Ma cos’è e chi vuole la patrimoniale?

Scritto il alle 10:55 da carloscalzotto@finanza

Da oltreconfine l’imposta viene invocata, mentre nel nostro Paese sono soprattutto i tecnici a vederla di buon occhio.
Ma i critici sostengono che finirebbe per gravare solo sul ceto medio-alto e non sui grandi ricchi.
Ecco cosa si dice su questa imposta.
Quello sulla tassa patrimoniale è un tema caldo, non c’è che dire. Ogni volta che spunta questa fatidica parolina in Italia si accende il dibattito e il
clima si surriscalda. È inciampato sulla patrimoniale pure l’ormai ex candidato ministro dell’Economia Fabrizio Barca che, pensando di parlare al telefono con il leader di Sel Nichi Vendola, si è lasciato andare a quest’affermazione: “Questo è il modo di forzare, di scegliere, di discutere. Non una volta chiedendomi: ma se lo fai cosa fai? Se io dico che voglio fare una patrimoniale da 400 miliardi di euro, cosa che secondo me va fatta, tu cosa rispondi? Mi dici che va bene?”.
Peccato che dall’altra parte non c’era l’amico Vendola, ma un imitatore del programma radiofonico La Zanzara. È così che Barca – esponente Pd e ministro per la Coesione territoriale durante il governo Monti – è uscito di scena, forse più per aver pronunciato la parola “patrimoniale” che per aver espresso perplessità sul governo Renzi. Ma di patrimoniale in questi giorni si sta sentendo parlare di frequente, tanto nel nostro Paese quanto oltreconfine. La fatidica imposta, infatti, sembra non dispiacere al finanziare Davide Serra (uno dei consiglieri di Renzi), all’ad di Luxottica Andrea Guerra (fino a qualche giorno fa in lizza come ministro dello Sviluppo economico) e al numero uno dell’Eni Paolo Scaroni. Per non parlare del segretario Cgil Susanna Camusso, la quale ha affermato che è necessario tassare quello che si possiede, anziché quello che si dichiara.
Strizzatine d’occhio alla patrimoniale che hanno spinto il responsabile Economia del Partito democratico, Filippo Taddei, a far sapere che nei progetti di Renzi non c’è alcuna patrimoniale. Ma a quanto pare il premier in pectore molto avrebbe riflettuto su questa imposta, arrivando poi però alla conclusione che in Italia la patrimoniale finirebbe per colpire i risparmiatori medi, visto che i grandi capitali sono all’estero. Meglio colpire le rendite finanziarie.
Ma se Barca, Serra, Guerra e Scaroni si sono detti favorevoli alla patrimoniale, il leader del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano ha pronunciato il suo “no”. Dopo le consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi, Alfano ha affermato: “Non si parli poi di patrimoniale”. Sottolineando: “Se si ha in mente di fare la patrimoniale, il Nuovo Centrodestra non è disponibile”.

Da oltreconfine però arrivano segnali di altro tipo. Intervistato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine, il governatore della Bundesbank Jens Weidmann ha spiegato che a suo avviso la patrimoniale per i Paesi con problemi di debito pubblico e a rischio default sarebbe il male minore e la cosa da fare, prima di chiedere aiuto alla Banca centrale europea e agli altri Paesi. Un “suggerimento” – di fatto indirizzato tra le righe al nostro Paese – che segue quello di qualche settimana fa proprio della Bundesbank e quello di qualche mese fa del Fondo monetario internazionale e che potrebbe precedere quello della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente francese François Hollande, che potrebbero spingere i cosiddetti Piigs a mettere una tassa patrimoniale una tantum.
Ma a cosa ci si riferisce quando si parla di patrimoniale? A un qualunque tipo di imposta calcolata sul patrimonio del contribuente. Tra le forme di patrimoniale che abbiamo avuto fino ad oggi in Italia, possiamo ricordare il prelievo forzoso del sei per mille su tutti i conti correnti bancari disposto nel 1992 dal governo Amato; l’Ici; la tassa di successione. Mentre la tassazione sulle rendite finanziarie tecnicamente non è una patrimoniale, ma un’imposta sulla creazione di ricchezza. source
La patrimoniale, su cui i governi hanno sempre ragionato molto, costituisce per i tecnici la soluzione per abbattere in modo rapido il debito italiano e ridurre le tasse sul lavoro. Ma le critiche che vengono mosse nei confronti di questo tipo di imposta fanno riferimento al fatto che, colpendo il patrimonio visibile, si finisce per gravare soprattutto sul ceto medio-alto e non tanto sui grandi ricchi, che spostano i loro beni altrove.

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