Banche italiane: Credit Suisse è pessimista

Scritto il alle 10:34 da carloscalzotto@finanza

Gli analisti tagliano le stime di utili sul 2013-15 del 34% circa. Ad essere particolarmente penalizzata da questa revisione è Mps.

Non c’è pace per le banche italiane alla vigila della nuova tornata di trimestrali. Il via alle danze lo dà Unicredit il prossimo 11 maggio, anche se poi la maggior parte degli istituti si concentra tra il 13 (Ubi, Carige, Pop. Spoleto) e il 14 maggio (Mps, Bper,Bpm, Banco Popolare, Pop. Sondrio, Intesa SanPaolo). Nel frattempo tuttavia Credit Suisse ha preso in mano l’accetta e tagliato stime e target sui maggiori istituti di credito del Paese in un corposo report dall’inequivocabile titolo: banche italiane senza direzione, né a livello macro né in termini di redditività. Non devono essere infatti sottovalutati né l’incertezza politica, né la pioggia di risultati deludenti sull’ultimo trimestre 2012 e neppure gli incubi sorti tra gli italiani a seguito del prelievo forzoso sui conti correnti ciprioti. «Complessivamente la nostra visione sul settore è decisamente più negativa rispetto ad inizio anno. E ciascuno dei tre elementi sopramenzionati può portare a ulteriori conseguenze», scrive il broker che, in assenza di catalyst e di accettabili ritorni prevedibili, consiglia cautela sui titoli italiani. Più in particolare Credit Suisse ha spuntato i target su  Mps (underperform) a 0,13 dai precedenti 0,2 euro, su Unicredit (neutral) a 3,82 euro dai precedenti 4,10 euro e su Intesa Sanpaolo (outperform) a 1,64 dai precedenti 1,7 euro. Al contrario il broker ritocca all’insù il target su Ubi (underperfom) a 2,9 euro dai precedenti 3 euro.

UN CAMMINO INTERROTTO. I tassi di interesse rasoterra, la prolungata recessione a livello macroeconomico e i non performing loans (crediti a rischio) ben lontani da un livello di stabilizzazione, continuano a impedire il miglioramento in termini di redditività. «I tori sul mercato italiano consigliano di acquistare oggi a prezzi scontati, puntando su uno scenario di normalizzazione degli utili futuro», spiega Credit Suisse che tuttavia ribadisce di preferire un atteggiamento più cauto non credendo che vi sia all’orizzonte una rapida ripresa della redditività, tanto più che i dati relativi all’ultimo trimestre dell’anno hanno dimostrato che vi è un problema strutturale di qualità degli asset e che il 2013 sarà un altro anno di transizione, e non come da molti sperato il punto di svolta. Su queste basi Credit Suisse prende in mano le forbici e taglia complessivamente le stime di utili sul 2013-15 del 34% circa. Ad essere particolarmente penalizzata da questa revisione al ribasso delle stime è Monte dei Paschi, che a giudizio del broker, non vedrà utili fino al 2015 (attesi 279 milioni rispetti alle precedenti stime di 322. Nello studio precedente tuttavia il ritorno al nero era atteso già per l’anno in corso).

Ma il 2013 mieterà molte vittime: Unicredit stando alle stime di Credit Suisse vedrà i propri utili annullarsi o quasi (116 milioni rispetto alle stime di 1,24 miliardi), Intesa li dimezzerà (660 milioni dalle iniziali attese di 1,44 miliardi) e  Ubi che  chiuderà il 2013 in rosso (la perdita a è prevista a 46 milioni di euro rispetto a una precedente stima di utile a 141 milioni).

QUALITA’ DEL CREDITO NEL MIRINO. Uno dei maggiori punti interrogativi da cui dipende l’invito alla cautela di Credit Suisse è relativo ai non performing loans che, in tutte le numerose varianti previste dalla regolamentazione italiana (dai crediti incagliati, alle sofferenze) non arrestano il loro trend di crescita.  Anche l’Ocse, da Parigi, ha evidenziato il problema. Attualmente, «secondo gli indici di bilancio, le banche italiane registrano in media un indebitamento inferiore ai loro omologhi europei. Tuttavia, con il persistere della recessione, il livello già elevato di crediti in sofferenza è in aumento e rimane un’importante fonte di preoccupazione», commenta l’organizzazione internazionale. Credit Suisse sottolinea poi come a livello di aggregato le sofferenze siano aumentate del 15% in un anno (complessivamente i Npl sono balzati in alto del 29%). source

Nessuna impennata ma certo è che, dalle tabelle riportate dal broker, emerge ben chiaro una crescita costante trimestre su trimestre. Il che non è certo di buon auspicio. E, per la banca d’affari non si avrà una stabilizzazione prima del 2014, anche se in realtà la visibilità in merito è piuttosto limitata.

LA SICUREZZA DEL CAPITALE. Il giudizio potrebbe essere ben più severo se come spiega Credit Suisse, non fosse stata dimostrata sul campo, dagli istituti di credito del Bel Paese, la solidità patrimoniale e la capacità di finanziamento. Con la sola eccezione di Rocca Salimbeni. Credit Suisse non nasconde che la stabilità nei finanziamenti, in gran parte connessa ai risparmi retail, potrebbe esser emessa a rischio dall’eventuale riaccendersi dei dibattiti intorno al discusso salvataggio di Cipro. Anche se al momento si tratta di una ipotesi ritenuta dagli esperti della banca d’affari poco probabile. Un rischio più concreto potrebbe invece derivare da una impennata dei crediti a rischio che renderebbe necessario un aumento delle coperture. Il broker ha calcolato la sensibilità dei ratio sul capitale ai livelli di copertura dei non performing loans e ha concluso che «ogni aumento di un punto percentuale nelle coperture, si traduce in un impatto di 20 punti base sui capital ratio». In poche parole Unicredit e Intesa continuerebbero a mantenere un core capital superiore al 10% anche dopo un aumento di cinque punti delle coperture sugli Npl (rispettivamente al 48 e al 53%), Ubi scenderebbe al 9,9% (con una copertura al 32%), Monte dei Paschi crollerebbe al 7,5% (con una copertura al 47%).

GLI ALTRI BROKER. Exane preferisce gli istituti a media capitalizzazione come Bper (top pick  a 8,3 euro), BP (outperform a 1,65 euro) e Bpm (outperform a  0,65 euro). Giudizio neutrale su Credem (a 4,65 euro), Intesa SanPaolo (a 1,4 euro) e Ubi (a 3,5 euro).

La banca d’affari sconsiglia infine Unicredit (a 3,3 euro) per la bassa redditività e Mps (a 0,1 euro) che non vedrà dividendi fino al 2019. Berenberg recentemente ha consigliato di vendere sia Unicredit (a 2,5 euro) che Intesa (a 1 euro).

SocGen è neutrale su Intesa (a 1,4 euro) e consiglia di vendere Piazza Cordusio (a 3,6 euro). Consenso positivo praticamente unanime infine su Pop. Milano (con target fino agli 0,7 euro di Mediobanca), ma per motivi prettamente speculativi e legati al processo di trasformazione in spa.

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