebbe essere una Grecia BIS( ecco Qui l’articolo di Giancarlo Dall’Aglio) c’è la Grecia che, per risanare i conti, concede nuove licenze minerarie nel nord del paese.

C’è la speranza degli abitanti  nei posti di lavoro, ma temono le conseguenze ambientali dello sfruttamento.

Questo succede ovunque e tutti i giorni, società, persone, lavoratori autonomi, quando si è alla canna del gas rimane solo la svendita e qui ecco che compaiono gli affaristi, gli strozzini e gli approfittatori.

Diciamo che quando si tratta di uno stato la cosa è più scioccante, perchè è uno stato! e non una singola persona.. è un popolo alla disperazione!.

E’ purtroppo è quello che sta succedendo alla Grecia, la culla della civiltà, la perla dell’europa… svende pezzi per sopravvivere.

Questi sono dati veri e verificati da me, e la cosa mi lascia più perplessa del falso attacco ai supermercati, svendono terra ai cercatori d’oro!

Ora vi inserisco una storia di cronaca e economia che parla di Grecia, di Austerity e disperazione di un popolo che un tempo ci ha civilizzato e ora svende e rischia sulla sua pelle!source

Ecco la storia

“Lassù, lo vedi? È lì che vogliono scavare il buco”. Lazaros Toskas indica la cima della montagna. In mezzo a foreste di querce, faggi e pini la società mineraria Hellas Gold vuole cercare il tesoro nascosto del monte Kakavos, nella foresta di Skouries. Le ricchezze di questo piccolo angolo della penisola Calcidica, nel nord della Grecia, sono conosciute da millenni: rame, argento, piombo, zinco ma soprattutto oro, la cui quotazione è quadruplicata negli ultimi dieci anni.

Tuttavia, dove alcuni vedono la prospettiva di un aumento dei posti di lavoro e della ricchezza per una regione devastata dalla disoccupazione, altri temono il sacrificio dell’ecosistema sull’altare del profitto e dello sviluppo frenetico reso necessario da quella crisi economica a cui guardano con sospetto.

Lazaros Toskas, 54 anni, è un ingegnere del genio civile di Megali Panagia, il paese più vicino alla miniera di Soukries. Il movimento di opposizione al progetto, di cui fa parte anche Lazaros, ha organizzato negli ultimi mesi diverse azioni i protesta.

L’ingegnere ci mostra i lavori già realizzati per il drenaggio dell’acqua: “Per scavare le loro gallerie devono prima svuotare la montagna”.

Sotto la miniera a cielo aperto, che raggiungerà i 250 metri di profondità, saranno scavati tunnel profondi  fino a 700 metri.

La popolazione locale teme per le risorse idriche della regione. “La terra è ricca di minerali di ogni tipo, e soprattutto c’è una grande concentrazione di arsenico. Non abbiamo idea di cosa potrebbe accadere”, spiega preoccupato Toskas.

Il tema dell’arsenico ritorna spesso parlando con gli oppositori della miniera.

Sono convinti che la procedura di estrazione dell’oro che la compagnia vuole utilizzare non è adatta in un’area con una tale concentrazione di arsenico.

Eduardo Moura, vicepresidente di Eldorado Gold (il gigante canadese dello sfruttamento minerario, proprietario al 95 per cento di Hellas Gold), ha risposto alle accuse con una mail in cui sostiene che i lavori rispettano scrupolosamente le leggi ambientali greche ed europee, e che “lo studio dell’impatto sull’ambiente delle miniere nelle penisola Calcidica è durato cinque anni tra elaborazione, revisione e approvazione da parte dello stato greco”. Quanto alla procedura scelta, la società assicura di aver realizzato “diversi test per verificare che sia applicabile efficacemente”.

“Non sono né contro né a favore.

Ma mi piacerebbe che i nuovi posti di lavoro arrivassero da altri progetti”, spiega il proprietario di una gioielleria di Ierissos, borgo turistico della penisola che ormai è diventato il quartier generale degli oppositori della miniera. Il gioielliere riassume le preoccupazioni della popolazione e anche di chi, come lui, non ha partecipato alla mobilitazione. “L’acqua che beviamo viene dalla montagna.

Cosa faremo se verrà contaminata?”, si domanda. Poi parla dell’impatto sul turismo: “Credete che un potenziale visitatore verrà qui sapendo che c’è una miniera a pochi chilometri?”. Il gioielliere comprende anche le ragioni dei disoccupati (i posti di lavoro sono l’elemento che divide chi è favorevole alla miniera da chi è contrario). Già oggi la miniera da lavoro a 1.100 persone. “Alla fine creeremo più di 5.000 posti di lavoro”, aggiunge Eduardo Moura.

La svendita

 

Molti abitanti della zona sono convinti che i benefici non bastino a compensare i rischi, e non si fidano delle informazioni ufficiali. Per giustificare la loro diffidenza ricordano che lo stato ha venduto senza guadagnarci nulla i diritti di sfruttamento della miniera, in una regione (il nord della Grecia) le cui ricchezze minerarie sono valutate in 20 miliardi di euro. Nel dicembre 2003 Atene aveva ripreso il controllo della miniera in virtù di un accordo extragiudiziario con Tvx Hellas, il precedente proprietario che aveva abbandonato il progetto a causa dell’opposizione locale.

Lo stato greco ha riacquistato la miniera per 11 milioni di euro, per poi rivenderla nello stesso giorno e allo stesso prezzo a Hellas Gold, fondata tre giorni prima e beneficiaria di tutti i diritti di sfruttamento. Poco dopo, il 95 per cento del capitale di Hellas Gold è stato rilevato dalla canadese European Goldfields (EG). Una valutazione ha stimato il valore di mercato della società in circa 400 milioni di euro. Nel 2012 Eldorado Gold ha assunto il controllo di EG.

 

La società difende il suo progetto assicurando di “avere tutti i permessi ambientali necessari”, ma le associazioni che si oppongono alla miniera hanno depositato un ricorso contro lo studio sull’impatto ambientale davanti allo stato greco, che non ha ancora preso una decisione.

 

“Ta il 1943 e il 1949 in questa zona si sono combattute importanti battaglie della guerra civile”, ricorda Yorgos Tarazas, disoccupato in prima linea contro il progetto di Skouries. Alcune azioni degli oppositori hanno provocato scontri violenti con la polizia. L’estate scorsa, dopo una vera e propria battaglia sulle montagne, gli agenti antisommossa sono scesi nel borgo di Ierissos dove hanno caricato i manifestanti e lanciato gas lacrimogeno. “Alcuni di noi li avevano visti soltanto in televisione”, racconta Tarazas.

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