Countdown per l’ euro?

Scritto il alle 18:50 da balrock@finanzaonline

“Non si può andare avanti così a lungo. Senza drastici cambiamenti, da parte della BCE e dei leader europei, la moneta unica potrebbe distruggersi nel giro di poche settimane. L’evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un’asta di titoli.”

Secondo l’ Economist, la moneta unica sarebbe ad un passo dal baratro, particolare attenzione và data alla nostra penisola:

“L’ultima settimana di gennaio l’Italia dovrà rifinanziarsi piazzando titoli per 30 miliardi di euro. Se i mercati non risponderanno bene, e la BCE nemmeno, l’Italia si ritroverebbe a un passo dal default.”

Oggi ii nostri BTP a 2 anni, hanno toccato il rendimento record del 8%

Operatori preoccupati sull’impennata dei rendimenti dei Bot

Intanto per martedì 29 novembre passerà al vaglio il pacchetto da 15/20 miliardi, per il pareggio di bilancio 2013, i temi sono: Ici progressiva, rendite catastali, stretta sul contante, ma anche liberalizzazione di professioni e servizi locali. A parte che la domanda viene spontanea………………… Metteranno l’ ICI anche per il Vaticano? Vedendo come si muovono sui tagli dei privilegi loro, credo proprio di no:

Casta: pensioni d’oro abolite, ma dal 2018


Una cosa è certa, come detto da Agata QUI, e come è scontato, chiunque lo capirebbe. Queste misure di tasse e tagli, non faranno altro che impoverire tutte quelle famiglie che già durano fatica a sbarcare il lunario, rallentando nuovamente i consumi e di conseguenza la crescita.

Sembra anche che il settore bancario stia andando in malora sempre di più, un ‘articolo di Zerohedge, che potete leggere QUI in italiano, fà vedere la corsa agli sportelli di una banca della Lettonia.

In un intervista di Oscar Giannino, si parla anche di UCG, dove sarebbero già stati ritirati il 10% di depositi………………

Intanto il TED SPREAD, continua la sua corsa………..

 

 

Il CONTAGIO è cominciato…………. Buona fortuna a tutti, ne avremo bisogno…………….

 

 

8 commenti Commenta
balrock
Scritto il 26 Novembre 2011 at 17:07

La crisi dell’Eurozona e l’ipotesi crollo «Grandi banche preparano piano B»

http://www.corriere.it/economia/11_novembre_26/grandi-banche-ipotesi-crollo-eurozona_727d91aa-1801-11e1-9544-dc3583e849e1.shtml?fr=box_primopiano

balrock
Scritto il 26 Novembre 2011 at 17:19

Fitch: «L’Italia è già in recessione»

«L’Italia è probabilmente già in recessione». Lo scrive Fitch nella nota in cui comunica il declassamento di 8 banche italiane di medie dimensioni. Gli istituti colpiti dal downgrade sono Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio, Credito Emiliano, Credito Valtellinese, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. In tutti i casi l’outlook è negativo

Secondo la nota di Fitch, « Le otto banche stanno cercando di ridurre la spesa, ma non sembrano in grado di portare a termine il c0mpito, dato che il loro modello di business è centrato su una costosa rete di filiali». Infine l’Agenzia non esclude: «fusioni nel medio periodo tra banche di piccolo e medio calibro, soprattutto perché per le più deboli potrebbe non essere più possibile essere competitive nei nuovi scenari».

balrock
Scritto il 26 Novembre 2011 at 19:19

LE BANCHE SI PREPARANO ALL’EVENTUALITÀ DELLA FINE DELL’EURO

DI LIZ ALDERMAN
New York Times

Per il coro sempre più fitto degli osservatori timorosi di una prossima fine dell’eurozona, la Cancelliera Angela Merkel ha un duro rimprovero: “Non avverrà mai.”

Ma alcune banche non ne sono così certe, specialmente quando la crisi del debito sovrano ha minacciato di ingabbiare anche la stessa Germania questa settimana, quando gli investitori hanno cominciato a interrogarsi sulla statura di questa nazione per ricoprire il ruolo di pilastro dell’Europa.

Venerdì Standard & Poor’s ha abbassato il rating del Belgio da AA a AA+, riportando che non sarà in grado di tagliare l’accumulo del suo debito a breve. Questa settimana le agenzie di rating hanno avvisato che la Francia potrebbe perdere la tripla A se la crisi aumentasse. Giovedì le agenzie hanno abbassato quelli di Portogallo e Ungheria a junk.

Mentre i dirigenti europei ancora affermano che non c’è alcun bisogno di fissare un Piano B, alcune delle maggiori banche mondiale, e dei suoi supervisori, lo stanno già facendo.

“Non possiamo, e non saremo, noncuranti di questo”, ha detto questa settimana Andrew Bailey, un regolare della Financial Services Authority britannica: “Non dobbiamo ignorare l’eventualità di un’uscita disordinata di alcune nazioni dall’eurozona.”

Questa settimana le banche – tra cui Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura – hanno pubblicato una serie di resoconti che analizzano la possibilità di una rottura dell’eurozona. “La crisi finanziaria dell’eurozona è entrata in una fase ancora più pericolosa”, hanno scritto venerdì gli analisti di Nomura. Se la Banca Centrale Europea non dovesse fare quello in cui i politici hanno fallito, “una rottura dell’euro sarebbe, non tanto possibile, quanto probabile”, ha affermato la banca.

Le maggiori istituzioni finanziarie britanniche, come la Royal Bank of Scotland, stanno elaborando piani per l’eventualità che l’impensabile diventi realtà, hanno affermato i supervisori della banca questo giovedì. I regolatori degli Stati Uniti hanno spinto le banca americane come Citigroup e altre a ridurre l’esposizione sull’eurozona. In Asia le autorità di Hong Kong hanno incrementato il controllo dell’esposizione internazionale delle banche locali e straniere alla luce della crisi europea.

Ma le banche nelle grandi nazioni dell’eurozona che solo di recente sono state infettate dalla crisi sembrano non essere granché agitate.

Le banche in Francia e Italia in particolare non stanno creando piani di salvataggio, dicono in banchieri, per la semplice ragione che hanno concluso che è impossibile una frattura dell’euro. Anche se banche come BNP Paribas, Société Générale, UniCredit e altre hanno recentemente scaricato debito sovrano europeo per decine di miliardi di euro, si è convinti che non sia necessario fare di più.

“Mentre negli Stati Uniti c’è chiaramente l’idea che l’Europa possa subire una rottura, noi crediamo che invece debba rimanere così com’è”, ha detto un banchiere francese, riassumendo le convinzioni delle banche francesi. “Nessuno sta dicendo, ‘Abbiamo bisogno di una soluzione di ripiego’”, ha detto il banchiere, che non era autorizzato a parlare in pubblico.

Quando Intesa Sanpaolo, la seconda banca italiana, ha valutato nello scorso marzo le differenti contingenze in preparazione del suo piano strategico per il 2011-13, nessuna di queste si basava sulla possibile frattura dell’euro, e “anche se la situazione si è evoluta, non abbiamo ritenuto di dover considerare questa possibilità”, ha detto Andrea Beltratti, direttore del consiglio di amministrazione della banca.

Beltratti ha detto che le banche sarebbero il primo campanello di allarme dei guai in caso di maggiori pressioni sull’euro, e che Intesa Sanpaolo è stata “molto attenta” per quanto riguarda liquidità e capitale. Nella scorsa primavera, la banca ha innalzato il capitale di cinque miliardi di euro, uno dei maggiori incrementi in tutta l’Europa.

Beltratti ha affermato che l’Italia, come l’Unione Europea, può adottare una serie di iniziative politiche per tenere lontana la rottura dell’euro. “Ero sicuramente più fiducioso alcuni mesi fa, ma sono ancora ottimista”, ha detto.

Questa settimana i dirigenti europei hanno riferito di essere più determinati che mai a tenere in vita la moneta unica, specialmente in vista delle elezioni in Francia il prossimo anno e in Germania nel 2013. A conferma, la Merkel ha detto che avrebbe raddoppiato gli sforzi per spingere l’unione verso una maggiore unità fiscale e politica.

Questo compito ora sembra leggermente più semplice per il fatto che la crisi ha sfrattato i leader deboli dai paesi inguaiati dell’eurozona come Italia e Spagna. Ma è ancora una strada in salita, visto che la signora Merkel anche questa settimana ha continuato a opporsi alla creazione di obbligazioni sostenute dall’eurozona.

Politicamente, persino l’ipotesi dell’allontanamento della Grecia è sempre più considerato un anatema. Malgrado le aspettative che la Grecia – e le banche che le hanno prestato fondi – possano ricevere salvataggi dai contribuenti europei fino a nove anni, i funzionari temono che questa fuoriuscita possa aprire un vaso di Pandora degli orrori come una seconda Lehman, o addirittura l’uscita di altri paesi dalla moneta unica.

L’unione monetaria dell’Europa fu formata più di un decennio fa e comprende 17 membri dell’Unione Europea, creando un potente blocco economico con l’obbiettivo di cementare la stabilità in tutto il continente. Dette il via ad anni di prosperità per i suoi membri, specialmente per la Germania, mentre i tassi di interesse calavano e i soldi affluivano nell’unione, fino a quando, tre anni fa, la bancarotta di Lehman Brothers fece piombare i mercati globali del credito nel caos e la crisi finanziaria si ravvivò con il quasi default della Grecia nello scorso anno. La creazione dell’eurozona comporta una serie infinita di contratti e di beni interdipendenti, ma nessun meccanismo per l’abbandono di un paese.

Ma, mentre la crisi sopraggiunge nel ricco nord dell’Europa, le banche hanno incrementato la preparazione per qualsiasi esito. Ad esempio, anche se è legalmente, finanziariamente e politicamente complicato per la Grecia uscire dall’eurozona, alcune banche stanno comunque annotando come gli euro si possono convertire nelle dracme, come possono essere eseguiti i contratti e se un tale evento possa causare un grippaggio dei mercati globali del credito.

La Royal Bank of Scotland è una delle più grandi banche che stanno testando la sua capacità di affrontare una rottura dell’euro. “Facciamo molti stress test su quello che potrebbe succedere se l’euro si dovesse frantumare o se alcune cose dovessero verificarsi, come l’espulsione di alcune nazioni dall’euro”, ha detto Bruce van Saun, direttore della finanza della RBS. Ma, ha aggiunto: “Non vogliono farla sembrare più grave di quanto lo sia.”

Alcune imprese stanno prendendo precauzioni simili. Il gigantesco operatore turistico tedesco TUI ha di recente fatto sensazione in Grecia, dopo aver inviato lettere agli albergatori greci chiedendo che i contratti vengano rinegoziati in dracme per proteggersi dalle perdite se la Grecia dovesse uscire dall’euro.

TUI ha preso questa iniziativa pochi giorni dopo che la Cancelliera Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy avevano riconosciuto, nel corso di una riunione dei leader del G-20 tenuta all’inizio di questo mese a Cannes, che la Grecia avrebbe potuto lasciare l’unione monetaria. Giovedì la banca centrale greca ha avvisato che se la nazione non riuscirà a migliorare rapidamente le sue finanze, la domanda sarà “se il paese debba rimanere o meno nell’area euro”.

In un sondaggio pubblicato mercoledì su circa 1.000 dei suoi clienti, Barclays Capital ha detto che circa la metà si aspettano che almeno uno dei paesi esca dall’eurozona; il 35 per cento che la rottura sia limitata alla Grecia, e uno su 20 si aspetta l’uscita di tutti i paesi periferici entro il prossimo anno.

Alcune banche stanno ora guardando ben oltre i confini del proprio paese. Venerdì Merrill Lynch è stata l’ultima a emettere un report in cui si analizza cosa accadrebbe se alcuni paesi dovessero lasciare l’eurozona e ritornare alle loro vecchie monete. Se Spagna, Italia, Portogallo e Francia dovessero oggi ripartire a stampare le loro divise, queste probabilmente si indebolirebbero contro il dollaro, riflettendo la relativa debolezza delle loro economie, è il calcolo di Merrill Lynch.

Le monete delle economie più forti di Germania, Paesi Bassi e Irlanda probabilmente si rafforzerebbero sul dollaro, secondo l’analisi.

In Asia le banche e i regolatori osservano la situazione con sempre maggiore allarme. Norman Chan, il direttore esecutivo della Hong Kong Monetary Authority, ha affermato mercoledì che i regolatori hanno incrementato la sorveglianza sull’esposizione delle banche con l’Europa.

Questi stanno lavorando con i manager delle banche sugli stress test per determinare come la stabilità finanziaria delle banche possa essere colpita da un maggiore dissesto finanziario in Europa, ha detto un banchiere di Hong Kong che vuole rimanere anonimo.

Il pericolo principale di una rottura dell’euro breakup – afferma Stephen Jen, collaboratore di gestione con la SLJ Macro Partners di Londra, è il “rischio della ridenominazione”, l’effetto imprevedibile che la rottura dell’euro avrà sui titoli finanziari mentre le nuove monete cercano il proprio livello sul mercato e i valori dei contratti stipulati in euro vengono rivalutati.

La maggior parte delle persone spera che questo non accadrà. “Ricordate quando Lehman andò in bancarotta, nessuno poteva anticipare cosa sarebbe successo dopo”, ha affermato il banchiere francese che non era autorizzato a parlare in pubblico. “E quella era una compagnia, non una nazione. Se un paese lasciasse l’euro, moltiplicate l’effetto Lehman per 10”, ha detto.

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Fonte: Banks Build Contingency for Breakup of the Euro

25.11.2011

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

icebergfinanza
Scritto il 26 Novembre 2011 at 22:19

Grazie del benvenuto ragazzi…ma lasciate perdere Giannino non sa quello che dice un piccolo gufo interessato! Andrea

balrock
Scritto il 26 Novembre 2011 at 23:55

icebergfinanza,

icebergfinanza:
Grazie del benvenuto ragazzi…ma lasciate perdere Giannino non sa quello che dice un piccolo gufo interessato! Andrea

Bon, grazie del consiglio, ti seguo sempre con interesse, ciao e buon weekend

balrock
Scritto il 27 Novembre 2011 at 09:24

L’ euro è sotto attacco, cosa ci succede se cade

http://www.libero-news.it/news/878096/L–Euro-%E8-sotto-attacco-Cosa-ci-succede-se-cade.html

balrock
Scritto il 27 Novembre 2011 at 17:54

La banche estere e il piano B: un ritorno alle vecchie valute

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-11-27/stress-test-moneta-unica-142453.shtml?uuid=Aat637OE

balrock
Scritto il 29 Novembre 2011 at 19:00

UK, Foreign Office: prepararsi al collasso dell’euro

Il Telegraph riferisce che il Foreign Office ha diramato un messaggio a tutte le ambasciate inglesi dell’eurozona, affinché preparino «piani d’aiuto in caso di collasso dell’euro e possibili, conseguenti sommosse popolari». Sempre ieri, l’Economist rappresentava la moneta unica come una meteora infuocata in caduta libera. Secondo il settimanale inglese, «l’euro si potrebbe distruggere in poche settimane. L’evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un’asta di titoli».

Queste notizie sono il preludio ad una decisione obbligata che dovra’ essere diffusa prima dell’apertura dei mercati lunedi’, da parte delle autorita’ di Unione Europea, Bce, Fmi. Cosa decideranno? Ci vuole coraggio e visione. Ma i leader europei non hanno ne’ l’uno ne’ l’altra, per cui e’ lecito essere pessimisti. Nessuna decisione sara’ presa, si fara’ capire che si annuncera’ che qualche piano di salvataggio e’ allo studio: la solita solfa.

Un sollievo di breve termine potrebbe venire da un taglio dei tassi dello 0,50% da parte della Banca Centrale Europea. Non e’ nemmeno da escludere che un annuncio del neo-presidente della Bce Mario Draghi possa arrivare entro domenica sera, prima che aprano i mercati asiatici (la mossa apparirebbe “disperata” anche se giustificata in termini macro dalle previsioni di una recessione nell’eurozona per il 2012 che il credit cruch potrebbe accentuare).

Draghi sa che un allentamento della politica monetaria Ue oltre a far calare l’euro in zona $1.15-20 farebbe prender tempo per arrivare in settimane e non mesi, a successive decisioni riguardanti l’acquisto massiccio da parte della Bce di bond dei paesi in difficolta’ (Italia e Spagna in testa). Un tipico “QE – quantitative easing” in stile Federal Reserve. In seguito eventualmente anche se appare improbabile visto l’atteggiamente della Germania, Draghi passerebbe allo stampaggio “pesante” di moneta e all’emissione di euro-bond, garantite chissa’ dalla modifica dei trattati Ue il prossimo 8 dicembre.

Ma torniamo all’articolo del Telegraph. “Mentre il governo italiano fa fatica a trovare credito e la Spagna sta considerando di chiedere un salvataggio internazionale – scrive il Telegraph – alcuni ministri del governo britannico in privato hanno dato l’allarme sul fatto che un collasso dell’euro, un tempo quasi impensabile, e’ adesso plausibile”.

Recenti istruzioni del Foreign e Commonwealth Office alle ambasciate e consolati del Regno Unito nell’eurozona richiedono piani di emergenza in caso di “scenari estremi” comprese rivolte e proteste a livello popolare. I diplomatici inglesi si stanno preparando ad aiutare i britannici all’estero in caso di un collasso bancario e persino sommosse derivanti dalla crisi del debito. Il Tesoro inglese ha confermato all’inizio di questo mese che la pianificazione di emergenza per un eventuale crack dell’eurozona è in corso. Un ministro senior ha rivelato il grado di preoccupazione del governo, dicendo che la Gran Bretagna sta preparandosi e che un crollo dell’euro è ormai solo questione di tempo. “E’ nel nostro interesse che si continui a rinviare perché questo ci dà più tempo per prepararci”, ha confermato il ministro al Daily Telegraph.

Secondo il quotidiano, “la Grecia ha gia’ vissuto diversi episodi di disordini e violenze di piazza, dopo che il governo ha impostato un duro piano di rientro dai suoi enormi debiti. I funzionari britannici pensano che scene simili non si possano escludere in altre nazioni Ue se l’euro crolla”.

“Alla diplomazia UK e’ stato anche detto di prepararsi ad aiutare decine di migliaia di cittadini britannici nei paesi della zona euro per le conseguenze di un collasso finanziario che non gli darebbe la possibilita’ di accedere a conti bancari o anche prelevare contanti”.

Ad alimentare le paure dei mercati finanziari per l’euro, sono le notizie secondo cui a Madrid ieri che il nuovo governo Partito Popolare potrebbe cercare un bail-out (salvataggio) sia dal fondo europeo di salvataggio dell’Unione europea o dal Fondo Monetario Internazionale.

Secondo l’Economist, questo situazione non può andare avanti per molto più tempo. Senza un drastico cambiamento di mentalita’ da parte della BCE e dei leader europei, la moneta unica potrebbe collassare nel giro di poche settimane. Qualsiasi evento possibile, dal fallimento di una grande banca alla caduta di un governo al flop di altre aste di bond, potrebbe causare la sua fine. “Nell’ultima settimana di gennaio – nota il settimanale inglese – l’Italia deve rifinanziare più di € 30 miliardi ($40 miliardi) di titoli di stato in scandeza. Se i mercati non comprano i Btp, e la BCE si rifiuta di andare in aiuto del Tesoro italiano, il terzo più grande debitore sovrano del mondo potrebbe essere spinto in default”.

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